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Il voto. Mentevalanza (o moltitudine) in ascesa

Sono passati cinque anni da un articolo in cui, in maniera profana e assolutamente ingenua, mi imbattevo in un termine nuovo, scoperto nelle pieghe nella mente, tra delirio e supposta lucidità. Chiamavo “mentevalanza” http://www.agoravox.it/Anni-zero-La-nascita-della.html una nuova classe sociale, analizzata in maniera parziale, scontata, ridicola. I “giovani”, i “precari”, gli “atipici”. Quasi come fossimo anormali. Ebbene no.

 

 

Questo mondo che di anormale ha molte cose, tra cui il lavorare la notte in un supermercato aperto ma, di fatto, vuoto; mi aveva mostrato un barlume di sanezza, in quella terminologia semplice e diretta.

La crisi della grande industria ha, di fatto, polverizzato il proletariato “vecchio stampo”. L'operaio umile, onesto, ma impossibilitato dal proseguire gli studi e di ampliare le conoscenze. Con l'avvento delle nuove tecnologie, dell'era digitale, dei new media e di tante belle paroline inglesi, il capitalismo liberista ha individuato una traiettoria nuova e definita per continuare a sottrarre vita dal tempo delle persone. Una volta erano le otto ore. A cui se ne aggiungevano altre sedici di libertà.

 

Oggi, il mondo in cui tutto è conoscenza e rappresentazione, esige un tempo dilatato. L'annullamento della distanza tra osservatore e attore della realtà. Ciò ha generato un notevole abbassamento del valore della conoscenza stessa, e, logicamente di chi la produce. Stage, contrattini, finte partite IVA, voucher, contratti di 2 ore, contratti volatili sono la giusta retribuzione per chi, in maniera anche gratuita, contribuisce a rendere operativa la macchina del nuovo capitale.

“Perchè produrre conoscenza di valore se ho a disposizione un esercito di lavoratori semi-gratuiti”? E' la cosiddetta “mentevalanza”. L'esercito di riserva del terzo millennio. Che non ha rappresentazione. Che non riesce a riconoscersi nei vecchi sindacati, contrari persino al reddito minimo garantito. Che cerca di partecipare alla vita politica e pubblica e a cui è stata sottratta voce e dignità. La loro istruzione , ben al di sopra di quella delle generazioni precedenti, è inversamente proporzionale al loro reddito. E questo l'elemento cardine, il nodo fondamentale, che unisce mentevalanza alla condizione di povertà dei cassintegrati della grande industria, degli esodati, dei commessi precari sfruttati dalle cooperative nei centri commerciali, e persino dei profughi che diventano lavoratori “volontari” per piccoli lavori a servizio dei Comuni. Una classe liquida, non assimilabile alle vecchie categorie con cui siamo abituati a concepire la realtà. Plebe vs borghesia.

Una condizione dell'esistenza socio-economica che potrebbe essere riconosciuta come “moltitudine”. Non più massa indistinta e indifferenziata, ma un variopinto quadro delle nuove miserie a tinte fosche ma dalle tonalità difformi. É questo il “popolo” che i vecchi partiti non riusciranno ad intercettare mai. E' in queste nuove configurazioni sociali che fa breccia il Movimento 5 stelle, che riesce a coniugare interessi vari e, talvolta, contraddittori, con una condizione oggettiva di esclusione e marginalità. Solo in una città, la moltitudine, spesso confusa e la cui litania di sottofondo è “nè destra né sinistra”, si è sposata con una direzione ben distinta. Con una barra ben dritta. Con un'ideologia chiara e precisa.

Napoli. Luigi de Magistris ha incarnato le passioni e le pulsioni dei nuovi esclusi. Non ancora del sottoproletariato urbano, degli ambulanti, di chi vive di espedienti, ma di chi presto potrebbe divenire loro alleato nei centri decisionali (almeno questo auspico). La mentevalanza partenopea. Istruiti nello spirito e nell'anima, ma poveri nelle tasche. Figli di quelli che hanno lavorato duro per consentire loro un'istruzione adeguata, e traditi dalle nuove politiche globali che sottostima la conoscenza, riducendola a chiacchiericcio da social network. Sotto al Vesuvio, potrebbe instaurarsi un nuovo laboratorio politico. Una rivoluzione “permanente” che ha le potenzialità per includere i nuovi esclusi, partendo dall'alleanza tra questi e i vecchi ultimi. I ragazzi di strada, gli scugnizzi liberati dall'apatia e dall'inerzia di chi promette vita breve e guadagni facili. Sottrarre loro dal capitalismo illecito per condurli verso una condivisione di status comune con chi è istruito ma povero. Verso la via maestra della partecipazione. La mentevalanza è appena sbocciata. Ma ha già le idee chiare. 

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