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Rodotà su Repubblica risponde a Scalfari: "Sono e cercherò di rimanere un uomo della sinistra italiana"

“Sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità”

Queste le parole di Stefano Rodotà all’indomani della rielezione al Quirinale di Giorgio Napolitano. L’ex Garante della Privacy ha indirizzato una lettera al quotidiano la Repubblica in replica ad un articolo scritto da Eugenio Scalfari secondo il quale al momento di una scelta tra Rodotà-Napolitano, avrebbe scelto senza dubbio il secondo.

"Caro direttore, non è mia abitudine replicare a chi critica le mie scelte o quel che scrivo. Ma l’articolo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune precisazioni, per ristabilire la verità dei fatti. E, soprattutto, per cogliere il senso di quel che è accaduto negli ultimi giorni. Si irride alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho parlato di amici che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con migliaia di messaggi). E allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi Bersani? Per la stessa ragione per cui, con grande sensibilità, mi ha chiamato dal Mali Romano Prodi, al quale voglio qui confermare tutta la mia stima. Quando si determinano conflitti personali o politici all’interno del suo mondo, un vero dirigente politico non scappa, non dice “non c’è problema “, non gira la testa dall’altra parte. Affronta il problema, altrimenti è lui a venir travolto dalla sua inconsapevolezza o pavidità. E sappiamo com’è andata concretamente a finire."

Nel suo editoriale Scalfari criticava Rodotà per aver attaccato i dirigenti del Partito Democratico che non solo non hanno appoggiato il suo nome e non l’hanno neanche contattato telefonicamente (ma hanno pensato di rivolgersi alla figlia) e per aver accettato di essere proposto da Beppe Grillo e dal Movimento 5 Stelle.

"La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo? E allora bisogna parlare seriamente di molte cose, che qui posso solo accennare. È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l’esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata. Nella drammatica giornata seguita all’assassinio di Giovanni Falcone, l’esigenza di una risposta istituzionale rapida chiedeva l’immediata elezione del presidente della Repubblica, che si trascinava da una quindicina di votazioni. Di fronte alla candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, più d’uno nel Pds osservava che non si poteva votare il candidato “imposto da Pannella”. Mi adoperai con successo, insieme ad altri, per mostrare l’infantilismo politico di quella reazione, sì che poi il Pds votò compatto e senza esitazioni, contribuendo a legittimare sé e il Parlamento di fronte al Paese."

Poi Rodotà difende il partito che, per scelta o forse per esclusione, lo ha proposto come candidato nella corsa al Quirinale.

"Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l’esame del sangue di costituzionalità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell’imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? È folklore o agire in sé incostituzionale? E tutto quello che ha documentato Repubblica


nel corso di tanti anni sull’intrinseca e istituzionale incostituzionalità dell’agire dei diversi partiti berlusconiani? Di chi è la responsabilità del nostro andare a votare con una legge elettorale viziata di incostituzionalità, come ci ha appena ricordato lo stesso presidente della Corte costituzionale? Le dichiarazioni di appartenenti al Movimento 5Stelle non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che ciò comporta, dovrebbero essere da tutti considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo."

La reticenza del nome del giornalista di Repubblica nei confronti del giurista peraltro sembra essre ingiustificata. È proprio quest’ultimo infatti che precisa:

“Una analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo, se appena si ha nozione dell’iter che l’ha preceduta e del fatto che da mesi, e non soltanto in rete, vi erano appelli per una mia candidatura. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all’area della sinistra italiana siano state snobbate dall’ultima sua incarnazione e abbiano, invece, sollecitato l’attenzione del Movimento 5Stelle. L’analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi.

Aggiungo che proprio questa vicenda ha smentito l’immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato. Ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato che non ero il candidato del Movimento, ma una personalità (bontà loro) nella quale si riconoscevano per la sua vita e la sua storia, mostrando così di voler aprire un dialogo con una società più larga. La prova è nel fatto che, con sempre maggiore chiarezza, i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd. E ora, libero della mia ingombrante presenza, forse il Pd dovrebbe seriamente interrogarsi su che cosa sia successo in questi giorni nella società italiana, senza giustificare la sua distrazione con l’alibi del Movimento 5Stelle e con il fantasma della Rete.”

Poi, in conclusione, una precisazione sui modi in cui Scalfari ha prontamente sostenuto la sua preferenza verso Napolitano:

Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che, scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano, non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull’intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica.”

A conti fatti tutto appare diverso e forse tra i due sarebbe bastato scegliere il terzo incomodo ma come spiega Giusepper Civati oggi nel suo blog: “E invece sarebbe bastato votare Prodi. Perché non votare Prodi è una quisquilia, mentre rivotare Napolitano un imperativo categorico.”

Commenti all'articolo

  • Di Arrigo Garipoli (---.---.---.155) 22 aprile 2013 16:56

    Spettable Stefano Rodota Alle quirinarie avevo votato Gino Strada perche non la conoscevo molto bene , ma ad Iniziare da Gino Strada a tutti gli elettori che l hanno votata , lei e stato indicato come il piu autorevole candidato alla presidenza della repubblica , sulla fiducia di cio e documentandomi ho capito che lei era giustamente La persona piu valida a ricoprire il ruolo al colle , ho quindi cercato con tutte le mie forze di singolo cittadino di permettere tale visione il piu condivisa possibile al fine di poterla farla eleggere dal Parlamento, purtroppo la sua onesta e professionalita e coerenza non e condivisa della maggioranza del Parlamento per mancanza di tali valori nei grandi elettori in carica che per un meccanismo incostituzionale (Il premio di maggioranza) hanno sottratto seggi in tal numero da rendere il parlamento impotente davanti allle buone intenzioni del primo partito Italiano il Moviemento 5 stelle che e ha ricevuto condivisione alla sua elezione solamente dal SEL , e per questo che si puo legalmente dire che un Golpe e avvenuto , portando al risultato che l Italia e stata riggettata indietro di 7 anni con scambio di favori tra Napolitano a cui le intercettazioni patto stato mafia vengono sottratte e distrutte dagli archivi della storia d italia in cambio con probabili favori ai due protagonisti della gestione del potere in Italia negli ultimi 20 anni Berlusconi i suoi processi con tutto il PDL e Bersani i suoi processi con tutto il PD , le,sue parole non fanno altro che certificare vieppiu la stortura e il Bavaglio che la Democrazia a oggi subito dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che per la prima volta non verra ufficializzata dall intero Popolo Italiano ma solo dai Mafiosi Corrotti, Ladri,incompetenti, e stolti vecchie nomenclature del passato mummie che vogliono coprire con una pietra tombale il propio malaffare gettando cosi un ombra di inquetudine su tutto il Popolo che deve subire il colpo di stato

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