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Ultime da Cagliari: combattere finché non ci saranno le armi

I ragazzi della protesta studentesca 2008 sono nudi, educati e pieni di buoni propositi. E non hanno nessuna possibilità di vincere – ma non è colpa loro.

 

È chiaro, non sono nudi in senso letterale, anzi, tutto sommato fanno ancora parte di una generazione benestante. Sono i figli dei baby boomers degli anni ’50-’60, e in molti casi i loro genitori hanno beneficiato dell’università di massa post ’68, dopo la contestazione hanno trovato un lavoro, e anche se adesso sono chiusi i cineclub, spesso si ritrovano nella stessa fila alla cassa in un centro commerciale. Già, perché nel frattempo, qualcosa è cambiato.

 

La scuola pubblica italiana, che ancora nel secondo dopo guerra garantiva un’istruzione fra le migliori al mondo, aveva intrapreso una progressiva discesa che l’ha portata, nell’autunno 2008, ad arrancare sul precipizio. La storia delle riforme della pubblica istruzione è una sequenza di nobili iniziative sulla carta, ma che hanno avuto un effetto inversamente proporzionale nella pratica.

I problemi dell’università (così come quelli delle elementari) al tempo della ministra Gelmini, sono però di una natura diversa rispetto al passato. Se prima i tentativi di intervento sulla scuola avevano comunque finalità strutturali e di cambiamento nella didattica, l’attuale decreto 133 ha prodotto uno scarto ulteriore e simmetrico: l’edificio della scuola pubblica va de-strutturato, smantellato, e la qualità della didattica non viene nemmeno presa in considerazione.

I tagli sostanziali ai già miseri finanziamenti degli atenei pubblici – che verranno privatizzati, sul modello dei grandi college americani, nonostante le scarse analogie tra USA e Italia – avranno come conseguenza l’aumento indiscriminato delle tasse e l’abbassamento del potenziale numero di iscritti agli anni successivi. Dunque università meno frequentate – ma, attenzione – non solo dagli studenti. Il blocco del turnover nell’assunzione di nuovi ricercatori, associato all’ulteriore taglio di finanziamenti, porterà al decadimento di intere branche di studio e dunque anche alla riduzione dell’offerta disciplinare accademica. Perché, quindi, tali provvedimenti? Soldi. Le motivazioni sono esclusivamente economiche. La recessione globale e la finanziaria nazionale attingono fondi per risanare il bilancio direttamente dall’unica istituzione deputata al futuro dell’Italia: la scuola pubblica. Quale futuro aspetta gli studenti del 2008?

Sono nudi, perché non hanno più alle spalle un’ideologia politica (comunista o democristiana che fosse), sono nudi perché la Chiesa da tempo si occupa di tutto tranne che di religione, nudi perché li aspetta un futuro peggiore del passato dei loro genitori: studieranno anni (laurea, specialistica, dottorati, master), invieranno centinaia di CV, accetteranno lavori di tre mesi sottopagati senza copertura assicurativa, non riusciranno a sposarsi e ad avere figli prima dei quaranta, passeranno la vita a pagare il mutuo della casa, e dopo non avranno nemmeno una pensione.

Gli studenti del 2008 sono nudi, educati e pieni di buoni propositi. Vogliono informarsi, coinvolgere genitori e professori, avere un confronto. Chiedono di far sentire la loro voce. Sanno che i media e l’opinione pubblica sono pronti ad inveire contro: “bamboccioni, fannulloni che okkupano perché non hanno voglia di studiare..” – parole già troppe volte sentite. Parole senza senso, oggi, perché la società è cambiata. E un domani, per le “okkupazioni”, potrebbero mancare gli edifici stessi – di quella che una volta veniva chiamava Università, scuola pubblica, dove si iscrivevano tutti quelli che volevano disegnare una vita migliore.

I ragazzi della protesta studentesca 2008 non hanno nessuna possibilità di vincere, contro un governo che gode di tale maggioranza e appoggio mediatico, se tutta la società civile non si schiererà dalla loro parte. Ma in ogni caso, non hanno scelta: l’alternativa alla resistenza e la rinuncia a se stessi. Quando ti tolgono tutto, cos’altro ti resta?

Commenti all'articolo

  • Di M B (---.---.---.176) 30 ottobre 2008 11:20

    Bella domanda quella finale. Credo resti solo quella nudità che tanto bene hai descritto.
    Decreto approvato in senato e ripenso alle parole dette a Matrix dal ministro carfagna che, non me ne voglia per la minuscola, ma forse non conta poi tanto: potenzieremo il tempo pieno (coi tagli e il maestro unico?), aiuteremo le donne ad affrontare meglio la vita di madre lavoratrice con strutture adatte (la casa dei nonni e quella dei vicini?), baby sitting localizzato e professionalizzato (certo, le donne torneranno a far questo, ché tanto chi mai potrà continuare gli studi di questo passo?), potenziamento del part time bla bla bla (ché è meglio non infierire...)
    Poi accade l’ovvio, tutto e il contrario di tutto si fondono e diventano follia politica, la gente che ascolta non capisce chi parla, o almeno così si dice, le riforme vanno avanti senza tenere conto alcuno dell’opinione pubblica e, a qualche consiglio comunale, qualcuno, con fare sgusciante e decentrante, sottolinea sorridendo di trovare carino che i bambini delle elementari tornino ad indossare il grembiulino tra lo sbigottimento degli astanti presenti per trattare di tutt’altro problema.
    Siamo nudi e disarmati. Massacrateci pure.

  • Di andrea (---.---.---.211) 30 ottobre 2008 16:45

    Siamo allo sfascio. Non solo entrando nel dettaglio di una riforma che definisce una strana, opzionale possibilità di "privatizzazione" dell’università, che manda a casa migliaia di insegnanti, e incasina migliaia di famiglie (quelle degli insegnanti e quelle degli alunni); ma quello che sconcerta è il modo di discuterne (far finta di). Dici "state distruggendo la scuola" e rispondono: "vuoi mantenere gli sprechi che ci sono"; non sanno - fanno finta? - nemmeno quello di cui parlano, e poi senti Fede che intervista la gente per strada e sembra che la riforma in pratica sia solo il voto in condotta e i voti i decimi...
    io penso di aver voglia di piantar loro un chiodo in faccia e appenderci la giacca...

