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Una bella Piazza Navona, solo un po’ “sporcata”.


I media l’hanno ribattezzata “No-Cav Day” e molti commentatori hanno ripreso questa definizione: un primo effetto domino informativo che, per (ir)responsabilità giornalistica, ne ha già fatto oggetto di un sensazionalismo di rete.

E così che occorre fare un po’ di chiarezza su quella che con un flusso variegato di commenti è oramai e-leggibile come manifestazione a due piazze, anche se di Piazza Navona a Roma e di manifestazione di cui si parla, ve n’è in realtà una sola.

Ora che si ha modo di farlo ed in prima persona, abbandonando l’abituale affidarsi (e non fidarsi) ai racconti romanzati dei grandi media.

Ho partecipato alla manifestazione dell’8 luglio indetta dalla rivista Micromega e che ha visto tra gli organizzatori e promotori il suo direttore Paolo Flores D’Arcais, il senatore del Pd Furio Colombo, i deputati dell’Idv Francesco Pardi e Antonio Di Pietro e a cui hanno aderito diversi partiti politici (Italia dei Valori, sempre più unica opposizione in Parlamento, poi Sinistra Democratica, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani) e loro singoli esponenti e sostenitori, (tra cui il Pd) movimenti come quello dei girotondi, intellettuali e comici.

Una manifestazione non solo politico-partitica come qualcuno vorrebbe far credere per scopi strumentali ma una piazza eterogenea di condivisione dei princìpi della legalità, della legge uguale per tutti, generale e astratta, come dovrebbe essere. Un moto d’indignazione verso le iniziative del Governo Berlusconi in materia di giustizia.

Ho partecipato in quanto provo ad essere, riuscendovi in parte, un cittadino attivo ed informato. Per questo credo che leggi come la cosiddetta “blocca-processi” (oggi emendata in quanto non più necessaria a Berlusconi grazie al rapido passaggio del lodo Alfano approvato alla Camera) contenuta nel pacchetto sicurezza (che contiene anche la norma sulle impronte ai Rom bocciata dal Parlamento europeo in quanto misura xenofoba su base etnica, contraria ai diritti fondamentali dell’uomo) e il cosiddetto “lodo Alfano” (lo scudo per le alte cariche dello Stato) siano dannose per il Paese. Se consideriamo siano proposte dal Governo presieduto da Silvio Berlusconi, il quale riveste un’alta carica istituzionale per cui chiede impunità ed è imputato in un processo di cui vuole il congelamento, trascinandone altri riguardanti “reati minori” (classificazione discutibile) allora il dovere del senso civico e morale e il principio del rispetto della legalità, le due questioni cruciali e problematiche del nostro Paese, sostengono il peso e rovesciano la critica di definizioni giornalistiche erronee sui manifestanti come semplicisticamente “anti-berlusconiani” e “giustizialisti”.

La manifestazione di Roma non è stata un insuccesso; è riuscita e di successo, con alcune fuoriuscite che l’hanno sporcata ma non scalfita nella sua pienezza. Se i grandi media non lo fanno, è opportuno che che vi abbia partecipato faccia opportune precisazioni. Fare di tutta l’erba un fascio, come fanno i più importanti quotidiani ed editorialisti distorcendo l’informazione complessiva, non serve che a riempire colonne e a disconoscere la bontà di un veritiero giudizio.

E’ opinione personale che vi siano state delle sforature inopportune, sbagliate e da stigmatizzare nel linguaggio colorito in eccesso, volgare turpiloquio per nulla costruttivo quello della Guzzanti. Fuori luogo ed inutilmente ingiuriose le sue parole contro il Papa e gratuitamente offensive e diffamatorie, basate su supposizioni, quelle contro la Carfagna. Ciò che forse è più sfuggito, è il loro impianto sessista, omofobico, misogino e irrispettoso verso l’amore gay. Bene hanno fatto alcuni, come Colombo e Di Pietro e parte della piazza tra cui il sottoscritto, a prendere le distanze e a dissociarsi non dalla piazza nella sua essenza come chiesto esageratamente e in maniera lofta e contraddittoria da Veltroni (alcuni vessilli e sostenitori del Partito Democratico erano in piazza) ma dalle affermazioni dell’attrice comica, che peraltro ha ammesso di aver votato Pd alle ultime elezioni. 

Per quanto riguarda l’altro principale accusato, Grillo, ho ascoltato in maniera un po’ distratta il suo intervento telefonico ma, riascoltando il discorso integrale, non ho trovato elementi che possano essere considerati, al di là della nota vena satirica e dissacrante del comico genovese, come vilipendio. Mentre alcuni giornali hanno accompagnato tale accusa al termine “attacco” nei confronti del Capo dello Stato, a mio parere si può più considerare come diritto di critica. Ha soprannominato “Morfeo”, come in precedenti occasioni, il Capo dello Stato, ma conosciamo l’ars satirica di Grillo di attribuire un soprannome ai personaggi pubblici/politici. Ha detto che altri ex Presidenti della Repubblica non avrebbero firmato certe leggi; è un’opinione, nel diritto di critica.

Le sbavature dunque, quelle che secondo il pioniere girotondino Moretti hanno sporcato la manifestazione, ne rappresentano solo una piccola parte, quella di un’attrice comica. Penosa e controproducente la sua difesa attraverso la lettera di oggi al Corriere e quella del padre, parlamentare di Forza Italia, che ha parlato di velleità da politico della figlia Sabina (!) Più che difenderla, in realtà l’affonda.

Altri interventi ed altri temi invece, che in questi giorni sono passati in secondo piano in quanto meno attrattivi agli occhi dell’informazione caciarona, scandalistica e superficiale, sono da ritenere motivi e contenuti validi nella sostanza e convinzione della partecipazione. Di una loro corretta lettura e conoscenza non dobbiamo dimenticare. Il discorso di Di Pietro; quello di Travaglio, sostanzialmente condivisibile e apprezzato anche nel suo consueto taglio caustico; l’intervento in collegamento telefonico di Rita Borsellino; le “poesie incivili” di Andrea Camilleri ed altri. Ed altre parole appassionate che riporto qui:

Moni Ovadia: “Se lasci lo strumento per un giorno, lui ti lascia per una settimana e lo stesso vale per la democrazia”. È stato un errore, ammette Ovadia, “non aver protestato abbastanza contro il porcellum, aver accettato la logica dei ragazzi di Salò: abbiamo il dovere di una mobilitazione permanente, la nostra opposizione deve essere ferma, adamantina, inequivocabile”.

Il Prof. Francesco “Pancho” Pardi, che ha lanciato un appello perché Berlusconi non diventi Presidente della Repubblica: “Chi ha già provato a sfregiare la Costituzione non potrà diventarne il custode, chi è uscito dai processi di magistratura solo perché ha fatto delle leggi a proprio favore non può diventare presidente del Csm, chi si è vantato di spregiare il 25 aprile non potrà diventare Presidente della Repubblica che è nata dalla Resistenza. Ci aspetta una dura campagna, lunga cinque anni. E noi saremo pronti, schierati, per combattere questo nuovo fascismo, per difendere la Costituzione repubblicana, per difendere la legalità e la giustizia. I “Nuovi Resistenti” siamo noi”.

 

Alcune precisazioni in favore di una corretta informazione:

 

- La manifestazione non era “dell’Italia dei Valori” o “di Di Pietro” ma indetta da Micromega, Paolo Flores D’Arcais, Pancho Pardi, Furio Colombo, Antonio Di Pietro e co-promossa dall’Idv.

 

- Hanno aderito personaggi della cultura e dello spettacolo, partiti politici, (Italia dei Valori, Sinistra Democratica, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani) singoli esponenti parlamentari ed extra-parlamentari, movimenti d’opinione, singoli cittadini. E’ stata una manifestazione mista, non una manifestazione esclusivamente politica.

 

- Antonio Di Pietro non si è dissociato “dalla piazza” ma dalle parole della Guzzanti.

 

- Erano presenti aderenti, vessilli e esponenti del Partito Democratico, evidentemente in contrasto con Veltroni.

 

- La manifestazione si è definita contro le “leggi vergogna” e non “No-Cav Day” come riportato da giornali e ripreso da tanti blogger. Le leggi vergogna sono iniziative del Governo Berlusconi, dunque è chiaro che non vi sia simpatia per Berlusconi ma non la facciamo così facile, bisogna essere più precisi. 

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