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 Home page > Attualità > Economia > Tema libero. I perché della crisi. Inchiesta, seconda parte

Tema libero. I perché della crisi. Inchiesta, seconda parte

Abunai Ki: Confusione.

Tema Libero affronta questa settimana la seconda parte dell’inchiesta sui perché della crisi. La scorsa volta abbiamo fatto il punto centrando l’attenzione su alcuni fatti curiosi che emergono da una semplice lettura trasversale delle informazioni, che riceviamo quotidianamente dai media. E ci siamo chiesti, soprattutto, cosa succederà, adesso che, a proposito di crisi internazionale, siamo stati, più o meno chiaramente, edotti sul fatto.
 

Da qui il titolo di questa puntata: confusione. In che senso? È semplice, confusione in chi riceve continuamente messaggi che sembrano fatti apposta per non giungere ad una conclusione.
 
Esprimo un punto di vista personale, che, con un occhio al passato, potrebbe risultare assai realistico. Conclusione ovvia quanto scontata, la realtà spesso supera l’immaginazione; è possibile invece, drammaticamente, che la confusione dei media sia generata piuttosto da una confusione interiore, che tutto sia reale, e che le affermazioni contraddittorie – inequivocabilmente – nascano da una tendenza quasi fisiologica a minimizzare. Tendenza assolutamente deleteria e distante da comportamenti come determinazione, coraggio, correttezza: di chi rappresenta, nei confronti di chi è rappresentato.
 
Non sto parlando dei “dettagli” (che pure dettagli non sono) relativi ai fatti di governo; da che mondo è mondo, scaramucce e incomprensioni, passi falsi, dichiarazioni e smentite sono sempre state fatti di cronaca. Ma quando l’atteggiamento di superficialità diventa una modalità con cui rapportarsi con le realtà internazionali, siamo di fronte a un problema serio.
 
Se l’assenza di chiarezza genera confusione, cosa manca? Prendersela sistematicamente con chi governa non è sempre la soluzione migliore, anzi a volte è un modo comodo per evitare di assumersi la responsabilità di comprendere.
Ciò che manca è la memoria storica. Il meccanismo con cui riceviamo le notizie racconta la realtà in modo superficiale, e la quantità di informazioni che riceviamo costantemente, ci toglie o riduce di molto la nostra capacità di ricordare ciò che è stato detto ieri, o ieri l’altro o ancora peggio l’anno scorso.
 
Un altro strumento della comunicazione, pericoloso quando usato a sproposito, si può riassumere in una sola parola: minimizzare.
 
L’atteggiamento di minimizzare per ridurre il rischio di panico può produrre risultati devastanti; si finisce per credere che ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi venga ingigantito all’occorrenza. Perdiamo la capacità di dimensionare correttamente i fatti aumentando la possibilità che nel disordine restino inascoltate voci autorevoli.
 
La cosa interessante è che questo tipo di analisi, che vede come attori uomini di potere, uomini di governo, la finanza (nel nostro caso), la popolazione dalla parte del pubblico e i fatti, inevitabilmente distorti a piacere, è un modello noto a tutti: lo stesso modello utilizzato dal cinema catastrofico americano. Come dire: nulla insegna l’esperienza e tanto meno la storia.
 
Siamo in una grande città americana, abitata da milioni di persone. Alcuni tecnici, appositamente pagati per monitorare un certo tipo di eventi naturali, si accorgono che segnali inquietanti annunciano una catastrofe di dimensioni colossali, che potrebbe mietere milioni di vittime.

Cosa succede dopo?

L’eroe mette a repentaglio la propria carriera e la propria vita per farsi ascoltare, ma nessuno ha interesse ad essere disturbato. Tutti minimizzano e lo considerano un pazzo. Finché non accade la catastrofe annunciata, e tutti si rendono conto che non aveva poi tutti i torti.

Come finisce?
Di solito l’eroe (che nel frattempo si è innamorato della donna della sua vita che si salverà insieme a pochi altri superstiti), improvvisa una soluzione che pur andando contro ogni logica riuscirà a salvare la maggior parte delle persone, riportando la vita della metropoli in condizioni normali.
 
L’eroe del nostro film (che può avere qualsiasi titolo, da incidente ad alta quota a terremoto, da vulcano a tornado) è dotato di intuito, intelligenza e conoscenze. Ma soprattutto conosce il fenomeno, è un vero esperto e possiede informazioni sulla sua storia, sull’evoluzione dei fatti; stiamo parlando di anni, non secoli, intendiamoci.
 
Il discorso si conclude facilmente, non è necessario ampliare di molto l’orizzonte del nostro sapere. Voglio richiamare l’attenzione del lettore su un’equazione abbastanza semplice, che altrettanto semplicemente siamo in grado di sovvertire e – almeno in parte – sovvertirne gli effetti.
 
La confusione generata da affermazioni difformi o contraddittorie, per bocca di voci autorevoli alle quali tendiamo spontaneamente a dare credito (premier, governatori, finanzieri, grandi imprenditori, sindacati ecc.), presenta messaggi che oscillano dal pacato ottimismo all’allarmismo più totale, a seconda dei giorni.
 
Nello stesso tempo la mediazione è dettata dai “suggerimenti” di minimizzare e mostrare fiducia nelle istituzioni. All’interno di questa forbice si annidano senza difficoltà possibilità innumerevoli per i singoli (individui, lobby o piccoli gruppi) di volgere fatti di portata internazionale a loro diretto ed esclusivo vantaggio senza che possano essere individuate vere e proprie responsabilità. Si cercheranno piuttosto, correndo ai ripari, agnelli sacrificali su cui far cadere ogni tipo di colpa.
 
Sono però altrettanto convinto che la storia è in grado, senza difficoltà, di mettere a nudo una realtà diversa, suffragata da fatti, indizi, elementi oggettivi. Non ci resta altro da fare che proseguire a breve il discorso, con un esempio, numeri alla mano, estremamente calzante.
 
Alla prossima.

Commenti all'articolo

  • Di Dave Deep (---.---.---.140) 1 dicembre 2008 13:04

    I miei commenti sono ripetitivi ma essenziali.
    Stiamo vivendo il progetto che alcuni gruppi di potere occulti hanno da tempo progettato. Oggi questi gruppi di potere si stanno impadronendo di tutti i settori della società per governarci.
    Questi gruppi controllano tutto. Dobbiamo sempre più studiare e fare collegamenti. Politici, industrie fermaceutiche, colossi agroalimentari, finanziari ed economici, mass media, cultura, nuove tecnologie, grandi organizzazioni criminali, servizi segreti.....sono tutti uniti dallo stesso filo.
    E’ un argomento complesso, per questo la confusione é tanta. Penso anche che il 2012 sarà un anno basilare per il cambiamento. Tante cose stanno venendo a galla in questi anni e il nostro compito é di informarci sempre di più su questa dinamiche trovando nella realtà le prove di questo, non la soluzione. Guardare tutto dall’alto attraverso le prove concrete della nostra vita quotidiana.

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