• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Russia e Cina salvano la Siria. Massacrare l’opposizione è legittimo

Russia e Cina salvano la Siria. Massacrare l’opposizione è legittimo

Può sorprenderci davvero che Russia e Cina abbiano votato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU contro la bozza di risoluzione che chiedeva la condanna della Siria per la durissima repressione delle manifestazioni anti regime?

Se ci sono due paesi che hanno qualche problema con alcuni ambiti della propria cittadinanza sono proprio i due colossi dell’area in parte ex-comunista e in parte (misteriosamente) capitalistico-comunista. Due nomi su tutti: Cecenia e Tibet. Ma non sono i soli nomi, perché di opposizioni interne - per vari motivi, da quelli più schiettamente politici a quelli su base etnica o religiosa – i due paesi ne hanno parecchie.

Per un semplice processo di identificazione con il dittatore mediorientale, avranno pensato che non si può proprio impedire a qualcuno di massacrare i propri cittadini se questi si ribellano e pretendono non solo sviluppo e speranze per il futuro, che in fondo si possono concedere (purché sempre in un’ottica di supersfruttamento da padroni delle ferriere), ma addirittura giustizia e libertà o anche dignità e rispetto. Questo proprio non si può concepire.

La giustizia deve essere quella dei capi clan, la libertà quella dei paesi totalitari, la dignità azzerata e il rispetto solo quello che il comune mortale deve al boss mafioso, non certo il contrario.

Completa solidarietà dunque a chi, in nome di una stabilità che sembra essere la massima aspirazione per il vicino oriente, ritiene il proprio regime intoccabile, immodificabile e non criticabile. E via libera alle stragi: voci di agenzia parlano ormai di oltre tremila morti dall’inizio delle manifestazioni contro Assad e il veto posto alla condanna ONU non potrà che sembrare esattamente per quello che è: semaforo verde per la più capillare delle azioni repressive. 

Stupisce caso mai il totale silenzio dei pacifisti occidentali che evidentemente non trovano niente da ridire su quello che accade quotidianamente in Siria. Se fosse stato Israele a massacrare quasi tremila persone (cioè quante durante le due guerre del Libano e di Gaza sommate insieme) avremmo visto – come effettivamente è successo – cortei di protesta in mezza Europa. Ma se lo stesso succede in Egitto, Libia, Yemen o Siria nessuno si muove ed è anzi più o meno apertamente sostenuta la tesi che siano proprio gli israeliani in combutta con le potenze occidentali a tirare le fila delle ribellioni. Salvo poi dire, di fronte alla repressione aperta, che sono gli stessi israeliani ad appoggiare i regimi più sanguinari per mantenere lo statu quo.

Insomma la colpa, quando si parla di regimi arabi, è sempre di qualcun altro. Eppure i giovani rivoltosi indicano chiaramente chi sono i loro nemici che sono nemici interni, i loro stessi governanti. La stessa cosa che hanno fatto tempo fa i giovani ceceni o tibetani prima di fare a cazzotti con i carri armati.

Ed è forse la prima volta nella storia che i popoli arabi si ribellano contro le loro proprie élite. Ci sono stati colpi di stato o guerre civili, ma si fa fatica a ricordare un avvenimento di ribellione aperta in cui il protagonista assoluto e spontaneo sia stato un popolo arabo. La novità non è irrilevante: qualcosa si è incrinato nel quel mondo e l'apertura ci impone di guardare con particolare attenzione ed interesse a quello che si muove.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares