Scajola si dimette: "Un Ministro non può sospettare di abitare in una casa pagata in parte da altri"

Di ritorno anticipato dal viaggio in Tunisia, Scajola ha stamattina dato le dimissioni in seguito alle accuse che lo vedevano coinvolto in pagamenti in nero riguardo l’acquisto di un appartamento a Roma con vista sul Colosseo. Pagato 600mila euro da Scajola, sarebbe in effetti costato almeno 900mila euro in più che sarebbero stati pagati dal Gruppo Anemone, l’imprenditore coinvolto nello scandalo del G8. Uno scandalo che giorno dopo giorno si arricchiva di maggiori dettagli e soprattutto di ironia per l’acquisto di una casa in una delle zone più in vista di Roma, pagata manco fosse in una borgata. La difesa del Ministro era stata ritenuta da più parti troppo sterile, il “non sapevo” dietro cui si era rifugiato il politico ligure era ormai una barriera talmente piena di buchi da vedere la presa di distanza anche dei giornali vicini al Governo (con gli editoriali di Feltri su “Il Giornale” e Belpietro su “Libero”) oltre che la dura presa di posizione dell’IdV e quella del Pd.

 

È la seconda esperienza di Governo negativa per Scajola che già nella scorsa legislatura Berlusconi, era il 29 giugno 2002, era stato costretto a dare le dimissioni in seguito alle frasi rivolte al giuslavorista Marco Biagi da poco assassinato dalle Nuove Brigate Rosse: “Marco Biagi era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza”, aveva detto all’epoca l’ex Ministro.

 

Oggi 4 maggio le accuse sono diverse e nonostante non sia ancora iscritto nel registro degli indagati era ormai impossibile che rimanesse al suo posto, o attendesse, come aveva paventato, di riferire in parlamento il giorno dopo aver incontrato i magistrati, ovvero il 14 maggio.

 

“Sto vivendo da 10 giorni una situazione di grande sofferenza” ha detto Scajola e sebbene “non indagato, mi ritrovo notte e mattina a inseguire le rassegne stampa per capire di cosa si parla”. “Una campagna mediatica”, ripete più volte il Ministro, e lo fa fin dai primi giorni in cui la storia è apparsa sulle prime pagine dei giornali, e si dice “quotidianamente esposto a ricostruzioni giornalistiche che sono contraddittorie tra loro”, e continua: “per difendermi non posso continuare a fare il ministro come l’ho fatto in questi anni. L’ho fatto senza mai rispsarmiarmi, gli ho dedicato tutte le mie energie e il mio tempo, commettendo sbagli, ma pensando sempre di fare il bene”.

 

Ha poi ripercorso brevemente i suoi atti da Ministro - in campo energetico, nucleare, il piano Berlusconi per il sud, l’innovazione dei prodotti italiani per competere nel mondo - sottolineandone l’importanza per il bene del paese. Le sue dimissioni, termina Scajola, “permetteranno al Governo di andare avanti”.

 

Rimarranno scolpite nelle nostre teste, però, le parole che il Ministro aveva rilasciato qualche giorno fa al Messaggero: “Non lascerò il governo, non farò come nel caso Biagi altrimenti sembrerà che mi hanno beccato con il sorcio in bocca. Non ho colpe”.