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Torna il problema diossina a Taranto

Le foto denuncia della produzione e raccolta di fieno sotto le ciminiere dell’ILVA di Taranto e le Associazioni locali si chiedono "in che modo verrà utilizzato il fieno che pochi giorni fa è stato raccolto in rotoballe a poca distanza dall’area industriale di Taranto e in particolare dal camino E312 dell’Ilva". 

Se si è trovata diossina nel latte o nelle uova a Taranto è segno che ve ne era nel fieno o nel mangime che queste bestie hanno mangiato. Questo è chiaro per tutti. Allora ci chiediamo perché vicinissimi all’ILVA (non più di 100 metri) ci sono numerosi campi coltivati a fieno destinato poi all’alimentazione animale?

Pochi giorni fa è stato raccolto il fieno in rotoballe a poca distanza dall’area industriale di Taranto e in particolare dal camino E312 dell’Ilva.

Da quel camino che vedete nella foto che documenta la notizia, fuoriesce più diossina che in quattro nazioni europee messe assieme, stando ai dati ufficiali dell’Eper sulle emissioni industriali europee. Anche se abitaste lontano, chiedetevi per un attimo: sulle vostre tavole potrebbe arrivare la diossina di Taranto sotto forma di formaggio, uova o loro derivati? A questa domanda noi ne aggiungiamo un’altra: è importante sapere almeno se è contaminato o no questo foraggio? Se poi ci spostiamo in un raggio di meno di 3 km vediamo con sono diverse, le decine gli ettari coltivati a foraggio. E’ inutile sottolineare che a questo circolo non scampa l’uomo che poi si nutre di latte, uova o carne. Ed è questo il dato che colpisce e che ci allarma; nessuno, se non a causa di un danno economico o di qualche associazione che denuncia, si stia muovendo per cercare di rimediare a questo male o almeno capire che fine farà questo fieno coltivato sotto le mura del più grande acciaieria d’Europa.

E’ risaputo che le diossine vengono assorbite principalmente attraverso gli alimenti contaminati, e un fieno o un ortaggio coltivati così vicino ad una fonte d’inquinamento potrebbe esserlo.

Le diossine possono entrare nell’alimentazione attraverso diverse vie. La contaminazione dell’ambiente è causata principalmente dal trasporto nell’atmosfera e dalla ricaduta al suolo di emissioni provenienti da fonti diverse (incenerimento di rifiuti, industrie chimiche, traffico e via dicendo). Fonti di inquinamento particolari possono creare aree localizzate dove la contaminazione è maggiore. E’ facile pensare che più si è vicini ad una fonte d’inquinamento, maggiore sarà la probabilità di trovare di trovare aree inquinate.

Il suolo costituisce un luogo di accumulo naturale. Il trasporto atmosferico e la ricaduta sono la principale fonte di inquinamento di verdure a foglia, di pascoli e di foraggio. Le foglie sono poi consumate direttamente dagli animali al pascolo o conservate per produrre fieno o insilati (alimenti per bestiame conservati in appositi silos). L’utilizzo di fanghi come concimanti può in alcuni casi aumentare l’esposizione alla diossina degli animali.

Le diossine si concentrano nei tessuti grassi di bovini, ovini, suini, pollame e frutti di mare (pensiamo alle cozze allevate a Taranto). In linea di massima, più è lunga la durata di vita dell’animale, più è facile che le diossine si accumulino nel suo organismo.

Ma gli inquinanti che possiamo trovare sui vegetali coltivati in zone altamente inquinate non sono solo le diossine, il piombo nel fieno coltivato vicino all’inceneritore di Brescia è 8 volte superiore al limite massimo previsto per gli ortaggi e la frutta, prodotti che ci si è ben guardati da indagare a Taranto. Siamo preoccupati sia per i danni economici e di immagine arrecati ai produttori locali e a tutta l’economia agroalimentare del territorio, ma siamo preoccupati anche per chi giustamente vuole privilegiare il consumo dei prodotti locali e che non vede tutelata la propria salute dalle autorità competenti. Chiediamo al Presidente della Provincia, ma anche al Prefetto e al Sindaco di Taranto come massimi responsabili dell’igiene degli alimenti e della nostra salute, che ne pensano del fatto che nella zona di maggiore ricaduta della zona industriale tarantina, ci sono polli alla diossina, bovini e ovini contaminati, senza pensare poi alle arance e a tutti quegli ortaggi e come anche il fieno e le cozze, coltivati quasi a ridosso della più grande acciaieria d’Europa.

E’ giusto ricordare che dal registro europeo Eper (dati 2004) si possono ricavare questi dati di emissione industriale per la diossina:

Spagna 75,6 grammi/anno 
Svezia 20,6 grammi/anno 
Regno Unito: 68,9 grammi/anno 
Austria: 1,5 grammi/anno per un TOTALE 166,6 grammi/anno

Ilva di Taranto emette 172 grammi/anno di diossina stando alle proiezioni effettuate dall’Arpa Puglia disponendo dei dati delle rilevazioni del febbraio 2008. Tale quantitativo, che supera quello di 4 nazioni messe assieme, proviene dal camino E312 all’ombra del quale viene raccolto il foraggio che vedete nelle foto scattate pochi giorni fa.

Il Comitato per Taranto, l’AIL, PeaceLink e gli “Amici di Beppe Grillo” chiedono dove va a finire questo foraggio, quali animali alimenta e se vi sono rischi di contaminazione della catena alimentare. Il problema di fondo è la tracciabilità dell’alimentazione animale, dato che il 98% della diossina entra nel corpo umano attraverso l’alimentazione.

Gli alimenti a rischio sono in particolare, stando all’allevamento basato su fieno: il latte; il formaggio; la carne.

Da indiscrezioni raccolte sembrerebbe che quelle alcune delle rotoballe di fieno avvistate possano andare a Matera. Ma sarebbe importante avere una verifica ufficiale sulla destinazione delle balle di fieno.

Sapere se il foraggio è contaminato è essenziale perché dall’alimentazione animale dipende la sicurezza alimentare delle persone. Quel foraggio in quale parte d’Italia andrà? Sulle tavola di qualcuno distante da Taranto farà capolino la diossina di Taranto?

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