• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Sciopero sì. Ma basterà?

Sciopero sì. Ma basterà?

Si avvicina l’autunno. E come si sa rappresenta la stagione più calda per l’Italia. Altro che estate. Anche se quest’anno ad agosto il barometro della polemica nazionale ha segnato temperature altissime, settembre ed ottobre rimangono i mesi delle piazza piene, dei cortei studenteschi e del malessere sociale. La Cigl ha confermato ancora con più vigore la mobilitazione nazionale indetta per il 6 settembre contro la manovra economica che sara’ varata nelle prossime settimane.

Anche Cisl e Uil deluse dalle ultime mosse del governo stanno valutando che forma dare al loro malcontento.

Se il governo e la maggioranza si mobilitano per far approvare in fretta e furia nelle aule parlamentari la manovra bis ricorrendo, se necessario, al voto di fiducia, nel fronte opposto è una corsa continua a far emergere i molteplici punti critici della legge finanziaria, attualmente in discussione al Senato.
Ma c’è da chiedersi: può lo sciopero generale rappresentare lo strumento piu’ efficace con cui lavoratori, pensionati,studeni e tutte le categorie sociali possano incidere concretamente sull’operato dell’ esecutivo?

Forse no. Temiamo che lo sciopero generale non basterà. Nella scelta tra il baratro ed i tagli iniqui ed impopolari, il governo opterà per la prima opzione, spinto dalla fretta e dall’esigenza di rassicurare I mercati ed I partner europei.

Una cosa sembra certa. Difficilmente gli scioperi degli ultimi anni hanno portato all’esito per cui erano stati proclamati. Nel 2001 i sindacati riuscirono a stoppare le modifiche volute dall’esecutivo sull’articolo 18 portanto in piazza milioni di persone, perché sensibilizzarono l’intera società italiana sulla necessità di tutelare i diritti acquisiti dei lavoratori. Era una battaglia contro il merito ed il metodo con cui era stata affrontata la questione dal secondo governo Berlusconi. Oggi a 10 anni da quella storica vittoria sindacale la situazione è profondamente cambiata.

Il sistema economico occidentale è in crisi e non è più facilmente sostenibile. L’economia reale è in affanno e stenta a produrre ricchezza e quindi welfare. La globalizzazione e l’emersione di economie fin ora dormienti stanno destabilizando il quadro in cui le nostre società sono inserite. Lo sciopero genarale dinanzi a questo scenario sembra purtroppo un arma spuntata e poco risolutiva, perché i destinatari a cui si rivolge è una piccola parte dei molti che hanno determinato e determineranno le nostre vite.

Il governo sembra inadeguato ad affrontare la crisi perché ignora le reali cause che l’hanno prodotta, e non possiede gli strumenti per analizzare la situazione attuale. Tanto che come è stato rilevato da più parti l’esecutivo è stato commissariato dalla Bce e dall’Europa.

Ma ha senso protestare contro chi nel gioco in atto ha un ruolo sempre minore? E non contro chi veramente decide le sorti di noi lavoratori, dipendenti pubblici, studenti, pensionati e consumatori?

Ad esempio perché non si protesta anche contro Trichet e la BCE ? Siamo italiani o europei? Entrambi le cose.

Perché non si prova a marciare contro il duopolio Merkel – Sarkozy che non accetta gli eurobond?

Non per spirito nazionalista ma perché dovremmo diventare sempre più coscienti del ruolo dell'Europa e dell'importanza delle interconnessioni tra i vari paesi.

Perché si lotta contro chi decide la qualità dei tagli e non contro chi decide la vera entità e quantità di queste misure?

Mobilitarsi contro gli attuali provvedimenti economici che colpiscono “i soliti noti” e lascia intatti le ampie sacche di evasione ed elusione fiscale è necessario, ma se non si vuole che ogni sforzo sia vano e velleitario bisogna avere ben presente che lo scenario dello confronto (e dello scontro) sociale si è tremendamente ampliato. Altrmenti il 6 settembre penseremo che starà per cambiare qualcosa ma non cambierà proprio nulla. Al massimo si spaventerà ancora un po’ il quinto governo di Silvio Berlusconi. E sarà una magra consolazione.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares