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Scandalo pedofilia. Duecento bambini vittime di abusi per il New York Times

Scandalo pedofilia. Duecento bambini vittime di abusi per il New York Times

Duecento. Duecento. Duecento. Bene ripeterlo. Ma anche fosse stato “solo” uno il bambino che avesse subito violenze senza almeno ricevere giustizia, sarebbe stato uno scandalo enorme. Duecento. E i vertici, tra cui Papa Benedetto XVI, stando alle rivelazione del NY Times, sapevano e hanno coperto.
 
Non si fermano più le notizie sui preti pedofili dopo i fatti tedeschi (che hanno riguardato anche il fretello del Papa) e Irlandesi, che mettono la Chiesa al centro di uno scandalo che, giorno dopo giorno, assume proporzioni sempre maggiori. Settimane calde per il Vaticano e per il Papa che vede, per seconda volta in pochi giorni, il nome di Ratzinger fare capolino sulle prime pagine internazionali, immerso in questo vortice dal quale non si sa come potrà riprendersi. Basteranno le scuse Basteranno i non sapevamo? Basteranno le tante parole che si stanno sprecando in questi giorni nelle sale vaticane?
 
E abbiamo ancora nella testa che, rimbombano, martellano, la parole contenute nella lettera “scandalizzata” del Papa ai Cattolici irlandesi in cui si diceva che chi aveva sbagliato ne avrebbe risposto “davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti” e le parole di qualche giorno fa di Bagnasco: “che cosa ci vorrà ancora per prendere atto che senza il principio fondativo della dignità intangibile di ogni pur iniziale vita umana, ogni scivolamento diviene a portata di mano?”. Dignità, vita umana, scivolamento... senza contare uno dei “valori non negoziabili” come “la dignità della persona umana, incomprimibile rispetto a qualsiasi condizionamento”. Parole che si allargano e diventano indicazioni di voto, accanto a quelle sulla sacralità della famiglia, sulla dignità della persona umana e sull’aborto! L’aborto, lo spauracchio da cacciare a ogni tornata elettorale, un sempreverde assieme alla “dignità umana”. Belle parole, certo!
 
Duecento, scrive il New York Times questa mattina, sarebbero i bambini vittime di abusi da parte di un sacerdote del Wisconsin, Padre Murphy, ormai deceduto, e che avrebbe chiesto ai vertici vaticani, informati di quello che era successo, di vivere i suoi ultimi giorni di vita “nella dignità del mio sacerdozio. Chiedo il vostro aiuto in questa vicenda”. E l’aiuto gli è stato dato, sia da Ratzinger, continua il quotidiano statunitense, che da Bertone, dal momento in cui, per i vertici vaticani, l’importante era “proteggere la chiesa dallo scandalo”.
 
Le accuse nascono da un documento di cui il quotidiano newyorkese è entrato in possesso. Ma è solo uno delle migliaia di casi, continua il NYT, inoltrato per decenni dai cardinali alla Congregazione per la dottrina della fede, l’organismo della Curia Romana incaricato di vigilare sulla purezza della dottrina della Chiesa cattolica (Wikipedia); questo in particolare fu ignorato da Ratzinger - all’epoca a capo della Congregazione – il quale non diede risposta a due lettere sul caso inviategli da Rembert G. Weakland, Arcivescovo di Milwaukee all’epoca. Solo Tarcisio Bertone, oggi Segretario di Stato del Vaticano, si incaricò di rispondere e di aprire un caso sull’accaduto, salvo poi rinunciarvi in seguito a una lettera dello stesso Murphy che sottolineava come l’affare fosse ormai in prescrizione.
 
Il caso quindi fu insabbiato e Padre Murphy spostano in gran segreto nel 74 “in una diocesi al nord del Winsconsin dove ha continuato liberamente la sua attività in parrocchie, scuole e, in qualità di incaricato della dottrina, in un centro giovanile di detenzione”. Sterile la difesa di padre Lombardi, portavoce del Vaticano, che ammette che Padre Murphy ha abusato di bambini “particolarmente vulnerabili”, ed è senza dubbio “un caso tragico”, ma sottolinea come il Vaticano non ne fosse stato informato fino al 1996 e che la decisione di non punirlo fosse dovuta anche al suo stato di salute all’epoca (Padre Murphy morirà nel 1998) e al fatto che dopo quei casi non vi erano state più denunce.
 
Possibile che in Italia nessuno sapesse (il pezzo è firmato Laurie Goodstein, con la collaborazione, però, della corrispondente in Italia Rachel Donadio)? Ad ogni modo siamo sicuri che i nostri quotidiani, a caso ormai aperto, non ci metteranno molto per mettere a segno altri scoop. Serviva il NY Times a fare da apripista.

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