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Si rompono i maoisti nepalesi

In una situazione sempre più caotica, con un governo a guida maoista che dovrebbe condurre alle elezioni di novembre ma contestato dagli altri partiti, tutto si frantuma.

I duri maoisti hanno creato un nuovo partito e altre 26 formazioni (in massima parte etniche) hanno chiesto l'iscrizione per le prossime elezioni.

Il percorso verso la stabilità sembra sempre più accidentato, mass meeting di maoisti, monarchici e oppositori ha segnato l'inizio della stagione dei monsoni, dove tutto si blocca.

La novità di questi giorni è che la tanto annunciata divisione del partito maoista sembra fatta. La fazione del duro Baidya ha formato un nuovo partito CPN (maoist) Communist Party of Nepal. Ha lasciato a casa la U (Unified) del partito originario. Non si vuole presentare alle elezioni e proclama, se il popolo lo vorrà, la lotta armata. Fortunatamente sta arrivando il monsone (in ritardo di una settimana) e si sa che, quando piove, le rivoluzioni stentano a partire. In ogni caso continua il dialogo fra i due gruppi, a parte qualche botta di traditori, revisionisti, servi delle potenze straniere.

Si calcola che circa il 40% del Comitato centrale sia con il duro e puro Baidya, stanco di Prachanda, arricchito (con famiglia) e ormai più pompiere che incendiario; così parte della base e la maggioranza degli ex-guerriglieri. Si presume che sia la prima scissione a cui ne seguiranno altre in tutti i partiti, in grande fermento. I maoisti sono il primo partito nelle ultime elezioni e se lo split non rientra, per loro butta male. Si calcola che il nuovo partito possa prendere il 20% dei voti maoisti, ma anche per gli altri maggiori si prevedono scissioni e, infine, un panorama politico ancor più frammentato (oggi i partiti sono 26).

Prima delle piogge e nel caldo torrido, c’è stata la stagione dei mass meeting e delle prove di forza. Hanno iniziato Congresso, UML e i partitini d’opposizione, poi i monarchici e infine i maoisti. Tutti nel pratone di Thundikel e tutti a bloccare il traffico di Kathmandu, con buona partecipazione a dire il vero.

Sui palchi, la maggioranza dei dirigenti era Brahmini, Chetri e Newari, le caste alte che, in tutti i partiti mantengono il potere. Si è fatto un gran parlare di gruppi svantaggiati, ma i ricchi (storicamente concentrati nelle caste dominanti) non mollano niente, accettano solo altri ricchi e potenti provenienti da quelle marginali. La classe dirigente nepalese è ancora ingessata (come del resto, su basi diverse, l’italiana), senza integrazione pacifica, si rischia (come si è visto) il crescere delle tensioni etniche. Certo è, che tutti i vecchi partiti vedranno al loro interno divisioni e nuovi partiti si formeranno (su base religiosa e razziale) per le prossime elezioni di novembre.

Il mass meeting più grande è stato quello maoista, ma la sorpresa è stata la grande partecipazione a quello monarchico in cui il vecchio ministro degli interni di Re Gyanendra, Kamal Thapa, ha dichiarato che caduta l’Assemblea Costituente, anche la Repubblica è da ridiscutere (s’apre un nuovo fronte). Tanta gente con le immagini del sovrano, che continua a riscuotere successo nelle campagne e nell’immaginario degli scontenti. Rimane sempre, per alcuni, l’emanazione terrena di Vishnu.

Le nuvole gonfie di pioggia del monsone stanno arrivando da oriente provocando le solite inondazioni e frane, si presume che sia più debole del solito e già si preoccupano gli agricoltori dopo i buoni raccolti della scorsa stagione. Come sempre, il gran caldo, ha provocato esplosioni di malattie intestinali nelle regioni del Terai. Mai che si cerchi di prevenire.

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