  • Di (---.---.---.69) 31 ottobre 2008 22:35

    l’università attuale va cambiata,non voluta com’è!Probabilmente oggigiorno è difficile capire esattamente cosa sarebbe giusto fare,perchè si dovrebbe capire il problema dalla radice,non dover semplicemente contestarne le punte. Mi chiedo quanti di quei ragazzi sulle piazze abbiano letto davvero le 140 pagine di decreto,perchè l’ Italia è esattamente quello che stiamo mostrando:un gregge...un gregge che si muove in base alle correnti...al motto di "Berlusconi vaffanculo"..o semplicemente convocando studenti e docenti in aulee magne,e leggendo la lettera al presidente della Rep. con il chewingum in bocca,e sbagliando ancora i congiuntivi,proprio in quei luoghi dove veniva dispensata la cultura,con o senza tagli,e dove già dalle elementari con o senza il maestro unico,ti veniva insegnato che non è educazione masticare una gomma davanti al docente,ed i verbi dovevi impararli alla nausea!
    Ma l’Italia di oggi è questa,quella dei ragazzi che "studiano" e vengono mantenuti fino ai 30..perchè loro rivendicano il diritto da studente,e spesso li vedi nelle scale dell’università ore..giorni..anni..i ragazzi saggi...quelli che oggi non toccano più un mattone,non sanno usare una chiave inglese,quelli che cercano il lavoro serio,forse dentro un ufficio di una grande holding,e che si riuniscono il martedì alle feste della birra..con i soldini spediti da mamma!
    E i docenti?Quali docenti!?Scusate "Ricercatori Prego"!!Perchè docenti con cattedra oggi non c’è ne sono,ma i ricercatori non si sa per quale vana gloria professano lezioni quando gli pare,dato che non ci sono obblighi contrattuali,dunque "Ragazzi,l’esame è a gennaio,ma la lezione,bè quella non c’è fino a chissà quando.."..loro sono i ricercatorie i docenti?i docenti nn ci sono,anzi NON CI SON MAI STATI,e perchè non siete scesi in piazza due anni fa a dire VOGLIAMO I DOCENTI,CI STATE LEVANDO L’ISTRUZIONE!..no ragazzi..non si scende in piazza senza il gregge..non ci si informa proprio sui problemi delle università,e x anni si naviga nel torpore fino a quando nn saranno gli altri,"Loro"a dirci:domani si sciopera!..Con il sottofondo di Bella Ciao,e la maglia del Che!
    Casualità?!hai detto bene oggi gli studenti sono nudi,nudi di sapere,nudi di esperienze di vita,e nudi di idee proprie politiche....che parlano di tourn over ma che non si chiedono cosa ci facciano 5 docenti di letterattura italiana in una facoltà di lingue come quella di Cagliari,tutti in procinto d’andare in pensione..quando tu sai bene,che per un esame del genere ne basterebbe uno,e magari di qualità,che facesse bene il proprio lavoro!Ma la qualità offerta de sempre,dai tempi della "Berlinguer" è esattamente un terno al lotto,uno su mille forse è un docente che davvero si preoccupa del proprio studente,dei suoi bisogni culturali,dei suoi diritti.
    Oggi non sono i docenti dalla parte degli studenti,ma in piazza ci sono studenti dalla parte dei docenti..si perchè lo spauracchio di un taglio che tocchi la loro bella poltrona dietro la cattedra di un ufficio fa paura..ed eccoli tutti li nelle aule magne,nelle piazze....perchè diciamo la sincera verità,tutto il decreto viene tradotto male,e probabilmente non capito,ma fa comodo nn spiegare,far capire solo ciò che si vuole..in modo tale che il gregge segua x sentito dire,non per reale cognizione ideologica!
    E si sente qualche docente dire alle assemblee:Perchè con questo decreto la finiremo come le università inglesi che valgono zero,o come l’università Bocconi di Milano,che realmente non dà qualità allo studente"!..Però intanto il nostro gregge migra proprio lì quando magari il progetto erasmus gli regala la vacanzina..nelle università inglesi..e con quale faccia si annovera ad Oxford o Cambridge come università che valgono zero!?e la Bocconi?..poveri docenti e poveri noi..che la Bocconi non possiamo permettercela....e alla radice nn alle punte il problema andrebbe sradicato...pensando già da tempo,mag un anno fa all’intera RIQUALIFICAZIONE DEL SISTEMA SCOLASTICO,eliminando davvero i nonmeritevoli dietro le cattedre e controllando chi all’interno delle università adatta gli orari delle lezioni al secondo lavoro..è una Vergogna!!Scendete in piazza..e gridate "berlusconi vaffanculo" con le maglie rosse,o il sottofondo di bella ciao,...perchè questo è ciò che ne può venir fuori da questa logora università italiana...non una proposta di legge intelligente presentata alle camere..no..troppo difficile!Io sto a casa stavolta,e anzi nessuno mi mantiene per cui vado a lavorare,e i miei lavori stranamente li faccio con colleghi laureati!Farebbe bene capire cos’è IL VERO LAVORO!!!

  • Di M B (---.---.---.200) 3 novembre 2008 00:06

    beh bah boh...
    Nelle scale non sarà un congiuntivo, ma mi pare difficile che accada, almeno nn lo credo possibile.
    Mi pare di leggere un bel proclama da caprone, non da pecora che almeno ha finalità diverse e non solo quella riproduttiva, scritto a bocca chiusa evocando l’educazione e col culo coperto da centoquaranta pagine di un decreto che di certo si conosce a memoria.
    Forse per una volta bisognerebbe evitare di dire ovvietà e starnazzare luoghi comuni sui manifestanti, ché nessuno impedisce ad altri di stare a casa per cui non vedo ragione del contrario.
    Credo che la scuola italiana sia alla frutta da molti anni, messa in ginocchio con le tasche rivoltate e una pistola puntata alla nuca. Il costo del proiettile da addebitarsi, gentilmente, alla popolazione: lo stato ha troppe toppe alle braghe, o almeno a quelle che si mostrano in pubblico.
    Inoltre mi piace ricordare le folle di ragazzi con le bandiere rosse e le magliette di Guevara che manifestano contro i governi dello stesso "colore", quando nessuno intimava loro di chiudersi in camera a pensare ai soldi parentali spesi seduti su universitari gradini in attesa della vacanza ad Oxford gentilmente concessa dal progetto Erasmus.
    Le cose andrebbero sistemate, i meriti messi in luce, l’inutilità abolita, gli sprechi tagliati, tutto dovrebbe essere messo in riga, rivisto e corretto senza il peso di avere dei soldi da tirare fuori senza sapere da dove prenderli, sì che non sembri più d’essere oggetto involontario di latrocini legalizzati.
    Le cazzate non hanno colore. Berlusconi vaffanculo? Io direi vaffanculo a tutti quelli che dànno con la destra e tolgono con la sinistra, foss’anche la mamma mia.
    Buonasera e buon lavoro.

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