• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Una ronda non fa sicurezza

Una ronda non fa sicurezza

Senza dilungarmi troppo vorrei fare qualche considerazione su un tema che sta ponendosi in questi giorni, tanto in Parlamento quanto sui mezzi d’informazione.

 

Due parole sulle cosiddette “ronde”.

Appellativo gramo fin dalla sua nascita, che si presta facilmente alla rimembranza di un periodo storico che inquieta e imbarazza gl’italiani, in realtà più per la facilità con la quale si son mostrati lesti a rinnegare un’idea che per una vera e propria critica articolata del Ventennio. E ora, come se non bastasse, a questo scomodo vocabolo vanno a sovrapporsi le immagini, al limite della caricatura, d’un manipolo di macchiette grigiovestite. Non sia mai che, al minimo riaffacciarsi di ogni cosa che somiglia a un’aquila e a un alloro, la psicosi debba farsi attendere: son tornati i fascisti, marceranno su Roma, mano ai fucili! E, come sempre, si perde di vista il nocciolo della questione.

Se questa associazione sia contraria alla Costituzione saranno i tribunali a deciderlo, sulla base del fascistissimo articolo 4 della “legge Scelba”. Un appunto preliminare andrebbe però fatto: non risulta che i membri di un partito rivoluzionario siano mai stati costretti dal partito stesso a giurare sulla Costituzione dello Stato che intenderebbero sovvertire.

Tentiamo quindi di affrancarci da questo specchietto per le allodole e di affrontare il fulcro del discorso, e l’elemento scatenante di questo rigurgito di protagonismo: il provvedimento sull’istituzionalizzazione delle “ronde” contenuto nel “pacchetto sicurezza”.

Come al solito, credo sia utile procedere in maniera rigorosamente logica.

Innanzitutto, quindi: qual’è l’obiettivo dichiarato di questa misura? Sembrerebbe quello di aumentare la sicurezza facendo partecipare i cittadini al controllo del territorio. Se il primo è un obiettivo generalmente condiviso, il secondo solleva qualche perplessità. Personalmente non credo ci sia nulla di male nel fatto che un cittadino decida di contribuire al mantenimento della sicurezza nella sua zona, ovviamente solo e soltanto laddove questo impegno sia esercitato nello stretto rispetto della legge: è libertà del singolo utilizzare il proprio tempo come più lo aggrada, e che decida di passarlo girando per le strade con indosso una pettorina catarifrangente o davanti alla televisione, finché la sua attività non è contraria alle leggi dello Stato non c’è motivo di impedirglielo. In questo senso, il ddl sulle “ronde” non attribuisce alcun diritto ulteriore ai membri di queste associazioni volontarie. Che si condivida o meno la partecipazione dei cittadini al “controllo del territorio”, dunque, il “pacchetto sicurezza” non ne riduce né ne aumenta l’esercizio. Le questioni da porsi sarebbero altre, e cioè se non vi siano ambiti più proficui e costruttivi da aprire alla partecipazione diretta e, specialmente, perché questa partecipazione parrebbe così necessaria proprio in materia di sicurezza: forse la polizia non riesce a garantirla efficacemente?

Entriamo quindi nel merito del primo interrogativo che ci eravamo posti: le “ronde” contribuiranno ad aumentare la sicurezza? Secondo le associazioni più competenti in materia, ovvero i sindacati di carabinieri e polizia, la risposta è unanime: le “ronde” sarebbero impraticabili, da una parte perché non farebbero che aumentare le tensioni già presenti sul territorio (costringendo quindi le forze dell’ordine a fare “da balie” ai volontari) , dall’altra perché, specialmente nel meridione, “affidando a sindaci in odor di mafia i poteri di gestire le ronde, si rischia che i volontari siano gestiti da coloro che, in teoria, dovrebbero contribuire a combattere". Entrambe queste obiezioni mi sembrano sensate, e il fatto che vengano da degli “addetti ai lavori” dovrebbe far sì che la politica si fermi quantomeno a riflettere: non si capisce infatti per quale misterioso motivo i carabinieri e la polizia dovrebbero schierarsi contro un provvedimento, se questo dovesse effettivamente facilitare il loro mestiere.

Ma mi permetto di sollevare un’altra domanda: se il compito dei volontari si limita alla comunicazione dei reati alle forze dell’ordine, come si può pretendere che queste ultime facciano fronte a questo (presumibile) aumento delle segnalazioni, se parallelamente si tagliano loro i fondi? La finanziaria 2009, in effetti, riduce di 3,5 miliardi il budget destinato alla Polizia di Stato, e non passa giorno senza che i sindacati di polizia e carabinieri lamentino una gravissima insufficienza di mezzi: alle forze dell’ordine mancano soldi per stipendi, benzina, e proiettili. V’è quindi una incompatibilità logica manifesta tra la progressiva riduzione della capacità d’azione di polizia e carabinieri e la pretesa di istituire delle associazioni che hanno come obiettivo l’aumento delle segnalazioni a questi stessi corpi.

Non è difficile prevedere quale sarà la conseguenza di un servizio di “ronde” non coadiuvato da un efficiente servizio di polizia: data l’incapacità pratica da parte di quest’ultimo a evadere con successo tutte le segnalazioni (quante delle quali giustificate da una effettiva presenza di reato?), cosa tratterrà i volontari dal voler estendere le proprie prerogative?

Per concludere, la questione è paradossale: in un paese nel quale le forze di polizia fossero efficienti, l’idea potrebbe rivelarsi innocua, ma perderebbe di senso, mentre in situazione di inefficienza delle forze dell’ordine una tale misura (che di primo acchito sembrerebbe colmare la lacuna) sarebbe non solo logicamente inutile, ma anche deleteria per la sicurezza pubblica.

Si pensi quindi innanzitutto a mettere carabinieri e polizia nella condizione di poter lavorare, e si vedrà che le “ronde” non saranno più necessarie. Con buona pace di vigilantes vestiti da militari, idraulici o pagliacci.

La mancanza di tempo e spazio mi impedisce di discutere il secondo ddl chiave proposto dal governo in tema di sicurezza (anche se qualcuno ha tentato di camuffarlo da provvedimento sulla privacy): il ddl sulle intercettazioni.

Mi trovo quindi costretto a rimandare questa analisi, dedicandole in futuro un articolo a sé.

Commenti all'articolo

  • Di Luca (---.---.---.135) 17 giugno 2009 14:17

    Le strutture "pubbliche" di polizia, carabinieri, ecc. rispondono al governo. Le ronde private ai partiti o gruppi di interesse che le finanzieranno. Questa è secondo me il vero obbiettivo: creare milizie semiarmate (o pronte da armare), addestrate (ex militari o poliziotti) radicate sul territorio, per contrastare militarmente il governo centrale nel caso in cui alcuni partiti finiscano in minoranza. Che sono quelli che si stanno attrezzando (o "armando" in senso lato) e che stanno sostenendo queste aberrazioni squadriste.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares