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 Home page > Attualità > Società > Non sono d’accordo con chi condanna le violenze

Non sono d’accordo con chi condanna le violenze

"E' meglio essere violenti, se c'è violenza nei nostri cuori, che vestire i panni della non violenza per nascondere l'impotenza. C'è speranza perché il violento diventi non-violento. Non c'è speranza per colui che è impotente".

                                          Mahatma Gandhi

 

Se per trent’anni si è spinta la società dei consumi oltre il limite stesso del denaro, il "conflitto" è il meno che possa accadere. 

Ho letto centiaia di articoli, analisi e opinioni sugli scontri di Roma. In tutti si stigmatizza la violenza senza se e senza ma. Fiumi di parole per criticare chi ha distrutto vetrine e auto, critiche perché “avevano l’iPhone”, perché sono “fuori dalla democrazia” o perché sono dei “poveracci”. Alla fine di questa lava di parole mi resta un solo sentimento: la tristezza. Anni di informazione da stadio hanno trasformato questo mondo in un’arena in cui il migliore è colui sa puntare il dito verso il fango piuttosto che investigarlo. Il migliore è colui che si “eleva” sopra questo “fango” per dirci cosa è giusto e cosa è sbagliato. Il migliore è colui che decide chi può indignarsi e chi no. Il migliore è colui che celebra per giorni la morte di Jobs e poi critica il manifestante sfasciavetrina che compra l’iPhone. 

Per trent’anni in Italia abbiamo perorato un’idea di emancipazione sociale non legata alla scolarizzazione – tipica della cultura contadina – ma al possesso di prodotti. Chi si sente indenne da questo pensiero rilegga le prime pagine dei giornali che hanno condotto un’interminabile celebrazione di uno degli uomini più ricchi del mondo, il quale ha costruito la sua fortuna economica sulla decentralizzazione della produzione in Cina e sulla sua enorme capacità comunicativa capace di trasformare il prodotto in culto. Qual è il frutto di questa celebrazione se non l’istigazione all’acquisto? 
 
Perché siamo così ipocriti da parlare, ancora oggi, di uno spettacolo a Broadway sulla vita di Steve Jobs e poi ci indignamo se un giovane vuole un oggetto Apple? Chi ha deciso dove mettere la soglia di ciò che si può desiderare? Il PD? Sel? L’IDV? Gli intellettuali di questa gauche caviar? Solo gli operai di Termini possono “incazzarsi” o può farlo il ragazzo per il quale l’iPhone è l’unico oggetto di riscatto sociale? 
 
Ciò che è terribile che da una parte si perora un sistema che pretende la crescita attraverso l’aumento dei consumi – da cui dipende l’aumento della produzione e non viceversa - e dall’altro si stigmatizza chi li acquista se non è conforme al gruppo che può possederlo. Dire che sono dei “poveracci”, inoltre, pone lo scrivente in una posizione di superiorità che non vuole sforzarsi di capire i perché di una reazione violenta. E’ fin troppo facile dire “sono delle merde”; e soprattutto ricorda i discorsi post 11 settembre in cui da destra a sinistra si diedero la mano per scatenare la guerra in Afghanistan – si leggano in proposito le ultime dichiarazioni di Di Pietro su una Legge Reale 2 che ha subito trovato una sponda favorevole in Maroni -.
 
Ricorda il pensiero unico che non vuole capire ma solo accusare. Sa di società che esclude chi non si siede al tavolo delle regole prestabilite. Sa di gruppo chiuso che per nulla al mondo pretenderà mai di riscrivere, realmente, le regole di una società allo sbando. Se è questa l’Italia che sognate, mi spiace ma io non ci sto. Non ci sto anche se a scrivere le regole fosse il 99% della popolazione, perché è da chi non si allinea che, spesso, nascono i cambiamenti. I cambiamenti non emergono da un gruppo di amici che si tutelano, ma da visioni differenti, da incontri di mondi differenti. I cambiamenti non nascono nel seno della reazione “indignada” del “cancelliamo il debito?” (anche se fosse tra trent’anni che facciamo? Lo ricancelliamo?). I cambiamenti non nascono in seno a questo consumismo laico. E nemmeno in seno alla frase fascista che condanna le violenze “senza se e senza ma”. Quanto è reazionario il pensiero unico buonista postveltroniano? Ciò che dovrebbe indignare è che in questo sentimento nazionalpopolare non c’è ricerca di dialogo ma solo la solita Italia fatta di guelfi e ghibellini. Non conta se in questo caso i guefli siano la stragrande maggioranza, perché non hanno necessariamente ragione tout court. E non starò qui a tediarvi con vecchi discorsi sulle maggioranze oceaniche...
 
Sulle bacheche dei reazionari del “senza se e senza ma” si continua a citare Pasolini e la sua Valle Giulia senza attualizzarlo e senza aprire gli occhi alla diversità che emergono dagli scontri. Perché la violenza è diversità, che ci piaccia o no. E’ un sentimento umano che esisteva prima di noi e continuerà ad esistere anche dopo piazza San Giovanni. Stigmatizzarla non aiuterà a fermarla ma ne accrescerà solo le dimensioni. Se non fosse chiaro guardate questo video del Fatto Quotidiano e la frase del manifestante “pacifico” che invita il “black-bloc” a coordinarsi con loro. La violenza è un sentimento che esiste in ciascuno di noi, comprenderne i fattori scatenanti è uno sforzo necessario
 
Sono stanco di questa Italia ipocrita sempre pronta a delineare il limite dell’indignazione. Di quest’Italia che condanna la violenza “senza se e senza ma” ma che celebra Piazza Tahrir o la fine di Ben Ali.
 
Se la rabbia cresce, sale, esplode e ha bisogno di sfogarsi, un motivo ci sarà. Cerchiamolo, invece di sentirci migliori. Poniamoci la domanda se sia giusto continuare a perorare modelli di vita irragiungibili – vedi il caro Jobs – o se questo porterà, prima o poi, ad una condizione per cui chi non può accedervi si stancherà di fare il precario/emarginato a vita e si unirà a chi già ha rotto le vetrine. E allora saranno ancora di più mentre noi continueremo a sentirci migliori. La rabbia crescerà e potrebbe trovare sponda negli strati più esposti della popolazione
 
Invece di continuare a emarginarli cerchiamo di capirne le ragioni; ascoltare servirà a capire quali bisogni abbiamo “indotto” e poi non siamo stati in grado di mantenere. Ascoltiamo anche se non ci vogliono parlare, anche se è difficile, anche se all'inizio diranno che "noi non discutiamo di politica con i giornalisti". E' difficile, è vero... Se fosse semplice sarebbe banale e non saremmo qui a scriverne. Ascoltandoli possiamo inziare ad immaginare un mondo in cui non ci sia, per forza, una continua richiesta di consumo dei beni. Ascoltiamo i "black bloc" (perdonatemi la banalizzazione), ascoltiamo gli spacciatori, ascoltiamo i carcercarati, ascoltiamo i folli, ascoltiamo gli immigrati, ascoltiamo gli emarginati: solo loro ci possono dire dove abbiamo sbagliato. Solo ascoltandoli possiamo inziare ad immaginare un mondo che non sia esclusivo e top-down ma che sia, veramente, partecipato. L’informazione è specchio di questa realtà che guarda dall’alto in basso le persone, basta leggere il Corriere di oggi che, riguardo al caso dell’uomo con il giaccone, parla di “ingenuità del popolo della Rete”. Come se in rete esistesse un “popolo”, magari anche un po’ di serie b...
 
In fondo è tutto qui il problema pretendiamo un mondo 2.0 ma solo quando non tocca il nostro orto o destabilizza le nostre certezze. Non siamo pronti, davvero, ad ascoltare tutti ma solo chi non si allontana troppo dal nostro pensiero (fermatevi a riflettere, ad esempio, su come navigate e vi informate in rete). L'ascolto serve per costruire un'alternativa alla violenza e finché non saremo capaci di offrirne una, continueremo a costuire una società fondata solo sulla repressione. Ne arrestiamo 800? Benissimo, tra sei mesi ce ne saranno altri 800 che ne prendereanno il posto, perché non avremmo affrontato le ragioni sociali e culturai che spingono al "conflitto".
 
I tempi non sono maturi per una società post-capitalista data la mancanza di modelli economici antagonisti. I tempi non sono maturi per gettarci alle spalle il capitalismo perché crediamo di avere ancora troppo da perdere.
 
Ma siamo sicuri che ci sia rimasto ancora qualcosa?

I commenti più votati

  • Di Davide Falcioni (---.---.---.123) 17 ottobre 2011 19:27
    Davide Falcioni

    Cosa c’è di agghiacciante in questo articolo? A me sembra una delle poche analisi oneste, prive di ipocrisia. Io ero a roma. Ero a San Giovanni durante gli scontri, a cui hanno partecipato, più o meno attivamente, centinaia di giovani. Non black bloc, sebbene sarebbe consolatorio pensarlo (quelli li ho visti, e non avevano abbastanza palle da andare contro la polizia, se la prendevano con le auto parcheggiate).
    Allora: guardiamoci in faccia e diciamoci la verità. Volete sapere che c’era a San Giovanni? C’era una piazza piena di giovani. Precari, studenti, operai. Alcuni erano molto organizzati ed evidentemente si preparavano da tempo. Altri hanno comunque partecipato (chi soccorreva i feriti, chi distribuiva limoni...). Altri assistevano agli scontri, MA NON FUGGIVANO e non fischiavano i "violenti" come ci raccontano i giornali. Chi stava in piazza era una generazione senza futuro. Nulla da condannare. C’è solo da capire e tentare di studiare il fenomeno per arrivare al nocciolo.

    Sono l’autore dell’articolo. Ci tengo a precisare che il mio racconto vuole essere la semplice cronaca della giornata. Lungi da me dare giudizi, soprattutto ai famosi gruppi di violenti: l’unico giudizio che è dato è stato "politico": perché continuare a San Giovanni una battaglia priva di finalità. Non condanno la violenza degli scontri. Cerco di capirli e interpretarli e spiego il motivo.

    Ho scritto di teppisti. Ho evitato di proposito di parlare dei Black Bloc. Trovo deprecabile bruciare auto che sul mercato dell’usato varranno sì e no 1.000 euro (auto di operai o comunque di poveri cristi). Poi ho raccontato di San Giovanni: a centinaia hanno partecipato agli scontri. Io compreso, che però mi sono rifiutato di lanciare pietre. Ho lanciato al mittente i lacrimogeni, e tanto basta. Alcune decine di loro erano davvero organizzati bene, come una catena di montaggio. chi spaccava le pietre con dei martelli, chi le trasportava e chi le tirava. Non sono black bloc, e non sono teppisti. Sono studenti e lavoratori precari carichi di rabbia. Nessuno fuggiva dalla piazza, nonostante la violenza della situazione. Non ho visto persone fuggire. Chi se ne è andato lo ha fatto dopo aver saputo che l’assemblea si sarebbe tenuta al circo massimo.
    E’ consolatorio dare la colpa sempre ai soliti ma bisogna dire la verità. Chi ha partecipato, in modo più o meno attivo, agli scontri, è il mio vicino di casa, il mio collega di lavoro, il disoccupato senza assistenza e senza reddito. E’ l’operaio e lo studente. Basta dare la colpa a pochi violenti. Diciamoci la verità. C’è una generazione che sta riscoprendo, nella battaglia corpo a corpo, l’unico modo per farsi ascoltare. Direi che non è il caso di condannare. Direi, invece, che è il caso di capire questo fenomeno.

    Ma a parte questo, c’è un problema più grande. Quante manifestazioni, quanti referendum dovremo fare per essere ascoltati? Se le imponenti manifestazioni democratiche e pacifiche non hanno ascolto, cos’è la democrazia? 

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.3) 17 ottobre 2011 18:11
    Rocco Pellegrini

    Mi dispiace Francesco che alla tua analisi, per tanti argomenti condivisibile da parte mia, sfugga, però, completamente il punto dirimente che fa la differenza e spiega tanta unanimità di giudizi contrari a quello che si è visto sabato pomeriggio a Roma.
    La gente vive nella violenza, nella prepotenza dei ricchi e della classe dirigente che offre uno spettacolo penoso che noi tutti abbiamo sotto gli occhi.

    C’è grande mobilitazione nella pubblica opinione e mai come in questo momento c’è un baratro tra chi governa ed il paese reale.
    Si sente la necessità di apportare dei cambiamenti alle regole del vivere comune e questo desiderio è diffuso, forse come non mai.
    Quello, però, che tutti, o quasi tutti, pensano e che il processo di cambiamento debba avvenire senza violenza.
    C’è troppa tradizione violenta nella storia italiana, in particolare, ed in quella del mondo perché si possa sperare che da quella radice venga qualcosa di buono.
    Tu hai visto che si discuteva delle ragioni degli indignati poi dopo i botti ed il fuoco per le vie di Roma la discussione è finita e sono rimasti solo i comportamenti violenti.
    Dunque puoi trovare tutte le ragioni che vuoi per spiegare la disillusione, l’avversità, il distacco ma se sfocia in comportamenti violenti allora va nel torto subito ed irrimediabilmente.
    Insomma questo secolo deve esser diverso da quello passato ed i cambiamenti devono avvenire nella legalità e nella civiltà.
    Chi non ci sta deve essere emarginato e represso.
    Gli piaccia o meno... Quale che siano le sue ragioni.
  • Di Francesco Piccinini (---.---.---.92) 18 ottobre 2011 09:52
    Francesco Piccinini

    Tra cercare di capire le ragioni della violenza e giustificarla c’è una bella differenza e non mi pare di essermi schierato a favore del suo utilizzo 

  • Di Filippo Cusumano (---.---.---.48) 17 ottobre 2011 21:16
    Filippo Cusumano

    Sono d’accordo con Rocco.
    La violenza non solo e’ antistorica, ma, nel caso specifico, e’ piu’ che inutile, dannosa e controproducente.

    Oggi si parla dei disordini e non delle ragioni di chi non ha futuro.
    Si progetta, grazie anche agli assist di Di Pietro, una nuova edizione della legge Reale.

    Possiamo almeno dire che questi teppisti stanno facendo un regalo a Berlusconi? Ma molto grosso, non piccolo.
    Possiamo dire che proprio nel momento in cui il paese prende le distanze da un potere mai così arrogante e violento, questi individui fanno comodo a questo potere?

    Possiamo almeno dire che quei teppisti sono degli imbecilli?

Commenti all'articolo

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.3) 17 ottobre 2011 18:11
    Rocco Pellegrini

    Mi dispiace Francesco che alla tua analisi, per tanti argomenti condivisibile da parte mia, sfugga, però, completamente il punto dirimente che fa la differenza e spiega tanta unanimità di giudizi contrari a quello che si è visto sabato pomeriggio a Roma.
    La gente vive nella violenza, nella prepotenza dei ricchi e della classe dirigente che offre uno spettacolo penoso che noi tutti abbiamo sotto gli occhi.

    C’è grande mobilitazione nella pubblica opinione e mai come in questo momento c’è un baratro tra chi governa ed il paese reale.
    Si sente la necessità di apportare dei cambiamenti alle regole del vivere comune e questo desiderio è diffuso, forse come non mai.
    Quello, però, che tutti, o quasi tutti, pensano e che il processo di cambiamento debba avvenire senza violenza.
    C’è troppa tradizione violenta nella storia italiana, in particolare, ed in quella del mondo perché si possa sperare che da quella radice venga qualcosa di buono.
    Tu hai visto che si discuteva delle ragioni degli indignati poi dopo i botti ed il fuoco per le vie di Roma la discussione è finita e sono rimasti solo i comportamenti violenti.
    Dunque puoi trovare tutte le ragioni che vuoi per spiegare la disillusione, l’avversità, il distacco ma se sfocia in comportamenti violenti allora va nel torto subito ed irrimediabilmente.
    Insomma questo secolo deve esser diverso da quello passato ed i cambiamenti devono avvenire nella legalità e nella civiltà.
    Chi non ci sta deve essere emarginato e represso.
    Gli piaccia o meno... Quale che siano le sue ragioni.
    • Di Francesco Piccinini (---.---.---.92) 17 ottobre 2011 18:38
      Francesco Piccinini

      Rocco io capisco il tuo punto e non ricorrerei alla violenza per farmi capire però voglio parlare con chi, invece, lo fa. Se noi li arrestiamo tutti non avremmo certo affrontato il seme culturale che genera il diasgio

    • Di Filippo Cusumano (---.---.---.48) 17 ottobre 2011 21:16
      Filippo Cusumano

      Sono d’accordo con Rocco.
      La violenza non solo e’ antistorica, ma, nel caso specifico, e’ piu’ che inutile, dannosa e controproducente.

      Oggi si parla dei disordini e non delle ragioni di chi non ha futuro.
      Si progetta, grazie anche agli assist di Di Pietro, una nuova edizione della legge Reale.

      Possiamo almeno dire che questi teppisti stanno facendo un regalo a Berlusconi? Ma molto grosso, non piccolo.
      Possiamo dire che proprio nel momento in cui il paese prende le distanze da un potere mai così arrogante e violento, questi individui fanno comodo a questo potere?

      Possiamo almeno dire che quei teppisti sono degli imbecilli?

    • Di Francesco Piccinini (---.---.---.92) 18 ottobre 2011 09:45
      Francesco Piccinini

      Ma che sia un regalo all’antipolitica questo è sicuro. Filippo sapete bene tutti che non credo che la violenza sia la soluzione ma io vorrei capire, anche, chi la usa

    • Di Il Gufo (---.---.---.35) 18 ottobre 2011 11:12

      Possiamo anche dire che sono quasi vent’anni che sopportiamo una "seconda repubblica" moralmente e civilmente indegna, ormai palesemente a-democratica (mancano le condizioni minime: libera informazione, indipendenza dei poteri, elezione di persone e non di partiti)?
      L’intelligenza suggerisce che fare le stesse cose porta agli stessi risultati, e dopo vent’anni di indignazione a chiacchere qualcuno si stupisce dei gesti violenti?

  • Di (---.---.---.40) 17 ottobre 2011 19:17

    articolo agghiacciante...davvero la pensi cosi???

  • Di Davide Falcioni (---.---.---.123) 17 ottobre 2011 19:27
    Davide Falcioni

    Cosa c’è di agghiacciante in questo articolo? A me sembra una delle poche analisi oneste, prive di ipocrisia. Io ero a roma. Ero a San Giovanni durante gli scontri, a cui hanno partecipato, più o meno attivamente, centinaia di giovani. Non black bloc, sebbene sarebbe consolatorio pensarlo (quelli li ho visti, e non avevano abbastanza palle da andare contro la polizia, se la prendevano con le auto parcheggiate).
    Allora: guardiamoci in faccia e diciamoci la verità. Volete sapere che c’era a San Giovanni? C’era una piazza piena di giovani. Precari, studenti, operai. Alcuni erano molto organizzati ed evidentemente si preparavano da tempo. Altri hanno comunque partecipato (chi soccorreva i feriti, chi distribuiva limoni...). Altri assistevano agli scontri, MA NON FUGGIVANO e non fischiavano i "violenti" come ci raccontano i giornali. Chi stava in piazza era una generazione senza futuro. Nulla da condannare. C’è solo da capire e tentare di studiare il fenomeno per arrivare al nocciolo.

    Sono l’autore dell’articolo. Ci tengo a precisare che il mio racconto vuole essere la semplice cronaca della giornata. Lungi da me dare giudizi, soprattutto ai famosi gruppi di violenti: l’unico giudizio che è dato è stato "politico": perché continuare a San Giovanni una battaglia priva di finalità. Non condanno la violenza degli scontri. Cerco di capirli e interpretarli e spiego il motivo.

    Ho scritto di teppisti. Ho evitato di proposito di parlare dei Black Bloc. Trovo deprecabile bruciare auto che sul mercato dell’usato varranno sì e no 1.000 euro (auto di operai o comunque di poveri cristi). Poi ho raccontato di San Giovanni: a centinaia hanno partecipato agli scontri. Io compreso, che però mi sono rifiutato di lanciare pietre. Ho lanciato al mittente i lacrimogeni, e tanto basta. Alcune decine di loro erano davvero organizzati bene, come una catena di montaggio. chi spaccava le pietre con dei martelli, chi le trasportava e chi le tirava. Non sono black bloc, e non sono teppisti. Sono studenti e lavoratori precari carichi di rabbia. Nessuno fuggiva dalla piazza, nonostante la violenza della situazione. Non ho visto persone fuggire. Chi se ne è andato lo ha fatto dopo aver saputo che l’assemblea si sarebbe tenuta al circo massimo.
    E’ consolatorio dare la colpa sempre ai soliti ma bisogna dire la verità. Chi ha partecipato, in modo più o meno attivo, agli scontri, è il mio vicino di casa, il mio collega di lavoro, il disoccupato senza assistenza e senza reddito. E’ l’operaio e lo studente. Basta dare la colpa a pochi violenti. Diciamoci la verità. C’è una generazione che sta riscoprendo, nella battaglia corpo a corpo, l’unico modo per farsi ascoltare. Direi che non è il caso di condannare. Direi, invece, che è il caso di capire questo fenomeno.

    Ma a parte questo, c’è un problema più grande. Quante manifestazioni, quanti referendum dovremo fare per essere ascoltati? Se le imponenti manifestazioni democratiche e pacifiche non hanno ascolto, cos’è la democrazia? 

  • Di (---.---.---.40) 17 ottobre 2011 19:52

    Trovo piu costruttivo piantarla con sto assistenzialismo,piantarla di aspettare il famoso ’posto alle poste’ e piuttosto tirarsi su le maniche come hanno fatto i nostri nonni,i nostri bisnonni e perche no,cominciare a emigrare al nord o all ’estero...facile aspettare la manna dal cielo,facile aspettare l ufficio di collocamento che ti chiami!!!
    Se vuoi sto benedetto iPhone vaî in fabbrica in Germania ’’a iettare u sangue’’ e dopo 1 settimana di lavoro (quanto costa l iphone?600-700euro?) te lo pigli!Vuoi il jeans firmato d&g?Vattene a faticare negli hotel in Trentino il periodo sotto natale...Ok c è crisi,ma non è una crisi che c è da oggi,saranno 30 anni che siamo in crisi...

    • Di Francesco Piccinini (---.---.---.92) 17 ottobre 2011 19:54
      Francesco Piccinini

      Tra ascoltarli e dargli il posto fisso alle Poste ci passa lo spettro dell’esistenza umana

    • Di (---.---.---.88) 18 ottobre 2011 13:49

      cominciare a emigrare?! aspettare l’ufficio di collocamento?! ma dove vive? se è di emigrati che si vuole ce ne sono a frotte! la mia "rete" di amicizie e parentele è piena di persone emigrate dal loro luogo d’origine, verso il nord, centro e ultimamente, sempre più spesso, verso l’estero, vista la situazione dell’italia.

      basta guardarsi intorno per rendersene conto, oltre il proprio piccolo mondo di riferimento. e chi non se ne accorga nel proprio mondo, vuol dire che è, a suo modo, un privilegiato.
  • Di zephiro (---.---.---.62) 17 ottobre 2011 19:53

    Sono d’accordo su quasi tutto. 

    Il problema è che ascoltando questi ragazzi si capisce che non solo non hanno nulla da perdere, ma non cercano nemmeno qualcosa... 
    sembra che stiano all’inferno, ma vogliono rimanerci e portarci tutti gli altri! 
     
    Si, bisognerebbe parlarci, capirli, includerli, e non pensare di risolvere il problema isolandoli in galera, come si è provato a risolvere l’immigrazione...



    • Di Elisa (---.---.---.25) 17 ottobre 2011 23:08
      Il problema è che ascoltando questi ragazzi si capisce che non solo non hanno nulla da perdere, ma non cercano nemmeno qualcosa...

      Ok, avevo scritto un comento di circa 600 parole e si è cancellato........
      Il sunto del sunto del sunto del sunto è che lei ha torto. Noi giovani abbiamo tanto quanto voi adulti da perdere, se non di più. Perché magari i quarantenni hanno un lavoro, una casa, una famiglia, un fondo bancario, meno anni da vivere in quetso paese, in quetso mondo. Noi no. Non abbiamo tutto questo, perlomeno la maggior parte di noi.

      E posso assicurarle, da diciottenne che sono, che non è vero che noi giovani non cerchiamo nulla. é una balla, una grandissima balla. Certo, non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma le assicuro che noi ragazzi siamo amareggiati e stufi quanto voi, o forse anke di più, per tutto ciò che accade in Italia, e nel mondo. Sentir dire che non cerchiamo nulla è un’offesa.

      A parte questo, do ragione a chi ha scritto questo articolo quando dice che bisogna ascoltare. Bisogna ascoltare eccome! altrimenti come si può conoscere il problema? come si può migliorare, cambiare, agire positivamente? Come vi viene in mente di dargli torto su questo?

      Un latro punto importante è quello sulla violenza. Io sono contrarissima alla violenza, fosse per me creerei un mondo dove nessuna creatura concepisce l’idea di violenza, l’idea di odio, l’idea del male. Un Eden quasi. Ma purtroppo, e dico purtroppo, la violenza è quasi l’unica cosa che ci rimane (parlo della situazione che c’è in Italia).
      Funzionano gli scioperi? NOn mi pare. Funzionano le petizioni? Non mi sembra. Funzionano le parole? In teoria si, in pratica no. E si sa, il popolo italiano è fatto solo di parole e niente fatti, questo ce lo insegna la storia. Prendiamo come esempio il popolo francese invece. La grande rivoluzione francese: popolo in piazza che protesta, viuolenza, guerra anche. H aportato al cambiamento. E quanti altri esempi si possono fare di questo titpo? Tanti. Purtroppo, la violenza funziona troppo spesso.
      Quel che è accaduto sabato non è giusto, non è giusto che un apersona comune si sia trovata la macchina a pezzi o la vtrina delproprio negozio in frantumi. Ma perché è accaduto tutto questo? Per il semplice fatto che chi deve ascoltare, non ascolta. E allora ci vogliono i fatti. Ma neanche i fatti più pacifisti servono. E allora cosa ci vuole?
      Sinceramente, e non sono contenta di dirlo ma è così, quel che è accaduto sabato sarà anche stato orribile, da ignoranti, quello che volete, ma è la prima cosa che ha acceso un barlume di speranza, speranza che questo paese possa cambiare in meglio. Magari la prossima volta si possono sfasciare le macchine dei miliardari, così andranno a lamentarsi dai più potenti. magari possiamo sfasciare la macchina di un politico, così forse ci darà ascolto. Sempre che qualche macchina bisogna sfasciare. PURTROPPO. Il purtroppo è importante, ma ci sono altre soluzioni? In un mondo di ciechi bisogna far casino.

  • Di Paolo Borrello (---.---.---.116) 17 ottobre 2011 20:15
    Paolo Borrello

    Mi spiace doverlo scrivere. Non condivido affatto i contenuti del tuo articolo. L’uso della violenza può essere considerato inaccettabile anche solamente per motivazioni di natura etica. Ma pur prescindendo da tali motivazioni, l’uso della violenza è politicamente sbagliato. Nel caso della manifestazione di sabato, poi, ciò è di un’evidenza palmare. Purtroppo non mi sembra necessario aggiungere altro, talmente ovvia mi sembra la validità di quanto ho scritto.

    • Di Francesco Piccinini (---.---.---.92) 17 ottobre 2011 20:19
      Francesco Piccinini

      Caro Paolo sono felice che tu non sia d’accordo perché la dialettica è alla base del futuro. E poi sul fatto che l’uso della violenza sia politicamente scorretto sono d’accordo con te. E’ inutile per il raggiungimento degli obiettivi di cambiamento ma non accettare che esiste non ci aiuterà a oltrepassarla

    • Di (---.---.---.146) 17 ottobre 2011 21:03

      In merito all’articolo mi sento solo di dire che la violenza va capita, c’è un disagio che va ascoltato ma che comunque quel tipo di violenza non è comprensibile. Da qui faccio un breve collegamento a questi due commenti per spiegarmi meglio dicendo che, a Paolo, secondo me dire che al violenza è inaccettabile per natura etica mi spiace ma non sono d’accordo. L’uomo continua a rifiutare la sua natura. Siamo animali, forse tra i più violenti e aggressivi a causa della maggiore capacità intellettiva (e non il contrario) rispetto agli altri animali. La violenza fa parte di noi dalla notte dei tempi, sia che credi in Dio o no. E’ li c’è sempre stata. A Francesco dico che non sono sicuro che la violenza politica sia scorretta. Ora non sono così colto da poter affrontare un argomento del genere, ma da quello che ricordo, dagli studi ecc... le rivoluzioni, di qualsiasi natura esse fossero, venivano sempre raggiunte con la violenza. I diritti, l’indipendenza, la libertà, le eguaglianze. Tutto. La violenza di sabato era solo sbagliata. Come molta gente non si ferma a riflettere su queste violenze, i violenti non hanno riflettuto abbastanza su come far capire i loro problemi. Così fai incazzare il povero risparmiatore che voleva vendere l’auto per arrivare a fine mese e che invece ora è li a spegnerla. Dare fuoco a una macchina? a cosa serve?dar fuoco ai negozi? a cosa serve? hai rotto le vetrine di una banca? bravo e ora?ripaga l’assicurazione con i tuoi soldi. Ci vuole violenza nel senso che la scossa deve arrivare forte, ma non sui poliziotti che vengono elogiati quando arrestano un ladro che ti stava per entrare in casa e insultati quando proteggono un quartiere da una guerriglia. E’ troppo presto per ribellarsi davvero. Se si continua così come diceva Francesco la "cricca di violenti" si allargherà all’operaio, al piccolo imprenditore, all’impiegato delle poste. 

      Li non sarà più violenza. Sarà rivoluzione. 
    • Di (---.---.---.188) 17 ottobre 2011 23:35

      Non condivido la violenza fisica, ma tanto meno la violenza psicologica che lo Stato esercita quotidianamente sul cittadino, il quale si sente impotente nei confronti del sistema. Secondo me la violenza psicologica fa ancora più male, e conseguentemente conduce alla violenza fisica. E’ facile commentare e condannare l’accaduto senza cercare il perchè dell’accaduto. Quando un bambino piange, sicuramente qualche cosa le stà accadendo. Auro Battistelli

  • Di Sandro kensan (---.---.---.73) 17 ottobre 2011 20:18
    Sandro kensan

    Anch’io sono d’accordo col Direttore. Mando subito il suo articolo via email.

  • Di (---.---.---.15) 17 ottobre 2011 20:38

    Sono d’accordo anche io, finalmente un articolo obiettivo.

  • Di (---.---.---.38) 17 ottobre 2011 20:55

    sono argomenti veramente molto complessi quelli che solleva questo articolo e la cosa più facile è che scatti la risposta più prevedibile: così - rompendo tutto e facendo a botte con i poliziotti - non si va da nessuna parte. Ci siamo passati quarant’anni fa e poi via via un sacco di altre volte, fino a genova e ancora dopo.
    E’ la risposta politica, lo so, non quella umana.
    Quella umana può essere solo: questo è nichilismo, cioè fare il nulla. Perchè si ha il nulla dentro. Non è un predicozzo moralista. E’ la più drammatica delle verità umane. Il nulla dentro è distruggere il tutto fuori, senza stare a vedere cosa è o cosa non è. Qualsiasi cosa, fino, perché no?, alla vita umana. E’ fare il nulla fuori di sé. Questo, almeno, è quello che appare. Non cercare, non costruire, non elaborare, non pensare, non impegnarsi, non montare e smontare possibilità, non andare a cercarle, non.
    Possiamo chiederci se e quanto questo nulla sia un delirio imposto da una società fredda e falsa e quanto invece sia creazione propria dell’individuo e di quel gruppo di individui.
    E’ la verità ? Non lo so, ma intanto cominciamo a cercare di dare alle cose il loro vero nome.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.218) 17 ottobre 2011 21:01
    Damiano Mazzotti

    è molto difficile sapere cosa dire in queste situazioni dove "La crisi consiste nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere" (Antonio Gramsci). Di certo il nuovo mondo non si costruirà con la solita violenza, vecchia come il vecchio mondo.

    Gandhi ha sconfitto un impero con il boicottaggio e il capitalismo finanziario e truffaldino che si basa sul gioco d’azzardo si sconfiggerà con il boicottaggio. Smettetela di comprare i titoli di stato e gli stati inizieranno a scricchiolare, smettetela di comprare i quotidiani e i settimanali e i direttori dei giornali non faranno più gli interessi dei politici e delle multinazionali. Smettetela di regalare i vostri risparmi agli operatori di borsa per un po’ di tempo... vedrete che dopo un po’ di tempo diventeranno tutti più bravi...

    Le rivoluzioni non le fanno i poveracci... I poveracci fanno le rivolte... Le rivoluzioni vere sono iniziate dai vari esponenti della classe media a cui si aggiungono le classi popolari...

    gli intellettuali e pseudointellettuali hanno fatto il comunismo fondamentalista e burocratico e poco altro...

    E purtroppo giunti a questo punto possiamo solo aspettare che il sistema crolli da solo prima della fine dell’anno... Oramai il sistema finanziario è diventato talmente grande e incontrollabile che nessun uomo politico potrebbe fare nulla... tranne statalizzare tutte le grandi banche d’affari... ma morirebbe per cause sconosciute entro una settimana dalla discussione della cosa... come sucesse a Kennedy quanto fece emettere i primi titoli di Stato stampati direttamente dal governo e quindi di prietà del popolo, senza passare dalla Federal Reserve che è una confederazione di banche private, che rappresentano gli interessi finanziarie delle principali famiglie aristocratiche inglesi, olandesi ecc. che colonizzarono il nuovo mondo.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.218) 17 ottobre 2011 21:49
    Damiano Mazzotti

    La finanza vince la sue battaglie con la violenza? no... usa i nostri soldi... usa i nostri soldi..

    Siamo noi che dobbiamo imparare a mettere i nostri soldi nelle mani giuste...

    La finanza vince anche grazie alla corruzione dei politici...

    Allora bisogna cambiare politici.. non si devono bruciare le auto dei poveracci o i negozi di piccoli negozianti o imprenditori... e neanche le piccole banche...

    Se avete veramente le palle iniziate ad andare a protestare davanti alle case dei ministri e dei sottosegretari... di Berlusconi.. vediamo se in Italia esistono veramente cittadini con le palle..

    E chiudo dicendo questo: almeno Pannella ha avuto il coraggio di scendere in strada in mezzo alla gente a discutere e senza scorta... onore alle vecchie armi che però dovrebbero farsi da parte... Caro Pannella, inizia a dimetterti tu, lascia il posto alla Bonino, così si libera anche il posto per qualcuno più giovane e con qualche idea più innovativa...

    Caro Pannella, cerca di far capire ai tuoi cari vecchi colleghi che state portando un paese sull’orlo della guerra civile... e se questo accadrà, sarò il primo che cercherà di eliminare in un modo o in un altro, tutti i vecchi politici egoisti di destra, di sinistra e di centro, che hanno distrutto il futuro di almeno due generazioni e che hanno preparato il terreno adatto a una guerra civile più o meno informale e cruenta... e probabilmente saremo in tanti, poichè sono in molti ad aver capito che non esiste la destra e la sinistra, ma esistono solo una casta di politici autonominati a vita che stanno distruggendo la vita di milioni di persone...

    E forse le manifestazioni da sole non bastano più per cambiare le cose, specialmente se durano un giorno..

  • Di (---.---.---.177) 17 ottobre 2011 22:22

    Ah, c’è solo una soluzione: partecipazione!


  • Di (---.---.---.0) 17 ottobre 2011 22:52

    agghiacciante.

    c’è solo una cosa più pericolosa di questa gente: la gente come te, che cerca di dargli giustificazioni.
  • Di daniele gabas (---.---.---.131) 17 ottobre 2011 23:05

    Sono d’accordo con il direttore ed i contenuti dell’articolo. Questi non sono altro che dei segnali di una volontà di cambiamento,sostanziale,radicale;difficilmente troveremo un modo "soft" per approdare ad una soluzione,siamo tutti troppo coinvolti nelle" losche trame" della nostra società.

    E vero possiamo far ameno di dare in mano i nostri risparmi agli operatori di borsa,ma poi tutti
    cambieranno idea quando,riflettendo,si accorgeranno di perdere dei possibili utili.Da troppo tempo si sente parlare di crisi e necessità di cambiamento,nessuno di noi però è realmente disposto a cedere qualcosa in favore di questo,ogni svolta sostanziale prevede delle rinunce e delle perdite,delle vetrine infrante non sono di certo le cose più preziose che abbiamo.

  • Di teresa (---.---.---.184) 17 ottobre 2011 23:10

    Ciao Francesco,

    Non c´e´una sola riga di  quello che scrivi che io non condivida...Primo fra tutti l´approccio "top down" con cui si affrontano i problemi della marginalita´lavorativa , del precariato, della mancanza di prospettive, dall álto verso il basso, e non in modo partecipativo o "bottom up". Significa imporre le soluzioni anziche´elaborarle e farle condividere dalla societa´. Cosi´a chi viene tolta ogni prospettiva di futuro decente resta tanta rabbia, e´cosi´ovvio da essere banale! Aggiungiamo a questo la demagogia e la discriminazione che infarciscono la politica italiana...temo sempre di piu´che non sia che il preludio agli scenari apocalittici de "L´uomo verticale" di Davide Longo: Leggetelo se ancora non l´avete fatto, e´un pugno nello stomaco che merita di essere preso.

     

    Non tutti reagiscono alla rabbia con la violenza...Alcuni nel centro sinistra a quanto pare stanno reagendo con la delazione (denunciare i black blocs o consegnarli alla polizia, che roba da infami fare la spia, che roba indegna!) o la repressione (arresti preventivi! Come ai tempi del fascismo!) ...ma che cavolo succede in Italia?

    Io ho reagito alla rabbia nel modo piu´ costruttivo che ho potuto, rinunciando a vivere nel mio Paese, quindi in parte e´stata una scelta radicale, non avevo niente da perdere a parte la vicinanza ai miei fa e agli amici (amatissimi!)! ti scrivo dalla Danimarca, Paese in cui sono emigrata insieme al mio compagno e ai nostri bambini, dato che per due laureati in Agraria poliglotti e non inclini al compromesso come noi l´Italia riservava solo precarieta´ e delusioni lavorative. Gia´ perche´ ormai e´il Bel Paese solo sulla carta dato che il territorio va bene valorizzarlo non in modo sostenibile ma solo con la speculazione edilizia e per riciclare i soldi di evasori e criminalita´organizzata...

    Mi manca il mio Paese e non voglio considerarlo solo un pittoresco luogo di vacanza, ma vedendo quello che succede li´ e la differenza nel come vengono trattati i giovani, le donne e le famiglie con bambini qui in Dk (siamo dentro tutte e 3 le categorie), preferisco che i miei bambini crescano qui. Sarei stupida a tornare indietro!

    La gabbia e´nella testa delle persone delle vecchie  generazioni al comando, marcescenti e responsabili di allevare i loro gregari e successori nello stesso marciume culturale. Visto che non si decidono a mollare l´osso, o crepano indisturbati in un paese di zombies o saranno spazzati via dalla violenza.

    Per come stanno le cose adesso non vedo altre vie di uscita....


  • Di (---.---.---.36) 18 ottobre 2011 00:10

    Ciao Francesco ,

    mi è piaciuto molto il tuo articolo è importante e profondo quello che dici , ma molte persone si soffermano solo ad alcune parole, senza veramente far lo sforzo di capire quello che vuoi comunicare, ne tanto meno , capire cosa porta le persone alla violenza , all’esasperazione . A me è capitato di trovarmi in momenti di disperazione , di cadere , e non nascondo il fatto che sarei stato capace di qualunque cosa .È facile condannare senza elaborare il perché di ciò che succede , se non trovi lavoro o peggio se la tua fabbrica chiude , se hai passato i 40 , se hai famiglia , se hai un mutuo , se non sei una persona capace di inventare un lavoro , cosa fai? Ti chiudi in te stesso , dopo aver inutilmente cercato un’alternativa lavorativa presso le agenzie , poi entri in una spirale discendente dalla quale è difficile uscire , poi accendi la televisione e senti colui che dovrebbe risolvere i tuoi problemi che dice che è povero perché guadagna solo 140,000 € all’anno , vedi che l’altro da alle mignotte 6-7000 € a prestazione , quindi che fai?
    Voi che fareste ? 
    Beh , io ripudio la violenza , ma in questo caso spaccherei tutto , o meglio , non brucerei l’auto ma andrei a caccia di quelli che sono al parlamento e che mi prendono per il culo tutti i giorni a tutti i minuti , Voi no? 
    Questa gentaccia che governa / oppone non andrà mai via pacificamente , non gli conviene . 
    Al contrario sono andato via io , ma mi piange il cuore vedere questo paese distrutto da questi inutili personaggi da circo . 
    Italiani buona fortuna 

  • Di pint74 (---.---.---.120) 18 ottobre 2011 07:34
    pint74

    Condivido parzialmente l’articolo...
    Qui abbiamo un tumore da fermare e questo tumore è rappresentato da un migliaio di ricconi che fà il buono ed il cattivo tempo in questo mondo...
    MA la violenza coinvolgerebbe solo i poveri,mentre non toccherebbe affatto quelli che hanno scatenato la crisi che hanno modo di lucrare lo stesso,anche se una o più nazioni vanno in malora...
    La globalizzazione ha aperto tante possibilità di businnes,se noi ci facciamo guerra ,industriali e banchieri,hanno i loro introiti in asia o in sud america,i nuovi mercati creati dalla globalizzazione.
    Per fermare questo cancro e garantirci un futuro bisogna liberarci da quei parassiti che hanno in mano molti dei media,gran parte di industrie e banche ed i governi...
    Per farlo,senza violenza,basta fargli mancare il soldo,unica cosa che fà girare questo mondo...
    Sciopero dei consumi,boicottaggio dei prodotti di aziende proprietà di quella gentaglia,riorganizzare le nostre vite e le nostre idee,ritornare allo spirito di solidarietà reciproca che avevano i vecchi...

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.38) 18 ottobre 2011 07:39
    fernanda cataldo

    trovo interessante questo articolo, il quale non giustifica la violenza ma cerca di capire le cause. e


     non è con la condanna tout court dell’italietta ben pensante che si fanno le analisi a lungo 

    termine.
  • Di (---.---.---.212) 18 ottobre 2011 09:44

    c’è qualcosa che manca nell’analisi che ha prodotto l’articolo. ci si sofferma su una violenza di gruppi organizzati che hanno sfasciato vetrine e dato fuoco a macchine e una caserma e che di contro non ha partecipato a scontri. c’è stata una violenza (di cui non vedo traccia nell’articolo) da parte di polizia, carabinieri e finanza sul corteo giunto a s. giovanni che ha trovato (questo sì giustamente) una risposta da parte di chi era riuscito a giungere fino lì nonostante tutti gli eventi precedenti. il problema è che è sbagliato prendersela con chi, tra i manifestanti, ha partecipato agli scontri perchè loro erano nella condizione di legittima difesa.

  • Di paolo (---.---.---.128) 18 ottobre 2011 09:45

    Caro Francesco , ma tu che pretendevi che si facesse davanti alle scene di violenza trasmesse dalle tv ? Che si intavolasse un dibattito critico sulle motivazioni socioeconomiche o psicologiche che inducono a questi gesti ,oppure che si banalizasse il tutto dicendo che sono intemperanze di giovani emarginati senza futuro e quindi......?La condanna tout court della violenza è pressoché automatica, assolutamente scontata,direi di maniera.

    Certo che questi episodi sono il frutto di una società malata che ha fatto del profitto e del consumismo i propri feticci ,e allora? lo dici anche tu ,un modello alternativo al momento non c’è e non c’è per il semplice motivo perché nulla e nessuno può proporlo .Andrebbe conquistato giorno dopo giorno con riforme mirate ,puntuali alle esigenze di giovani(e meno giovani) che hanno perso completamente la bussola ,che hanno una crisi di iedentità che poi sfoccia in rabbia incontrollata .Senza però ignorare che i taroccati sono sempre esistiti e sempre esisteranno ,a prescindere dal contesto sociale in cui vivono .
    Vorrà pur dire qualcosa se l’unica città , in tutto il mondo ,incendiata è stata Roma ,siamo gli unici capitalisti?
    Comunque se aspettiamo che il cambio di società cali dall’alto ,campa cavallo che l’erba cresce e però non si possono neanche tollerare episodi di qualunquismo distruttivo .

    L’unica strada per il cambiamento è che si mobiliti la gente comune,quelli che stanno seduti in ufficio o lavorano nelle fabbriche ,i contadini e gli intellettuali e che vadano a strapazzare questi politici indecenti ,acchiappandoli per la collottola ogni volta che scavano un fossato sempre più profondo tra il popolo e il privilegio . Ma gli uomini ,quelli veri , ma dove sono finiti ? Ma come possiamo continuare a permettere quello che quotidianamente ci rifilano i vicerè che siedono sugli scranni del Parlamento . Bastonare loro ,questo bisogna fare e non sfasciare le vetrine dei supermercati perché quel gran furbacchione di Steve Jobs ,come tutte le Vanna Marchi in circolazione ,ci ha saputo fare .
    ciao (Scritto di botto semi incazzato)

  • Di (---.---.---.249) 18 ottobre 2011 10:03

    premettendo che non sono qui a fare la morale "borghese" a nessuno, tanto meno non sono una persona che ho fatto della "Non-violenza" o del "Pacifismo" lo status quo della sua vita.
    ciò che non condivido, e non ho condiviso alla manifestazione di sabato fin quando sono rimasto a p.zza s. giovanni, è la modalità con cui si è fatta violenza, cerco di spiegarmi facendo un esempio:

    se tu hai un padrone che ti opprime, ti violenta, ti fa un torto quotidianamente, tu come reagisci? ti incappucci e te la prendi con il suo cane da guardia?§

    ...sinceramente non lo posso giustificare, poichè queste cose succedono in italia sistematicamente da circa 45 anni,poichè ad oggi in italia noi scendiamo in piazza per urlare un cambiamento, abbiamo bisogno di un punto di rottura con il passato...

    ...ed inoltre, se non altro, per dignità personale o per "amor proprio", non sono più dipsosto a mettermi sullo stesso piano dei loro cani da guardia che sono lì apposta per fare da caprio espiatorio (che tendo a sottolineare non ha nulla a che vedere con l’ordine e la tutela dell’ordine pubblico, ma questa è un’ altra storia)

    in sintesi :posso anche giustificare la validità morale ed intellettuale della citazione di Ghandi che porti, posso anche giustificare l’uso della violenza, ma se devi essere violento fallo contro chi ti opprime veramente e soprattutto fallo col viso scoperto, non icappucciato e magari anche con un certo orgoglio.

  • Di teresa (---.---.---.184) 18 ottobre 2011 10:31

    http://www.facebook.com/notes/antifascismo-militante-italiano/lopinione-dei-black-block-se-cosi-volete-chiamarci/275681912463935


    A quanto pare l´intento era arrivare in Parlamento e occuparlo, ma la cosa e´completamente svanita a causa del vandalismo che cé´stato...
  • Di Giovanni Chianelli (---.---.---.20) 18 ottobre 2011 12:29

    Conordo con Francesco. Cercare di capire è tutto ciò che ci resta, ed è diverso dal condividere. Capisco la fatica di un netturbino, gli estremi di un fanatico, la miseria di un tossico anche faccio un lavoro ed una vita diversa. Scriveva ieri Indymedia: "E’ praticamente fisiologico che una compagine sociale così iniqua nella distribuzione dei doni e del carbone contenga in sé molta desolazione e molta rabbia. Per ogni stella che brilla in cielo ci sono mille persone nella stalla. Per ogni sorriso sul rotocalco patinato dei giovani e belli, ci sono diecimila smorfie di pena sulla carta straccia della miseria. Così crescono i depressi, gli avviliti, i frustrati: quante persone conoscete che non amano più la vita, che si sentono fallite, escluse, scaricate dal treno che corre e corre? Quante persone nei bar, nelle strade, nelle case si lamentano, sbuffano, succhiano psicofarmaci, bevono troppo, fumano troppo, si sfondano di tristezza?"

    E’ questo il gioco in cui siamo capitati. Si distribuiscono le carte: uno ha quattro assi perché è fortunato o perché bara, e gli altri perdono le dieci fiches che hanno davanti. E allora parliamoci chiaro: una società che premia chi ce la fa e dimentica chi non ce la fa, che produce e coccola un’elite, non deve stupirsi se nelle sue viscere cresce anche qualche manipolo di disperati pronti a sfasciare tutto. E’ fisiologico, pressoché inevitabile. E’ la bilancia del mondo. Più fortuna getti su un piatto, più violenza si piazza sull’altro. Noi odiamo la violenza, ma non ci piace nemmeno una società che ingrassa pochi e lascia che tanti giovani si consumino nella disperazione. La disperazione, alla fine, rende pazzi, rovina tutto, distrugge tutto.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.43) 18 ottobre 2011 13:52
    Damiano Mazzotti

    Se l’obiettivo era il Parlamento ci potevano andare di notte... tutte stronzate... sono italiani pure quelli e sono capaci solo di sbraitare... su Facebook per giunta... ma va a cagà...

  • Di (---.---.---.130) 18 ottobre 2011 15:44

    ciao,

    il tuo articolo è stato una boccata d’aria in mezzo a una marea di stereotipi rassicuranti che ci si continua a raccontare.

    con il tuo approccio si può capire. con il pensiero unico no.

    un’ultima cosa: chi pensa che capire le ragioni della violenza equivalga a giustificarla o è stupido o è in malafede (ma direi più la seconda).

     

    ciao e complimenti,

    tommi

  • Di Annalisa Melandri (---.---.---.234) 18 ottobre 2011 17:25
    Annalisa Melandri

    Francesco grazie per questa riflessione che trovo uan delle migliori fra tutte quelle che ho letto in questi giorni oltre a questa qui:


    trovo ripugnante che dei compagni abbiano segnalato quindicenni alla polizia e che ci sia una pagina dove postare foto per i riconoscimenti. trovo aberrante che si condanni al violenza degli oppressi e si giustifichi quella degli oppressori. Potevano stare tutti a casa a guardare il grande fratello che alla finanza globale, agli avvoltoi e ai banchieri di tutto il mondo i girotondi, le strimpellate nei parchi che puliamo anche per non fare brutta figura, le accampate pacifiche non fanno un baffo. Non dico che la violenza disorganizzata sia la soluzione e nemmeno la ricetta ma senz’altro come tu dici "perché è da chi non si allinea che, spesso, nascono i cambiamenti. I cambiamenti non emergono da un gruppo di amici che si tutelano, ma da visioni differenti, da incontri di mondi differenti."
    Dici tante cose giuste che condivido e per un momento mi hai fatto sentire meno sola. Un abbraccio come sai, da lontano. 
  • Di paolo (---.---.---.176) 19 ottobre 2011 10:53

    Io spero che Annalisa non pensi quello che ha scritto perchè ci sono delle affermazioni che ,parlo ovviamente dal mio punto di vista ,trovo un po’ fuori luogo ,per usare un eufemismo .Mi scuserà Annalisa .

    Non ho idea a cosa si riferisca per quanto attiene le segnalazioni alla polizia ,se essere compagni significa essere omertosi e coprire atti di teppismo e di vandalismo gratuito ,oltretutto contro obiettivi sbagliati ,allora sono felice di non essere mai stato un "compagno" anche se da sempre mi hanno bollato come un comunista.
    Non capisco poi cosa c’entri con il giustificazionismo degli "oppressori",termine generico con il quale , presumo ,si intenda il "capitalismo di sistema con il relativo collateralismo politico "(sintesi) ,avessero indirizzato la violenza contro di loro avrei applaudito e magari mi sarei rammaricato per non esserci anch’io .Ma ho visto incendiate delle panda e delle fiesta che non mi risulta essere nel parco macchine di Silvio Berlusconi e di gente della sua fattispecie.Infine che questi black blok , che Annalisa dice di amare ,siano dei martiri rivoluzionari che aprono ad un mondo nuovo lo trovo quanto meno desolante ,piuttosto si interroghi su chi siano veramente questi soggetti e a chi servono , a chi sono funzionali ,altro che panegirico d’amore .E senza perdere di vista che il "taroccato" è statisticamente probabile anche soltanto da un punto di vista biologico. E che ci sia qualcosa che non va lo dimostra proprio la mancanza strategica di individuare un obiettivo plausibile ,perché spaccare una vetrina di un supermercato fa semplicemente un baffo ai signori finanzieri che governano il mondo.
    E per finire pure l’abbraccio a Francesco che copre una solitudine , che non mi permetto ovviamente di giudicare ma che ,per quello che ho letto nell’articolo dell’autore , mi sembra un tantino esagerato .
    Ciao Annalisa

  • Di Franco Albertarelli (---.---.---.9) 19 ottobre 2011 11:36
    Franco Albertarelli

    Lei è la prima persona che sento ragionare da figlio della Natura e non da robot dalla coscienza (se così si può chiamare) programmmata; come d’altronde lo era il grande che ha citato, che scelse, si , la non violenza, ma basata su una strategia economica ben precisa - e non solo come principio - che ha ritenuto, ed a ragione, molto più efficace e meno dispendiosa in vite umane). Tenga duro nella sua posizione, contro tutte le critiche, che rispecchiano solo ipocrisia. E’ la classe intellettuale che ha il compito di formare le coscienze; nel senso di far capire alle persone che cosa si cela nel più profondo di loro stessi, l’umana natura, dei quali esse non sono più coscienti. E’ proprio la mancanza di questa classe il grande male del quale l’Italia soffre e che le impedisce di emanciparsi dalla situazione di degrado nella quale si trova. O, meglio, la classe intellettuale (ancora: se così si può chiamare) che abbiamo bada solo a vendere ed a vendersi (condizione senza la quale non è possibile vendere).

  • Di (---.---.---.144) 19 ottobre 2011 12:42

    Faccio notare che su 144 persone che hanno letto e votato l’articolo quasi tutti (92%) ne hanno dato un giudizio favorevole. Pare che a commentare in disaccordo con Piccinini si siano mossi in molti tra i critici, infatti nei commenti grosso modo il 50% è critico.

    La grande maggioranza approva ma non commenta.

  • Di paolo (---.---.---.200) 20 ottobre 2011 00:26

    Il link lo aperto Annalisa , stai sicura .La teorizzazione del REAL PROBLEM è meno convincente del tuo commento .Con questo approccio il rischio è quello di fare pura accademia ,di fare filosofia sociologica spicciola .Siamo alla sagra delle banalità .La realtà c’è l’hai sotto gli occhi ed è cosi’ come la vedi ,squinternati senza arte né parte che scassano tutto quello che gli capita a tiro ed è una follia celebrarli come degli eroi rivoluzionari .Non sono i " marker "del disagio sociale ,sono il disagio sociale .
    Gli eroi ,quelli veri , sono quelli che si alzano tutte le mattine per tirare avanti la famiglia , quelli sono i veri eroi di questa società di merda e anche Piccinini quasi quasi li cataloga come amebe ,come dei coglioni impotenti . Non c’è bisogno che siano questi disgraziati a dirci cosa non funziona per capire quali sono le cause del mondo distorto in cui viviamo ,c’è da puntare dritti come fusi su chi manovra e i suoi sodali ,li’ e solo li’ bisogna colpire e colpire duro , non sfasciare le macchine e i negozi della povera gente . Non c’è bisogno di pseudo elite rivoluzionarie di questo genere e "la condanna senza se e senza ma" non è fascista ,è sacrosanta ,è dovuta .Riflettici anche se non credo di averti convinto.
    ariciao 

  • Di paolo (---.---.---.216) 20 ottobre 2011 10:09

    Beh! Francesco , ho detto "quasi quasi" ,comunque tra ameba e impotente (vista la prefazione) non ci vedo molta differenza . Mi fa piacere che non lo pensi perché oltre a tuo padre nel mazzo(ad esempio) ci sono anch’io .
    Ti faccio poi notare (e mi riferisco anche al video del Fatto quotidiano ) che una quarantina di anni fa(arrotondo ) le cose sono cominciate proprio cosi’ (e la polizia di oggi è acqua di rosa rispetto alla famigerata "celere " di ieri) per poi arrivare alle stelle a cinque punte .Bene ,da allora il mondo è cambiato , ma in peggio e questo perché è mancata la saldatura con il popolo . Le avanguardie ,caro Francesco, non cambiano la storia ,la storia la cambiano i popoli e i popoli per muoversi devono essere affamati ,disperati , sfiniti e noi non lo siamo perchè quelli che stanno veramente male sono ancora troppo pochi ,tutti gli altri hanno ancora da difendere qualcosa e hanno una paura fottuta di perderla. Ecco perché insisto con il dire che i cambiamenti si devono fare passo dopo passo ,quotidianamente e non con i "barricaderos" del cactus che abbiamo visto .

    Un caro saluto (anche a tutti gli altri)e chiudo  

  • Di pv21 (---.---.---.93) 23 ottobre 2011 12:29

    Non violenza >

    Siamo all’ultimo quarto della legislatura.
    La maggioranza non approva il Rendiconto del Bilancio 2010? Si pone la fiducia e si va avanti. Del resto è già stata battuta altre 90 volte e per oltre 50 il governo è ricorso alla fiducia.
    Da un anno il Parlamento è ingessato da una maggioranza “purchessia” che risponde solo all’appello del “tutto tranne elezioni”. Un meccanismo di “sopravvivenza” che di fatto mortifica il ruolo e penalizza l’operatività di Istituzioni delegate a risolvere i problemi del paese.

    Una soluzione “finale” ci sarebbe.
    Durante una pausa dei lavori di Camera e Senato, dei gruppi di cittadini, in modo del tutto pacifico, dovrebbero insediarsi nelle due Aule occupandone ogni spazio agibile.
    Si comporrebbe una “silente” catena umana tale da rendere impraticabile qualsiasi tentativo di sgombero.
    All’esterno il sostegno, tanto pacifico quanto convinto, di una folta rappresentanza di cittadini.
    Il Presidente della Repubblica non potrebbe che far propria tale manifesta volontà popolare di ritornare alle urne.
    La sovranità appartiene al popolo e non può restare “ostaggio” di una casta di Primi Super Cives

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