• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Recensioni > The Messenger - Oltre le regole

The Messenger - Oltre le regole

Tony è un reduce della guerra in Kuwait. Will è un reduce un poco più giovane della guerra in Iraq, con ancora i postumi delle ferite, che dovrebbe congedarsi dopo tre mesi. Viene incaricato di accompagnare Tony nello sgradevole compito di “notificazione vittime”, o "angeli della morte", come il più esperto li chiama: dire al parente di cui hanno il nome, e solo a lui, del decesso del loro congiunto, quattro frasi standard con le raccomandazioni che Tony, saccente e logorroico, dà al più giovane: non toccare mai il congiunto, l’avviso deve avvenire entro 24 ore dall’identificazione per non farsi anticipare da altri informatori, attenersi alle regole e alla disciplina militare, in divisa e con tutte le mostrine al petto, un avviso “mordi e fuggi”.

E’ fatale che Will (Ben Foster) cominci a interpretare il ruolo a modo suo, con maggiore umanità del collega che invece l’ha sepolta dentro e mostra solo il cinismo con cui difende sé stesso (superba interpretazione di Woody Harrelson). Per lui l’esercito è ormai casa sua: “Sono proprietà dell’esercito e a me sta bene”. “Entriamo nella vita di persone di cui non sappiamo nulla” e “Fuck off la procedura, sono solo persone, io non sono come te”: questo invece pensa e dice il più giovane. E’ fatale pure che, per la partecipazione umana che mette Will nel compito, già dopo qualche notifica venga attratto da una vedova, la dolce Olivia-Samantha Morton, con qualche anno più di lui, e dal suo bambino, la famiglia che il soldato ancora non ha. Molto brava questa attrice nel mostrare il travaglio che la situazione le dà. Eppure Tony lo aveva detto a Will: “Il tuo compito ha a che fare con qualcos’altro, devi viverlo di persona”. In effetti notificare al congiunto la morte in guerra di un ragazzo non può limitarsi a quattro frasi dette con tono asettico e senza nemmeno avvicinarsi ai familiari (uno di questi è il papà di un ragazzo di 20 anni, ha in giardino l’albero che aveva piantato quando il figlio nacque, si tratta dell’attore Steve Buscemi).

Il film, del 2009, è valso l’Orso d’argento al 59° festival di Berlino al regista Oren Moverman, nato nel 1966 in Israele e che cominciò a 22 anni, in America, a occuparsi di cinema. Di guerra deve aver sempre sentito parlare, dunque, per via della sua provenienza e perché vive nel paese gendarme del mondo. Il film è interessante e capta la partecipazione dello spettatore, quando in America ci si mettono sanno toccare tutte le corde del cuore. Qui abbiamo il cinismo di riflesso di Tony, quello che possono provare i reduci, per non farsi schiacciare dai ricordi e per non legarsi ad affetti che sanno di poter perdere. La corazza si spezza e abbiamo il pianto di questo “duro” quando Will, ormai suo amico, gli racconta di come salvò due compagni e come gli “esplose” sotto gli occhi un altro. C’è pure la disillusione dei due ai funerali, “bandiere e polpettone”, e l’importanza che possono dare a una festa di matrimonio – quello dell’ex fidanzata di Will con un nuovo compagno - partecipazione del tutto dissacratoria dei due, mezzi ubriachi. Non poteva mancare naturalmente il risvolto affettivo per la vedova Samantha e le considerazioni sparse sul senso delle guerre (Vietnam, Bosnia, Iraq, Afghanistan e la lista non finisce), con l’America che recluta anche in un centro commerciale poveri ragazzi da mandare a 7000 km da casa, “leoni per agnelli” (come il film di Robert Redford del 2007 con Meryl Streep e Tom Cruise). “Questa è l’America!”, comunque.

(Il titolo in italiano “Oltre le regole” sembra una banale drammatizzazione di “The Messenger”). 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità