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Sinistra e destra indifferenziate: storia della gestione dei rifiuti a Roma

Gestione dei rifiuti a Roma, strumento di trent'anni di promesse e campagne elettorali [tratto da "La protesta nel cortile, così si frena il dialogo del dissenso"] di Flavia Orlandi

Ciò che distingue Roma da Napoli non è la capacità di gestire i propri rifiuti quanto quella di nasconderli sotto il tappeto. Nonostante un commissariamento partito nel 1999 per risolvere l'emergenza, e durato fino al 2008, la raccolta differenziata della capitale è ferma a meno del 25%. Gli impianti di Tmb (Trattamento Meccanico Biologico), obbligatori per decreto ministeriale dal marzo di quest'anno, non sono sufficienti e i rifiuti vengono trattati nelle altre arrabbiate provincie, spesso senza tornare indietro.

I movimenti di protesta si sono moltiplicati. Spicca per anzianità il Coordinamento contro l'inceneritore di Albano, nato nel 2007. Tuttavia l'attenzione sul tema dei rifiuti è diffusa in tutta la provincia: Malagrotta, Valle Galeria, Divino Amore, Bracciano, Castelli Romani, Massimina, Guidonia, Cerveteri, Fiumicino, Colleferro. All'interno di ogni area ci sono comitati, associazioni, gruppi di protesta differenti e non necessariamente tra loro in comunicazione (anche perché ci sono orientamenti trasversali, dall'estrema destra all'estrema sinistra, partitici e antipartitici).

Si è sviluppata una struttura a rete sull'intero territorio nazionale che permette la cooperazione durante manifestazioni e cortei, nonché la condivisione di informazioni e dibattiti in strutture più grandi come il Coordinamento nazionale rifiuti-energia. Cresce così l'influenza dei comitati sulle scelte politiche, ma non si tratta solo di una scelta strategica. È l'obiettivo stesso a essere comune: i territori non si pongono in competizione tra di loro per non ricevere grandi opere di dubbia utilità ("not in my back yard"), ma ne contestano la realizzazione stessa proponendo alternative più sensate dal punto di vista economico e ecologico. Oggi l'etichetta di egoismo locale sembra più un tentativo della Politica di sminuire le critiche al proprio operato avanzate dai cittadini che non un problema reale.

Ma le istituzioni hanno la coscienza sufficientemente pulita per ignorare le voci contrarie? Tutti e tre i livelli istituzionali, Regione, Provincia e Comune, sono coinvolti nella gestione dei rifiuti. La Regione e la Provincia per la scelta dei siti destinati a diventare discariche e per la progettazione dei grandi impianti di incenerimento. La raccolta dei rifiuti e quindi la differenziata sono di competenza comunale, anche se in presenza di un grosso impianto a caldo esistono “obblighi di conferimento” per mantenerne l'attività. Nel 2007, quando alla Regione si parlò per la prima volta di un nuovo inceneritore, a spingere perché l'impianto entrasse in agenda furono 10 comuni dei Castelli Romani che attraverso una lettera chiedevano la contemporanea chiusura della discarica di Roncigliano. Alla presidenza della Regione c'era Marrazzo, ma anche il consigliere del Pdl Robilotta se ne fece promotore. Scelta condivisa, ma poi nel dicembre 2009, in corrispondenza della prima udienza dei ricorsi al Tar dei comitati e del picco di proteste in piazza, tutti declinarono le responsabilità. Gli stessi sindaci della lettera affiancarono ai ricorsi cittadini una comune richiesta di sospensione del progetto. Siamo infatti alla vigilia di alcune elezioni comunali, e la primavera seguente si terranno le elezioni regionali.

La campagna elettorale è aperta e il candidato ad Albano del Pd Nicola Marini sostiene come il suo sia sempre stato “un no fermo e deciso”, in opposizione al sindaco del Pdl in carica Marco Mattei. Eppure il progetto è della Regione, e la Regione è in mano al Pd, ma sono incongruenze che in prossimità del voto si spera passino inosservate. Le due candidate alla Regione, Renata Polverini e Emma Bonino, che sull'impianto avranno più voce in capitolo, mantengono sull'argomento una vaghezza bipartisan, cercando di rassicurare le comunità locali di «non voler far nulla contro di loro». Passate le elezioni la poltrona regionale va al centrodestra, il comune di Albano al centrosinistra, ma l'ex sindaco Mattei diventa Assessore regionale all'ambiente subito confermando il progetto, nonostante la richiesta di sospensiva firmata di suo pugno qualche mese prima.

Renata Polverini delega le sue responsabilità sulla costruzione dell'inceneritore alla precedente amministrazione di centrosinistra e il progetto rimane in agenda. Si scatenano poi nuovi attriti tra Regione e Comune di Roma, ma essendo entrambi in mano al centrodestra in una prima fase si tenta il dialogo e lo spostamento delle responsabilità verso la Provincia, in mano al Pd. Gianni Alemanno critica il monopolio sui rifiuti, ma durante il suo mandato la situazione non cambia, e alla vigilia del successivo approfitta della chiusura di Malagrotta per presentarsi come il sindaco anti-discarica, anche perché non va a lui la scelta del nuovo sito.

E nonostante il commissario straordinario Goffredo Sottile nominato dal Governo la situazione rimane bloccata fino ad oggi. Se si guarda alla gestione dei rifiuti laziale dieci anni di commissariamento sono trascorsi lasciando intatto il monopolio delle discariche del lobbista Manlio Cerroni, a cui la Regione ha anche commissionato senza concorso pubblico la realizzazione dell'inceneritore ad Albano (finanziato dai cittadini tramite i Cip6 già da tempo dichiarati illegali). Il tutto senza che si investissero risorse adeguate né per la raccolta differenziata né per la filiera del riciclo.

Il fatto che gli impianti di Tmb siano oggi inadeguati sia per numero che per funzionalità (invece di separare, sono per lo più dei tritovagliatori) ne è un'ulteriore dimostrazione. Le politiche degli ultimi anni sono state all'insegna del lassismo quotidiano e del mantenimento dello status quo, salvo poi appellarsi a uno stato d'emergenza per legittimare scelte impopolari. Le strategie personali hanno governato l'intera vicenda: alleanze con la popolazione ai livelli istituzionali più bassi, silenzi e “colpi di decreto” per quelli più in alto, incapacità di comunicazione tra i vari livelli, anche quando appartenenti allo stesso schieramento.

L'inceneritore e la nuova discarica sono stati unicamente uno strumento dialettico per accrescere il consenso e screditare l'avversario, ma mai dei problemi affrontati alla radice. Se allora di egoismo si vuole parlare questo va cercato nella politica: «non nel mio bacino elettorale», specie quando si vota.

 

Il numero completo del Il Serale lo trovate, sfogliabile, qui

 

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