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Risposta alla lettera aperta di Roberto Saviano

Risposta alla lettera di Roberto Saviano.


Caro Roberto Saviano.
Mi rivolgerò a lei conferendole del lei, perché il tu lo posso solo dare ai compagni di lotta. Rispondo alla sua lettera pubblicata oggi su repubblica.it, sì alla sua lettera aperta rivolta al movimento di Roma del 14 dicembre 2010.

Sì, a quelle persone, uomini e donne, che lottano a rischio anche della propria incolumità psicofisica per riportare la libertà vera e non demagocica nel nostro paese. Paese ove regna una dittatura celata dal velo della democrazia. Riprenderò alcuni passi della Sua lettera modificandone anche il contenuto in alcuni casi.

Chi ha lanciato un sasso alla manifestazione di Roma lo ha lanciato per i movimenti di donne e uomini che erano in piazza, chi ha assaltato un bancomat lo ha fatto  per coloro che stavano manifestando per dimostrare che vogliono un nuovo paese, una nuova classe politica, nuove idee.

Ogni gesto violento è stato un voto di sfiducia in più dato al governo Berlusconi. I caschi, le mazze, i veicoli bruciati, le sciarpe a coprire i visi: tutto questo appartiene a chi sta cercando in ogni modo di mostrare un'altra Italia. Un'Italia che non tollera più gli abusi di potere, il nepotismo, il clientelismo il potere vigente.

I passamontagna, i sampietrini, le vetrine che vanno in frantumi, sono anche l'espressione di quella violenza coltivata dalla ingiustizia perenne presente nella società non solo italiana ma anche tutta. 

Poliziotti che si accaniscono in manipolo, sfogando su chi è inciampato rabbia, frustrazione e paura: è una scena che non deve più accadere. Poliziotti isolati sbattuti a terra e pestati da manipoli di violenti: è una scena che non deve più accadere. 

Manipoli di agenti provocatori caro Roberto Saviano.

Il poliziotto ha scelto un lavoro difficile ed oggi giorno grazie soprattutto alla formazione militare che hanno alle spalle, perché come ben lei saprà, i poliziotti non vengono più arruolati con i vecchi sistemi, ma devono passare obbligatoriamente dalla vita militare prima di tentare il passaggio in polizia, ciò lascia ben intendere perché la polizia italiana è violenta e non è piú quella di una volta, come si diceva che era letteralmente al servizio del cittadino, oggi ciò lo si deve porre ancor di più in discussione.

Quindi, riprendendo la sua lettera, se tutto si riduce alla solita guerra in strada, questo governo ha vinto ancora una volta. Infatti, nessuno vuole la guerra di strada, nessuno vuole la violenza, la violenza la si patisce, subisce giorno dopo giorno ed è chiaro che prima o poi la situazione debba esplodere caro Saviano.

Secondo lei, ridurre tutto a scontro vuol dire permettere che la complessità di quelle manifestazioni e così le idee, le scelte, i progetti che ci sono dietro vengano raccontate ancora una volta con manganelli, fiamme, pietre e lacrimogeni. Bisognerà organizzarsi, e non permettere mai più che poche centinaia di idioti egemonizzino un corteo di migliaia e migliaia di persone. Pregiudicandolo, rovinandolo.

Se idioti esistevano in quella manifestazione, questi erano certamente chi ha volutamente provocato gli scontri e non chi ha praticato resistenza; penso ad esempio agli agenti provocatori e non chi si è difeso nella pratica della resistenza di piazza. Perché caro Saviano se lei non lo ha ancora compreso, in questo paese esiste una dittatura. Si rende conto che esiste un governo che non ha legittimità popolare, che in Italia non esiste piú la sovranità popolare? Che poche persone espressione della classe dirigente padronale determinano l'esistenza sociale di milioni di cittadini italiani? Caro Saviano come tollerare ancora ciò?Cosa pretende che si scenda in piazza con le rose? Con i fiori? E' più che normale che il sistema imploda; è più che naturale che il 14 dicembre vi sia stata, quindi, una esplosione di piazza.

Certo nessuno vuole giustificare le violenze ma certamente tutto ha una causa e tutto ha un suo naturale ed inevitabile effetto. E non credo che quelle violenze abbiano celato il resto della manifestazione, anzi.

La eterogeneità della espressione del movimento è una esternazione della forza del movimento stesso e non una sua debolezza.

Condivido quando lei scrive "Scrivo questa lettera ai ragazzi, molti sono miei coetanei, che stanno occupando le università, che stanno manifestando nelle strade d'Italia. Alle persone che hanno in questi giorni fatto cortei pieni di vita, pacifici, democratici, pieni di vita. Mi si dirà: e la rabbia dove la metti? La rabbia di tutti i giorni dei precari, la rabbia di chi non arriva a fine mese e aspetta da vent'anni che qualcosa nella propria vita cambi, la rabbia di chi non vede un futuro. Beh quella rabbia, quella vera, è una caldaia piena che ti fa andare avanti, che ti tiene desto, che non ti fa fare stupidaggini ma ti spinge a fare cose serie, scelte importanti".

Ad un certo punto lei dice che così inizia la nuova strategia della tensione, che è sempre la stessa: com'è possibile non riconoscerla? Com'è possibile non riconoscerne le premesse, sempre uguali? E dice anche che quegli incappucciati sono i primi nemici da isolare. Il "blocco nero" o come diavolo vengono chiamati questi ultrà del caos è il pompiere del movimento. Calzano il passamontagna, si sentono tanto il Subcomandante Marcos, terrorizzano gli altri studenti, che in piazza Venezia urlavano di smetterla, di fermarsi, e trasformano in uno scontro tra manganelli quello che invece è uno scontro tra idee, forze sociali, progetti le cui scintille non devono incendiare macchine ma coscienze, molto più pericolose di una torre di fumo che un estintore spegne in qualche secondo.

Ma come si può ricondurre la strategia della tensione al blocco nero?A chi quel giorno ha resistito? Certo le provocazioni ci sono, e ciò lo denuncio da tempo.
L'attentanto finto a Belpietro, le finte lettere di minaccia delle Br, l'invocare continuamente il morto, non mi sembra che sia opera del blocco nero. Così come non mi sembra che gli infiltrati ed agenti provocatori che sono i primi ad aver definito il caos a Roma siano il blocco nero.

La strategia della tensione figlia della scuola di Kossiga, è voluta e praticata in via unilaterale dai governanti.

E noi caro Saviano? Dobbiamo continuare a subire?


Ci rifletta bene prima di sparare a zero, ci rifletta bene prima di condannare tutti coloro che hanno deciso di esternare la loro rabbia in modo libero, sponanteo ed anche violento. Ma parliamo di violenza come reazione alla violenza di stato nello Stato subito sino ad oggi.

La diatriba su violenza si violenza no ha comportato la fine della Rifondazione Comunista, del social forum, dei movimenti di lotta; il suo "nobile" tentativo di dividere ancora il movimento non funzionerà.

La corrente violenta, se così possiamo definirla, con quella non violenta, possono lottare insieme non devono necessariamente escludersi. Si tratta di violenza difensiva. Si tratta di resistenza. Tutto deve essere contestualizzato.

"Noi, e mi ci metto anche io fosse solo per età e per - Dio solo sa la voglia di poter tornare a manifestare un giorno contro tutto quello che sta accadendo - abbiamo i nostri corpi, le nostre parole, i colori, le bandiere. Nuove: non i vecchi slogan, non i soliti camion con i vecchi militanti che urlano vecchi slogan, vecchie canzoni, vecchie direttive che ancora chiamano "parole d'ordine". Questa era la storia sconfitta degli autonomi, una storia passata per fortuna".  Questo è quanto sostiene in altro passaggio della sua missiva pubblica.

Primo da ateo non invoco nessun Dio, e tantomeno il suo Dio. Ma comprendo le sue difficoltà dovute al vivere sottoscorta, alla privazione della libertà personale per aver scelto in modo forte di denunciare la camorra. Ed in ciò sono solidale a chiunque venga privato della libertà personale per aver lottato contro il sistema mafioso.

Ma, ritornando alla sua lettera, mi viene spontaneo e con tanto senso di rabbia dire chi è lei per dire che gli slogan e le parole d'ordine sono superate? Chi è lei per dire che la vicenda degli autonomi deve reputarsi come superata per fortuna? Le sofferenze che vivono i compagni di lotta, lo sfruttamento che vive l'operaio, il lavoratore, il senso di oppressione che vive l'uomo schiavo del lavoro e del potere, il sistema capitalistico che determina l'esistente, lei Saviano conosce ciò?

No. Non conosce ciò, e non può permettersi di giudicare storia e sofferenze di compagni che hanno sacrificato anche la loro vita per le loro idee, idee di altra società che non sono mai morte e mai moriranno.

Mai.

Il sistema in cui lottiamo è sempre lo stesso. Gli slogan sono validi e vivi perché vivo è il sistema che combattiamo: il capitalismo.

Lei Saviano gode di un grande potere mediatico di comunicazione e le sue parole lasceranno riflettere, discutere e offriranno anche grande indignazione. Non bisogna più cadere in trappola. Bisognerà organizzarsi, allontanare i violenti. Bisognerebbe smettere di indossare caschi. La testa serve per pensare, non per fare l'ariete. I book block mi sembrano una risposta meravigliosa a chi in tuta nera si dice anarchico senza sapere cos'è l'anarchismo neanche lontanamente.

Lei Saviano cosa conosce dell'anarchismo? Cosa conosce della resistenza? Ma di cosa stupirsi d'altronde lei simpatizza per quello che è dato conoscere per Ernst Jünger, Ezra Pound, Louis Ferdinand Celine, Carl Schmitt.


Sempre nella sua lettera si legge che: "Non copritevi, lasciatelo fare agli altri: sfilate con la luce in faccia e la schiena dritta. Si nasconde chi ha vergogna di quello che sta facendo, chi non è in grado di vedere il proprio futuro e non difende il proprio diritto allo studio, alla ricerca, al lavoro".

Quando la polizia non indosserà più i caschi, o quanto meno caschi senza codice d'identificazione, quando non scenderà in piazza con pistole e manganelli, quando vi sarà parità di condizione nello "scontro" di piazza, allora solo in quel momento si potrà sostenere ciòche lei dice. Chi si copre non lo fa certamente per vergogna, ma per tutelarsi dalla repressione.

E per concludere lei dice che: "E se le camionette bloccano la strada prima del Parlamento? Ci si ferma lì, perché le parole stanno arrivando in tutto il mondo, perché si manifesta per mostrare al Paese, a chi magari è a casa, ai balconi, dietro le persiane che ci sono diritti da difendere, che c'è chi li difende anche per loro, che c'è chi garantisce che tutto si svolgerà in maniera civile, pacifica e democratica perché è questa l'Italia che si vuole costruire, perché è per questo che si sta manifestando. Non certo lanciare un uovo sulla porta del Parlamento muta le cose. Tutto questo è molto più che bruciare una camionetta. Accende luci, luci su tutte le ombre di questo paese. Questa è l'unica battaglia che non possiamo perdere".

Il problema è proprio questo caro Saviano, che le camionette bloccano la strada prima del Parlamento. In uno Stato libero, democratico, che rappresenta la volontà popolare, ciò non accadrebbe. E se in Italia ciò accade è perché non è uno Stato libero e democratico; ed ognuno allora deve essere libero di esternare la propria rabbia per il sistema, di urlare al mondo il proprio grido di dolore verso l'ingiustizia presente e passata, di protestare, di resistere.

Perché caro Saviano, a parte il discorso infiltrati, agenti provocatori, ultras e tanto altro, quello che si è visto a Roma è stata una forma di resistenza verso l'abuso di potere esercitato dai governanti.

Perché caro Saviano la democrazia in questo paese è a rischio.

Perché caro Saviano, la repressione preventiva in questo paese è forte , è pressante e le parole sono importanti ma come ben saprà non esiste libertà d'informazione, i media sono controllati, la grande stampa è controllata, ed allora è più che evidente che alla fine dei conti se l'unico modo per farsi ascoltare è quello di essere violenti, ciò deve essere valutato, compreso nell'ottica di quello che succede in Italia dai tempi della prima Repubblica ad oggi.

Cordialmente

Marco Barone

I commenti più votati

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.84) 16 dicembre 2010 18:37

    Devo ammettere che l’idea della "parità" tra guardie e delinquenti ha il suo fascino (pensavo che al massimo, ogni tanto, ci si limitasse a farli coincidere).

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.67) 16 dicembre 2010 19:13
    fernanda cataldo

    infatti sono stata delusa dall’intervento zoppicante di Saviano, questa lettera rimette i puntini sulle i.

    ferni

  • Di Francesco Raiola (---.---.---.18) 17 dicembre 2010 10:00
    Francesco Raiola

    Caro Marco,

    non sono solito intervenire troppo anche per ragioni di "ruolo" (se così vogliamo chiamarli). Anche perché qualcuno potrebbe scambiare la mia voce per quella del giornale (ma l’unica voce di AgoraVox è quella di voi che scrivete), però il tema mi è caro e nella giornata di ieri mi è capitato di discuterne. Io non capisco queste critiche. Insomma le capisco in parte. Può essere che abbia letto male e compreso peggio le parole di Saviano (e le sue risposte su RepTv che confermano la sua totale vicinanza alle motivazioni della protesta), il quale, mi sembra, abbia criticato le violenze, che fossero quelle di una piccolissima parte dei manifestanti, piuttosto che quelle dei poliziotti che sfogano la propria rabbia e la propria paura. Una condanna alla violenza. Come si può criticare la condanna della violenza?

    “I passamontagna, i sampietrini, le vetrine che vanno in frantumi, sono anche l’espressione di quella violenza coltivata dalla ingiustizia perenne presente nella società non solo italiana ma anche tutta”. Ok, ma è lecito dire che sono un’espressione sbagliata? Il fine, mi spiace, non sempre giustifica i mezzi, altrimenti ci sarà sempre un pretesto per giustificare tutto. E ti assicuro che chi scrive si è fatto il mazzo come te, e come tantissimi di quei miei coetanei in piazza! So perfettamente cosa sia la frustrazione, la mancanza di lavoro, le ingiustizie, ma mai, mai penserei di spaccare la testa a qualcuno o vetrine in giro per la città...

    In più scrivi “Certo nessuno vuole giustificare le violenze ma certamente tutto ha una causa e tutto ha un suo naturale ed inevitabile effetto. E non credo che quelle violenze abbiano celato il resto della manifestazione, anzi”... Non dico che tu la voglia giustificare, ma sembrava dare questa impressione. E poi tutti i telegiornali non hanno riportato che quello e anche su internet, tra blog, siti di info e social network non era certo delle motivazioni della protesta di cui si parlava, ma si pubblicavano foto e video di scontri, fiamme, urla... Prova a chiedere a chi non sa cosa sia internet (ed è la maggioranza) se ha capito quello che è successo. Probabilmente ti dirà che i manifestanti hanno fatto casini, e spaccato tutto e non sa nulla di riforma gelmini, ad esempio.

    Chiedi se Saviano conosca il concetto di anarchia, beh qualcosa ti conferma che non sia così? Criticare le violenze di piazza vuol dire non sapere nulla dell’anarchia? E conoscere il movimento anarchico giustifica la violenza?

    E voglio soprassedere su quel “Ma di cosa stupirsi d’altronde lei simpatizza per quello che è dato conoscere per Ernst Jünger, Ezra Pound, Louis Ferdinand Celine,Carl Schmitt”, vero colpo basso. Già quell’incipit “Ma di cosa stupirsi” che svilisce qualunque possibilità di confronto, fino ai riferimenti letterari. Leggere autori che sono considerati capisaldi da chi si definisce fascista non inquina il pensieri di chi li studia o legge. Insomma anche se sei di destra, leggere Marx è obbligo, soprattutto se di mestiere vuoi fare l’economista... e poi diamine! Celine! Sarà anche stato vicino a posizioni fasciste ma come si fa a privarsi della lettura di quelli che sono unanimemente (se qualcosa voglia dire) considerati capolavori. E’ come dire che dato che mi piace Houellebecq sono un razzista, misogino!

