• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Tre domande (più una) a... Carlo Vulpio

Tre domande (più una) a... Carlo Vulpio

Intervista con Carlo Vulpio
 
Cosa ne pensa del citizen journalism?
Ne penso tutto il bene. Ne ho avuto a che fare con docenti americani quando ho insegnato all’università di Bologna.
 
Attraverso il lavoro dei colleghi americani, ho avuto modo di vedere e capire come loro siano riusciti a dare corpo all’esperienza e starci dentro anche dal punto di vista dei costi: riuscire a fare giornali liberi, o il più liberi possibili, finanziandoli con la raccolta pubblicitaria di tipo locale, vendendo un cospicuo numero di copie.
Poi essendo civico il giornalismo, ha proprio la cifra adatta a realizzare il giornalismo tout court che ha una forte impronta civica, quindi una forte passione civile che è il miglior modo di fare giornalismo politico.
 
Lei ha parlato di Taranto, dell’Ilva, tema che ha interessato molto gli utenti di Agoravox. I cittadini hanno pubblicato una decina di articoli sul tema. E anche dalle statistiche è risultato un tema molto cliccato su google. Perchè i mainstream non ne hanno parlato?
Possiamo rassicurare i lettori che non saranno abbandonati: sta uscendo ora per edizioni Ambiente il libro La città delle nuvole, viaggio nel territorio piu inquinato di europa: Taranto.
 
Perchè non ne parlano i giornali? Perchè è difficile: bisogna parlare di Eni, del gruppo Riva, il signor Riva è uno degli azionisti di Alitalia, è un gruppo forte. Quando questi grandi agiscono non pagando l’ici, non rispettando le leggi, è difficile mettersi contro di loro. Spesso è difficile anche quando ci sono sentenze di condanna: come il gruppo Riva, l’Ilva è stata condannata per mobbing, nonchè per emissioni nocive. Ci sono sentenze passate in giudicato e confermate dalla cassazione.
 
Parlare di questo crea enormi difficoltà ai piccoli editori, ma anche i grandi i quali spesso hanno ai vertici persone interessate, con azioni in questi gruppi, e ove non direttamente, anche solo condividendo una sponda politica o avendo un rapporto non conflittuale, una sorta di cointeressenza. Comportamento tipico in italia
 
Lei è stato allontanato dall’inchiesta Why not. Quanto costa oggi fare il GIORNALISTA?
Costa molto. Perchè devi fare dei libri o candidarti in politica. Io mi sono candidato alle europee da indipendente con l’Italia dei Valori. Perchè spesso accade che non puoi dire piu quello che devi. Non puoi parlare più con quel grado di libertà che spetterebbe a un giornalista, o per un magistrato, come è accaduto per De Magistris, non puoi più agire nell’indipendenza. Devi quindi ricorrere a un sistema di legittima difesa, per tirarti fuori dal cono d’ombra dal quale nessuno ti tirerà fuori. Perchè portare avanti le tue idee è possibile farlo innalzando la soglia di conflittualità, perchè toccare certi temi, significa farlo fino in fondo, facendone una battaglia civile oltre che giornalistica. Non puoi permetterti di far finta che fino ad allora hai scherzato.
E poi perchè c’è la necessita di portare una testimonianza forte. Se si fanno queste cose da giornalista perchè si crede in una questione civile e ci si crede fino in fondo, è giusto combattere le proprie battaglie fino in fondo. Dove? In politica, in Europa. Ce l’ha chiesto l’Idv, nessun altro l’ha fatto. Ci mettiamo la nostra faccia, e chi ci conosce sa che non è un semplice buttarla in politica, ma è l’unico modo per portare avanti le nostre battaglie. Cosa che non ci è stata più permessa nei nostri lavori.
 
Ritengo di sapere e poter capire che l’Italia si trova all’anno zero o sottozero in tema di informazione e libertà di stampa, non servono le classifiche per dircelo.
L’informazione non riguarda più solo i giornalisti, ma anche i civili: la mamma che deve sapere quale latte in polvere dare al suo bambino, o i cittadini di un paese che non volgiono trovarsi un cementificio davanti alla finestra. Il giornalismo Civico appunto è la cifra altamente politica dell’informazione, in cui io credo. Credo sia importante farlo anche personalmente, mettendoci la faccia. Non me ne vergogno, anzi ne sono onorato. La cosa più importante è la credibilità di cui un soggetto gode, nei confronti del pubblico.
 
Salvatore Borsellino sta portando avanti una battaglia che cerca di far luce sui legami tra mafia e stato nella morte di suo fratello.
E la stessa inchiesta Why not aveva individuato dei legami tra massoneria e ’ndrangheta...
Salvatore Borsellino ha posto una questione molto semplice a cui bisogna dare quanto prima una risposta: è vero o non è vero che il fratello Paolo uscendo da un incontro con l’attuale viceministro del CSM,Nicola Mancino, quando era Ministro degli Interni, in un giorno di luglio del 1992, dopo la morte del suo migliore amico, sia uscito da quel colloquio sconvolto. Cosa gli è stato detto? E perchè Mancino, che vanta una memoria di ferro, non ricorda cosa sia successo quel giorno di luglio, che non ricorda addirittura se ci sia stato o meno quell’incontro che ha sconvolto una persona preparata come Borsellino, il quale sarebbe poi saltato in aria il 19 luglio, con la sua scorta, mentre stava andando a trovare la madre in via d’Amelio.

Perchè a queste domande non si dà risposta? Io credo che Salvatore faccia bene a riproporre sempre questa domanda, perchè è una domanda fondamentale, per permetterci di ricostruire la storia degli ultimi anni di questo paese. E capire perchè l’informazione italiana certe cose le guardi e altre faccia finta che non esistano.

Questo è un punto nodale, e Salvatore Borsellino fa bene a ripeterlo ogni volta che può, perchè non riguarda solo suo fratello Paolo, né i rapporti tra politica e criminalità organizzata ma riguarda il perchè noi italiani certe cose non dobbiamo saperle.
E quanto sia importante, invece, certe cose saperle per orientarci meglio nelle scelte che dobbiamo fare, che segneranno probabilmente i nostri anni futuri.

Commenti all'articolo

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 3 aprile 2009 13:14
    maurizio carena

     ecco, quando vedo queste interviste sono orgoglioso di Agoravox. E pur ricordandomi sempre della mia insignificanza, ho l’impressione di fare parte di un esperimento di giornalismo veramente nuovo, che rompe col passato, che forse potra’ veramente servire a far sapere, a far capire, ad agire.
     Grazie a Francesco Piccinini, per essere riuscito ad intervistare uno dei pochi giornalisti degni di questo nome in Italia e grazie a Carlo Vulpio per avere concesso l’intervista.
     saluti
    m.c.

  • Di paolo praolini (---.---.---.153) 3 aprile 2009 22:45

    Carlo Vulpio è la dimostrazione vivente di come un giornalista che porta avanti una professione seriamente diffondendo la verità di scottanti malversazioni venga forzosamente fatto tacere.
    E’ accettabile questo?
    Rinunciare al proprio lavoro ed alla verità perchè qualcuno sopra di me non vuole che la esterni?
    Razionalmente ritengo che sia una sconfitta per l’uomo e per tutta la società a cui appartengo.
    Ancora di più lo è il fatto, che per portare avanti le mie argomentazioni debbo inseguire l’ultima chance della politica.
    Allora auguro a Vulpio che possa perseguire questa nuova strada, riuscendo ad ottenere quelle soddisfazioni che non ha potuto trovare nella sua precedente professione di giornalista, così darà una opportunità di crescita anche al resto del Paese.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares