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Snowden e il rifugio svizzero

Dovesse stancarsi di Vodka, freddo siberiano e caviale del Volga, Edward Snowden potrebbe sempre rifugiarsi in Svizzera e imparare a sciare.

Dal 2013, dopo aver svelato al mondo i programmi della NSA (National Security Agency) per sorvegliare in segreto amici e nemici, il giovane informatico, ex-dipendente dell'agenzia, è uno dei most wanted sulla lista nera del governo degli Stati Uniti. Dall'agosto dello stesso anno Snowden ha trovato riparo in Russia, dove ha ottenuto un permesso di soggiorno speciale, appena rinnovato, che gli permette di spostarsi nel paese e di viaggiare all'estero. Non che sia facile farsi una vacanza, con i servizi di sicurezza americani alle calcagna, ma i monti svizzeri sembrano da oggi un rifugio abbastanza sicuro per Snowden, a determinate condizioni.

Come si legge su un documento del Ministero Pubblico della Confederazione (MPC), Berna non estraderebbe Snowden verso gli Stati Uniti se dovesse arrivare in Svizzera come testimone di un procedimento penale o nel quadro di un'inchiesta parlamentare.

Già nel novembre 2013, nell'ambito delle verifiche svolte dallo stato elvetico sulle attività di controllo illegali realizzate da paesi stranieri in Svizzera, erano stati immaginati diversi possibili scenari per gestire una eventuale richiesta di asilo da parte del ricercato americano.

Nel documento si afferma che l'estradizione sarebbe rifiutata nel caso in cui venisse appurato il carattere prevalentemente politico delle imputazioni, ovvero “se gli atti per i quali è richiesta rappresentano un delitto politico o se la domanda sembra politicamente fondata”. Secondo i criteri svizzeri, ogni accusa di tradimento nei confronti dello stato americano sarebbe considerata, di fatto, eminentemente politica. Inoltre, sarebbe rigettata qualsiasi richiesta di estradizione che comporti il rischio di un'imputazione per la quale è prevista una pena capitale.

In sostanza, se Snowden fosse convocato dall'MPC per offrire una sua testimonianza nell'ambito di un'inchiesta pubblica, gli verrebbe offerto un salva-condotto e la garanzia di non essere estradato negli Stati Uniti, dove rischia fino a 30 anni di detenzione per spionaggio, furto di materiali riservati e tradimento. Solamente obblighi di stato superiori, da stabilire con nuovi accordi tra Svizzera e USA, potrebbero relativizzare questa posizione, ma al momento non esistono indicazioni che facciano supporre cambiamenti di tale portata.

Edward Snowden non ha più il passaporto americano e le sue possibilità di spostamento sono estremamente limitate, al di fuori della Russia. Nonostante le rassicurazioni di Berna, metterà mai a rischio la propria libertà per una tavoletta di cioccolato e i prati verdi delle Alpi svizzere?

 

Foto: Wikimedia

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