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Umbria-gate: come l’inchiesta della Magistratura ferma un movimento

La Pm Comodi, prima della sentenza: “so che nessuno è mai stato condannato per essere membro della Federazione Anarchica Informale, sono certa che questa sarà la prima volta”

Da un po' di tempo si parla tanto della regione Lombardia come epicentro della 'ndrangheta. Vuoi per questioni politiche, vuoi perché ne ha parlato Saviano in una trasmissione con ben dieci milioni di telespettatori, si parla ben poco della "regione verde", dell'isola felice chiamata Umbria.

Ne ho parlato a lungo, ma visto il periodo ove vige una forte presa di posizione di difesa senza se e senza ma della Magistratura, noi stiamo perdendo quell'obiettività e onestà intellettuale che serve per poter garantire quello Stato di Diritto sempre più utopico nel nostro "Bel Paese".

L'Umbria, tramite numerose indagini dei NAOS di Perugia, è risultata una regione colonizzata dalle mafie, e soprattutto dalla 'ndrangheta. E riciclano il denaro tramite i settori dell'edilizia e dello smaltimento dei rifiuti.

Ad esempio, grazie alla riapertura del processo per fare finalmente giustizia all'omicidio di Mauro Rostagno, grande persona di Lotta Continua che si dedicò, da giornalista senza tesserino (esattamente come Peppino Impastato, anch'egli di Lotta Continua) nella lotta alla mafia, emerse il racconto del mafioso Sinacori.

Egli dichiarò che i rifiuti ospedalieri partivano da Trapani, e come ascoltato dai racconti di don Ciccio «u muraturi», le cosche li smaltivano proprio in Umbria. E purtroppo ancora oggi accade che le mafie utilizzano questa regione considerata, si fa per dire, verde.

Lo veniamo a sapere grazie ad un'inchiesta condotta nel 2008 che smantellò la famosa banda degli ex pentiti capeggiata dal boss Salvatore Menzo. Una banda dove ogni componente apparteneva alle tre principali mafie: la 'ndrangheta, la mafia e la sacra corona unita.

E non a caso scelsero come base proprio Perugia, la capitale delle logge massoniche che fanno affari con la 'ndrangheta. Corre voce, ad esempio, che molti ragazzi che frequentano facoltà come medicina o giurisprudenza, vengono avvicinati e fatti iscrivere a logge massoniche calabresi.

L'Umbria è talmente strozzata dalla 'ndrangheta che addirittura la Conferscenti è stata costretta a redigere un corposo Dossier dove denuncia questa situazione. Insostenibile situazione anche per le numerosi imprese edili che spuntano come funghi e casualmente tutte calabresi o campane. Una regione praticamente cementificata.

Ma può accadere che una certa parte della società civile si svegli e cominci ad organizzarsi per protestare contro costruzioni selvagge che rovinano l'ambiente e modificano città storiche come Spoleto.

E' accaduto nel 2008. Un anno maledetto perché in Italia avvenne di tutto. Compresa la morte di Niki Aprile Gatti.

Era una notte di sabato quando Michele Fabiani, un giovane spoletino di appena 20 anni si spaventò a morte. Era in casa a dormire quando all'improvviso un forte frastuono lo svegliò. Rumori di elicotteri, cani che abbaiavano e soprattutto decine di uomini con il passamontagna e mitra che gli intimidivano di aprire.

Michele è un ragazzo di quelli che credono in una società alternativa, ove non c'è bisogno delle carceri, ove il denaro non deve esistere, e quindi l'abolizione del maledetto capitale. E soprattutto crede nel superamento dello Stato. Insomma è un convinto anarchico.

Michele è stato arrestato quella notte nel corso di una operazione dei ROS dell'arma dei carabinieri: l'operazione Brushwood. Tra l'altro capeggiata dal condannato Ganzer.

Oltre la spettacolarità del nome, che Brushwood sta a significare in realtà boscaglia, l'operazione in sé è stata spettacolare per i mezzi impegnati: sono stati impegnati 108 uomini armati fino ai denti, alcuni nascosti da passamontagna e giubbotti antiproiettili, e con l'appoggio di ben otto elicotteri.



Un operazione costata allo Stato ben sessantacinquemila euro. E immaginate lo stupore dei cittadini di Spoleto nel vedere questo esercito all'azione. Anche loro si erano resi conto che c'era qualcosa di veramente esagerato.

Oltre a Michele vennero arrestati altri quattro ragazzi: rispettivamente Andrea Di Nucci, Fabrizio Reali, Dario Polinomi e Damiano Corrias. Secondo i ROS i cinque ragazzi di Spoleto sarebbero una cellula anarco insurrezionalista e sarebbero stati i mittenti di una busta con due proiettili diretta alla governatrice dell'Umbria, Rita Lorenzetti.

Inoltre Michele è stato arrestato anche grazie all'articolo 270 bis, una legge scritta dal ministro Rocco, all'epoca del fascismo, che prevede l'arresto di qualcuno per le sue idee in base al pericolo presunto di eversione.

I carabinieri gli hanno dato perfino un nome: COOP-FAI. Che sarebbe l'acronimo di "Contro ogni ordine pubblico, federazione anarchica informale". Esatto, care teste di capra, la storia come al solito si ripete ancora. E anche nel 2008 si annusa ancora la caccia agli anarchici, e il mio pensiero non può non andare al povero Pinelli, colui che per "sbaglio" cadde dalla finestra della questura e morì.

In realtà non erano tutti anarchici e alcuni di loro nemmeno si conoscevano. C'è Andrea, un ragazzo normalissimo, uno di quelli che ama la discoteca, la politica non sa nemmeno cosa sia, e addirittura alla domanda dei carabinieri: "Mi dica cosa sai della COOP!". Lui con un ingenuità rispose :"Non so, ma è un supermercato?".

Andrea era semplicemente amico intimo del "capo eco terrorista" Michele.

Questi ragazzi finirono in prigione, Michele Fabiani ha trascorso ben nove mesi di carcere, bene due di isolamento e il resto nel carcere duro di Perugia. Anche per gli altri ragazzi è toccata più o meno la stessa sorte.

Anzi no. C'è stato un fatto ancora più sconvolgente!

Fabrizio Reali non è stato nemmeno rinviato a giudizio, il pm non aveva le prove per chiederlo al GIP, però non lo ha nemmeno archiviato. In questo limbo Fabrizio è morto lo scorso 23 giugno! Senza un processo in cui dimostrare di essere innocente e senza una totale assoluzione, senza una parola di scuse né un euro di risarcimento.

Qualche giorno fa l'11 Maggio del 2011 la Corte d'Assisi di Terni ha emesso la sentenza (ricordiamo che è ancora di primo grado) unica al mondo che crea un precedente pericoloso: 3 anni e 8 mesi Michele Fabiani e 2 anni e 6 Andrea Dinucci per un reato, l’associazione sovversiva con finalità di terrorismo, che ne prevede minimo 7 massimo 15. La metà del minimo della pena se si considera che ne erano stati chiesti 9 dalla Pm Comodi.

La gravità della condanna sta nel fatto che si tratta di una presunta associazione composta da soli due membri: il "capo" Michele Fabiani e il "vicecapo" Andrea Di Nucci. Nulla importa che in una rivendicazione è stata trovata un’impronta che non è di nessuno degli imputati, oppure se si considera che Michele era in Puglia quando è partita la lettera di minacce alla Lorenzetti, all'epoca governatrice della regione Umbra.

Agli altri due ragazzi (assolti per non far parte di questa presunta cellula terroristica) Dario Polinori e Damiano Corrias, un anno a testa. Motivazione: aver fatto una scritta sui muri ove si ingiuriava contro l’ex sindaco Massimo Brunini e di un maresciallo dei carabinieri. Mi domando allora quante persone dovrebbero, secondo loro, meritare il carcere per delle scritte sui muri.

Sono precedenti pericolosissimi.

Una associazione terroristica composta da due persone, senza poi aver fatto nulla, senza contare che non esistono armi, non c'è nessun covo e nemmeno fonti di finanziamento: semplicemente non esistono.

Purtroppo in questo teatrino non c'è spazio per una seria analisi sull'uso del Potere della Magistratura.

Potere molto spesso utilizzato per troncare dei movimenti e soprattutto le "teste pensanti" che mettono in crisi questo "Stato di cose". Il messaggio politico è chiaro: fatevi i fatti vostri, e non avrete nessun problema.

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