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Terzigno: l’indifferenza di chi è vicino, l’interesse di chi è lontano

Il “congelamento” della discarica come strategia di controllo sociale.
L’indifferenza di chi è vicino, l’interesse di chi è lontano.

 

Così lontani così vicini. Perché L’Europa oggi sembra avere affinità elettive maggiori con le popolazioni vesuviane in lotta, rispetto ai nostri Governanti? Judith Merkies, presidente della Commissione d'inchiesta parlamentare europea, sembra dare ragione a chi protesta: per l'apertura di una discarica in un parco nazionale, dichiara, le autorità campane "si possono scordare di vedere sbloccare i 145 milioni di euro di fondi europei attualmente congelati dalla Commissione europea". La Merkies ricorda di aver avuto dalle autorità italiane assicurazioni di diverso tenore rispetto a quanto sta accadendo in Campania. Perché al Governo, alla Regione, alla Provincia tutto ciò non interessa minimamente e, anzi, da più parti viene auspicato un “uso della forza”?

In questi giorni è come se l’Europa e il resto del mondo guardasse a noi, con lo stesso sguardo con cui noi cittadini italiani abbiamo assistito alle scene di rivolta in Myanmar o in Iran. È questo forse il particolare sfuggente alla gran parte dell’opinione pubblica, dei grandi giornali, delle tv. Se le stesse scene viste alla rotonda Panoramica di Boscoreale, fossero state trasmesse dalla Corea del Nord o dal Tibet, ovviamente tutto il popolo italiano avrebbe sottoscritto appelli, firme, fiaccolate notturne. L’indignazione sarebbe stata sovrana. E invece no. Terzigno è troppo vicina fisicamente per manifestazioni di solidarietà e troppo lontana nella mente del resto degli italiani. Ormai siamo giunti al punto che appare necessario uno scatto in avanti. Di consapevolezza. La consapevolezza che lo Stato di diritto non vale per alcune zone del nostro Paese, dove la stessa autorità legislativa utilizza metodi che in qualsiasi altra parte del mondo sarebbero illegali. Questo è il testimone vivente dell’assenza di democrazia. E quindi della scarsa importanza della bandiera italiana, in un luogo in cui le leggi italiane non valgono.

Ci sono dati oggettivi che giornali, tv e società “incivile” italiana omettono di continuo nei loro racconti. La discarica Sari non è a norma. Lo ha ammesso in pratica lo stesso Bertolaso che evidentemente sta portando alla luce quella “marmellata fritta” emersa da alcune intercettazioni di due anni fa. Anno domini 2007. Al governo c’è Prodi. La monnezza arriva ai primi piani dei palazzi e Terzigno, nei piani dell’esecutivo, è destinata ad accogliere la “fos” (frazione organica stabilizzata), ossia il compost derivante dal trattamento meccanico-biologico. Ma i piani di Bertolaso sono altri. Un articolo de “La Stampa” del Maggio 2008 recita così: “Ma gli impianti per il trattamento della spazzatura non funzionano, la spazzatura trattata non esiste in Campania. La vice di Bertolaso parla al telefono con Gianfranco Mascazzini, che deve fare una relazione da mandare alla Comunità europea preoccupata per quanto sta accadendo con l’emergenza-rifiuti, e vuole avere notizie su Terzigno e le altre discariche. Mascazzini: «... stiamo cercando di immaginare che cosa possiamo dire... Su Terzigno pensiamo di metterci solo marmellata fritta... Il mio problema è di avere quattro carte...». Di Gennaro: «Quattro carte sulle altre aree, va bene». Mascazzini: «Fumerò... ci metterò dentro un po’ di cose...». Di Gennaro: «Va bene». E’ ancora Bertolaso che parla, questa volta con la sua vice Marta Di Gennaro, il 17 maggio 2007. «Tu fai tutto quello che può essere utile, che può servire… Io ho un obiettivo preciso: sputtanare i tecnici del ministero dell’Ambiente». Parlano ancora Greco e la dottoressa Di Gennaro. Greco: «Qui non ha proprio senso fare il trattamento dei rifiuti…». Di Gennaro: «Sì, ma rimane fra noi… non ce lo possiamo dire… ora noi dobbiamo parlare il linguaggio che parlano tutti… che è il linguaggio della vaghezza»".

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Oltre alla pessima gestione della cava Sari, della quale Bertolaso sembra essersi accorto solo oggi, e alla luce di queste intercettazioni, perché Cava Vitiello dovrebbe essere considerata "a norma"? Chi assicura le popolazioni di questo? Gli stessi che non hanno provveduto alle bonifiche e che per anni hanno avvelenato le discariche “statali e “legali” di Lo Uttaro, Pianura e Chiaiano! Come ennesima prova della volontà di avvelenare il Parco del Vesuvio, dai dati delle analisi realizzate dal settore ambientale della Provincia di Napoli e dall'Asia risulta che la falda acquifera sottostante alla Cava Vitiello è inquinata e fortemente compromessa. Viene spesso nascosto, poi, dai media asserviti al potere, il fatto che è stato possibile realizzare queste discariche solo derogando una serie infinita di leggi, tra le quali quella di non poter realizzare qualsiasi tipo di discarica all’interno del Parco. Un territorio brulicante di vigneti, frutteti e poi ristoranti, alberghi: un’economia irrimediabilmente compromessa. Una vita irrimediabilmente compromessa. 

La parte sana che un certo tipo di informazione non permette che passino queste notizie. Sono quegli stessi tg che si preoccupano solo di dare spazio agli scontri, agli incendi, ai teppisti, ignorando le proteste pacifiche durate un intero anno e le affermazioni del procuratore Lepore che ha escluso infiltrazioni di matrice camorristica. Le preoccupazioni di chi detiene le redini del potere, oggi, mirano a calmare la protesta, proclamando l’ennesima bugia: il “congelamento” della Vitiello! Un metodo di controllo sociale che già ha avuto successo in tre occasioni. Nel 2008 quando la Sari fu aperta in virtù del fatto che i cittadini non potevano più “passeggiare” e “respirare” per le strade ricolme dei rifiuti di un emergenza creata ad hoc. Nel 2009/2010 quando diversi esponenti politici locali e regionali annunciavano gloriosamente: “la discarica cava Vitiello non aprirà”. Ed infine 23 ottobre 2010: Bertolaso annuncia in un incontro con sindaci e comitati che la Sari sarà bonificata e la Vitiello “congelata”. Una ecoballa. La differenziata di Napoli è al 19% e, a meno che i rifiuti non vadano a finire nello spazio, con queste cifre sarà inevitabile lo “scongelamento”.

La soluzione è rappresentata da una differenziata "spinta" che, subito, in 3-4 mesi porti, alla pressocché inutile apertura di un altro sversatoio. In alcune zone della Campania la raccolta differenziata arriva all'80%. Segno che, nonostante l'antropologica inferiorità attribuita alle popolazioni del posto, basta che i comuni facciano semplicemente il loro dovere. Lo Stato, però, ha scelto. Non investire in risorse provenienti direttamente dalla terra, nel turismo, nella valorizzazione culturale e umana di territori che avrebbero da offrire scorci di bellezza paradisiaca, invidiati in tutto il mondo, a favore dei rifiuti. Una strategia di “inferiorizzazione” e “terzomondizzazione” sociale della Campania e del meridione che ha origini antiche e che nella politica dittatoriale, adottata negli ultimi giorni, trova riscontri (che ripetiamo essere) oggettivi. Solo quando la società civile italiana comprenderà questo aspetto, quello sarà il momento della svolta. Ciò che sta succedendo a Terzigno è il contrario del Federalismo tanto caro alla Lega.

Un centralismo totalitario che manganella il dissenso. Come in Tibet, come in Corea del Nord, come in Iran, come in Myanmar.

I commenti più votati

  • Di Marvin (---.---.---.242) 26 ottobre 2010 10:53
    Marvin

    Il colore del sangue e la solidarietà delle Istituzioni

    In un paese del quarto mondo, vivevano delle creature aliene, esse si cibavano di rifiuti e si dissetavano con il percolato.

    I governanti di quel paese, erano molto sensibili verso i propri sudditi, ed esprimevano quasi sempre solidarietà a coloro che subivano delle ingiustizie o delle violenze.

    L’unico piccolo difetto che avevano, era che essi si comportavano diversamente a seconda del colore del sangue delle vittime.

    Se questo sangue era nero, subito essi mandavano telegrammi, messaggi o rose rosse ai malcapitati, se sfortunatamente, le vittime avevano il sangue rosso, allora facevano finta di non vedere e non si degnavano nemmeno di fare una telefonata, facendo ricadere le "colpe" dei padri sui figli. Erano diciamo così, vendicativi e si sentivano al di sopra di tutti e di tutto, solo loro erano i Perfetti P.d.M.

Commenti all'articolo

  • Di Marvin (---.---.---.242) 26 ottobre 2010 10:53
    Marvin

    Il colore del sangue e la solidarietà delle Istituzioni

    In un paese del quarto mondo, vivevano delle creature aliene, esse si cibavano di rifiuti e si dissetavano con il percolato.

    I governanti di quel paese, erano molto sensibili verso i propri sudditi, ed esprimevano quasi sempre solidarietà a coloro che subivano delle ingiustizie o delle violenze.

    L’unico piccolo difetto che avevano, era che essi si comportavano diversamente a seconda del colore del sangue delle vittime.

    Se questo sangue era nero, subito essi mandavano telegrammi, messaggi o rose rosse ai malcapitati, se sfortunatamente, le vittime avevano il sangue rosso, allora facevano finta di non vedere e non si degnavano nemmeno di fare una telefonata, facendo ricadere le "colpe" dei padri sui figli. Erano diciamo così, vendicativi e si sentivano al di sopra di tutti e di tutto, solo loro erano i Perfetti P.d.M.

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