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S&P declassa l’Italia e i cinesi giudicano l’onore del premier

Standard and Poor's ha abbassato il rating sul debito italiano portandolo da A+ ad A, e considera il suo outlook negativo. L’agenzia di rating ha accompagnato la decisione spiegando "la fragile coalizione di governo e le differenze politiche all'interno del Parlamento continueranno probabilmente a limitare la capacità dell'esecutivo di rispondere con decisione a un contesto macro-economico interno ed esterno difficile".

Queste parole pesano come macigni sull’attuale governo e sull’operato del Presidente del Consiglio, principali cause del disastro.

Ma quanto potrà durare questo gioco che vede l’Italia massacrata da tutti gli osservatori mondiali, in quanto guidata da un premier e da un governo screditati e non più affidabili?

La situazione è insostenibile. Basta fare un giro per i principali siti di news stranieri per capire due cose fondamentali: 1) l’immagine del nostro paese è compromessa dalla logora figura di Silvio Berlusconi. 2) qualsiasi rilancio o svolta avverrà a seguito della prima azione di buon senso che può essere compiuta: le dimissioni volontarie (o visto che di questi tempi va di moda) coatte del Cavaliere.

Oggi 20 settembre 2011, apriamo per esempio il portale MSN cinese. Un partale che annovera ogni giorno milioni di contatti.

Tra le prime notizie ne spicca una relativa a Silvio Berlusconi. Parlerà forse della decisione del governo cinese di investire in buoni del tesoro? Si renderà conto dei contatti tra il ministro Tremonti ed il suo omologo mandarino? Oppure si occuperà del Made in Italy nella terra di mezzo?

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Sfortunatamente no.

Facendo uso di google translator cerchiamo di capire quello che l’articolo comunica a milioni di cinesi che sono incuriositi dalle vicessitudini dell’ex-Bel Paese. E la sorpresa è grande.

L’articolo prende spunto da un corsivo uscito sul Daily Telegraph a firma di Nick Pisa lo scorso 18 settembre, e racconta come, secondo alcune ricostruzioni ed intercettazioni telefoniche, Silvio Berlusconi si sarebbe occupato di organizzare i suoi noti festini anche durante la propria trasferta in Oriente avvenuta nell’ottobre del 2008.

Il Cavaliere infatti alla vigilia del suo viaggio si adoperò per far ottenere anche a Gianpaolo Tarantini il visto per la Cina, in appena cinque ore.

L’imprenditore barese infatti aveva manifestato al Cavaliere l’intenzione di partecipare alla visita ufficiale con la delegazione italiana.

L’articolo riporata il dialogo intercorso tra Gianpi e l'imprenditore Enrico Intini. La telefonata è del 17 ottobre 2008 e Tarantini chiede ad Intini se ha qualche 'aggancio' in Cina:

"Tu a Pechino c'hai qualcuno che conosci? Perché io vado la settimana prossima 4 giorni con lui là perché lui ha il G7 ... G14... non so che cazzo ha... e mi vuole portare insieme... volevo qualcuno introdotto per organizzare una serata... una cena... perché lui ha detto che si rompe i c... a fare le cose... quelle ufficiali... formali che stanno là".

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Forse anche i cinesi ad 8000 km di distanza sono parte del complotto dei poteri forti che vuole delegittimare il governo? Forse anche loro sono manovrati dalle opposizioni e da De Benedetti? Oppure anche loro dubitano della storia delle eleganti cene organizzate da Tarantini e della correttezza dei comportamenti del nostro premier? 

L’immagine che ne esce del nostro paese è comunque devastante. Colui che sarebbe dovuto andare in Cina per stringere accordi commerciali ed incrementare le relazioni tra i due paesi si occupava invece (come traspare anche dall’articolo) essenzialmente dei propri piaceri privati, incurante dei doveri che il proprio ruolo gli assegnava.

In una paese come la Cina dove le relazioni commerciali si basano essenzialmente sui rapporti personali, il rispetto reciproco e l’onorabilità delle persone, la credibilità del nostro paese ne esce gravemente colpita.

Soprattutto ora che il nostro esecutivo ha chiesto ufficilmente al governo cinese di sostenere il nostro debito publico comprando i buoni del Tesoro, Silvio Berlusconi mina l’Italia ed ogni possibilità di ripresa.

Se ci domandiamo per quale motivo le agenize di Rating declassano il nostro debito pubblico anche a fronte di una manovra finanziaria di circa 53 miliardi di euro, la risposta è semplice e la si evince anche dall’articolo apparso nella stampa cinese: i governanti che ci guidano non sono credibili agli occhi dei nostri creditori.

Se ci chiediamo se qualcosa di concreto possa essere fatto per arginare questa deriva, la risposta è altrettanto semplice: bisogna ridare credibilità alle nostre istituzioni, rimuevendo la principale causa del nostro discredito.

In Cina la cosa peggiore che può succedere ad un uomo, è “perdere la faccia”. Berlusconi a parer del mondo l’ha persa da tempo. Prima che accada lo stesso all’Italia bisogna fare qualcosa: nuovo governo, oppure nuove elezioni.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.118) 20 settembre 2011 18:41

    Già, bisogna far qualcosa, ma cosa?! il problema ormai non è più Berlusconi, ma la maggioranza parlamentare composta da un insieme inqualificabile di onorevoli terrorizzati dall’idea non dico di elezioni anticipate ma di un cambio di governo, perderebbero tutte le loro rendite e si infilerebbero in una situazione dalla quale potrebbero risultare definitivamente estromessi da tutto. Ecco dunque che per loro è più remunerativo mantenere lo status quo piuttosto che affrontare l’urgenza di un cambio di governo.
     Ora finché questa maggioranza regge con i propri numeri non vi sono strumenti costituzionali che possano costringere berlusconi a dimettersi, quindi niente nuovo governo o nuove elezioni.
     Vi è forse un unica via che potrebbe consentire a Napolitano di intervenire a salvaguardia delle istituzioni: una "guerriglia" parlamentare permanente, accompagnata da imponenti e continue manifestazioni nel paese, tale da indurre il presidente a sciogliere le camere. Ma i "coraggiosi" onorevoli del centro sinistra sono interessati ad accorciare il loro mandato?!?!?

  • Di pv21 (---.---.---.21) 20 settembre 2011 19:59

    Reputazione e credibilità >

    La Costituzione prescrive “disciplina e onore” per chi adempie funzioni pubbliche (art.54).
    Era l’aprile del 2009 quando la moglie Veronica chiedeva ai “veri amici” di aiutare “un uomo malato”.
    Il seguito è nella raccolta dei titoli degli organi di informazione internazionale.

    Il Parlamento è da mesi “bloccato” da una maggioranza “purchessia”.
    E’ proprio necessario provare qual’è il vero “collante” di quella quindicina di voti di “fiducia” messi a baluardo del “tutto, tranne dimissioni”?
    La storia insegna che la Febbre del Tribuno non conosce rinunce fino a …

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