    Insomma, senza dubbio la situazione è complessa e il blocco di manifestanti purtroppo non è un blocco univoco. C’è una gran parte che vuol far valere i propri diritti (e si ritrovano davanti gente come il La Russa di ieri sera ad Annozero), ci sono poi alcuni, pochi, pochissimi, che se ne fregano delle motivazioni e sfogano la propria rabbia e frustrazione in quel modo (e le televisioni e i politicanti ci sguazzano) e poi ci sono agenti infiltrati (cosa che succede, come sai, ad ogni manifestazione)...

    Onestamente spero che questa protesta porti a qualcosa di importante... ma le reazioni a una lettera che condanna tutte le violenze mi sono parse eccessive, ma giusto per non affondare nella retorica, “il mondo è bello perché è vario” e quindi ben vengano le discussioni.

    Con stima

    Francesco

Commenti all'articolo

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.84) 16 dicembre 2010 18:37

    Devo ammettere che l’idea della "parità" tra guardie e delinquenti ha il suo fascino (pensavo che al massimo, ogni tanto, ci si limitasse a farli coincidere).

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.67) 16 dicembre 2010 19:13
    fernanda cataldo

    infatti sono stata delusa dall’intervento zoppicante di Saviano, questa lettera rimette i puntini sulle i.

    ferni

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.130) 16 dicembre 2010 21:29
    Damiano Mazzotti


    Forse a questo punto è lecito porsi una domanda?

    Questo tipo di manifestazioni non stanno diventando troppo rischiose e a rischio di strumentalizzazioni?

    Perchè farsi fregare dagli infiltrati filogovernativi, dei servizi o chi altri?

    Siamo nel 2010... Finitela di fare gli allocchi e di comperare le tessere premium del c....

    Smettetela di comprare quei giornali che scrivono quello che fa più comodo...

    Vedrete che se caleranno del 30 per cento poi inizieranno a dire la verità....

    A Natale è obbligatorio andare nei cinema di B. a vedersi un film del C.?

  • Di Francesco Raiola (---.---.---.18) 17 dicembre 2010 10:00
    Francesco Raiola

    Caro Marco,

    non sono solito intervenire troppo anche per ragioni di "ruolo" (se così vogliamo chiamarli). Anche perché qualcuno potrebbe scambiare la mia voce per quella del giornale (ma l’unica voce di AgoraVox è quella di voi che scrivete), però il tema mi è caro e nella giornata di ieri mi è capitato di discuterne. Io non capisco queste critiche. Insomma le capisco in parte. Può essere che abbia letto male e compreso peggio le parole di Saviano (e le sue risposte su RepTv che confermano la sua totale vicinanza alle motivazioni della protesta), il quale, mi sembra, abbia criticato le violenze, che fossero quelle di una piccolissima parte dei manifestanti, piuttosto che quelle dei poliziotti che sfogano la propria rabbia e la propria paura. Una condanna alla violenza. Come si può criticare la condanna della violenza?

    “I passamontagna, i sampietrini, le vetrine che vanno in frantumi, sono anche l’espressione di quella violenza coltivata dalla ingiustizia perenne presente nella società non solo italiana ma anche tutta”. Ok, ma è lecito dire che sono un’espressione sbagliata? Il fine, mi spiace, non sempre giustifica i mezzi, altrimenti ci sarà sempre un pretesto per giustificare tutto. E ti assicuro che chi scrive si è fatto il mazzo come te, e come tantissimi di quei miei coetanei in piazza! So perfettamente cosa sia la frustrazione, la mancanza di lavoro, le ingiustizie, ma mai, mai penserei di spaccare la testa a qualcuno o vetrine in giro per la città...

    In più scrivi “Certo nessuno vuole giustificare le violenze ma certamente tutto ha una causa e tutto ha un suo naturale ed inevitabile effetto. E non credo che quelle violenze abbiano celato il resto della manifestazione, anzi”... Non dico che tu la voglia giustificare, ma sembrava dare questa impressione. E poi tutti i telegiornali non hanno riportato che quello e anche su internet, tra blog, siti di info e social network non era certo delle motivazioni della protesta di cui si parlava, ma si pubblicavano foto e video di scontri, fiamme, urla... Prova a chiedere a chi non sa cosa sia internet (ed è la maggioranza) se ha capito quello che è successo. Probabilmente ti dirà che i manifestanti hanno fatto casini, e spaccato tutto e non sa nulla di riforma gelmini, ad esempio.

    Chiedi se Saviano conosca il concetto di anarchia, beh qualcosa ti conferma che non sia così? Criticare le violenze di piazza vuol dire non sapere nulla dell’anarchia? E conoscere il movimento anarchico giustifica la violenza?

    E voglio soprassedere su quel “Ma di cosa stupirsi d’altronde lei simpatizza per quello che è dato conoscere per Ernst Jünger, Ezra Pound, Louis Ferdinand Celine,Carl Schmitt”, vero colpo basso. Già quell’incipit “Ma di cosa stupirsi” che svilisce qualunque possibilità di confronto, fino ai riferimenti letterari. Leggere autori che sono considerati capisaldi da chi si definisce fascista non inquina il pensieri di chi li studia o legge. Insomma anche se sei di destra, leggere Marx è obbligo, soprattutto se di mestiere vuoi fare l’economista... e poi diamine! Celine! Sarà anche stato vicino a posizioni fasciste ma come si fa a privarsi della lettura di quelli che sono unanimemente (se qualcosa voglia dire) considerati capolavori. E’ come dire che dato che mi piace Houellebecq sono un razzista, misogino!

    Insomma, senza dubbio la situazione è complessa e il blocco di manifestanti purtroppo non è un blocco univoco. C’è una gran parte che vuol far valere i propri diritti (e si ritrovano davanti gente come il La Russa di ieri sera ad Annozero), ci sono poi alcuni, pochi, pochissimi, che se ne fregano delle motivazioni e sfogano la propria rabbia e frustrazione in quel modo (e le televisioni e i politicanti ci sguazzano) e poi ci sono agenti infiltrati (cosa che succede, come sai, ad ogni manifestazione)...

    Onestamente spero che questa protesta porti a qualcosa di importante... ma le reazioni a una lettera che condanna tutte le violenze mi sono parse eccessive, ma giusto per non affondare nella retorica, “il mondo è bello perché è vario” e quindi ben vengano le discussioni.

    Con stima

    Francesco

  • Di (---.---.---.51) 17 dicembre 2010 11:56

    La violenza porta ad altra violenza.
    La violenza è inutile, e ferisce la democrazia. Solo la democrazia garantisce la libertà di espressione del dissenso, a cui non voglio rinunciare.

  • Di Simone Pardini (---.---.---.159) 17 dicembre 2010 12:48
    Simone Pardini

    Commento l’articolo di Marco.

    Partendo dall’assunto che la protesta pacifica non viene ascoltata (e gli ultimi tre anni di cortei ne sono la riprova) e che la protesta violenta può, come sta succedendo, essere strumentalizzata in qualsiasi modo, facendoci (sono anche io uno studente) passare per cazzoni che stanno dalla parte del torto. Ti rispondo che la "guerriglia di Roma" era una guerra tra poveri: gli Acquilani sfollati, gli studenti, il popolo viola, i poliziotti, tutte realtà che portano a casa uno stipendio mediamente simile. E’ stata una lotta tra poveracci che alla camera è stata strumentalizzata.

    Qual’ è l’alternativa?

    Non ne ho idea, ma credo che un modo per farsi sentire non sia picchiarsi, ma occupare le strutture della democrazia in modo pacifico. Per far questo c’è però bisogno di un leader che raggruppi tutta la folla, altrimenti, se ognuno va per conto suo non arriviamo a niente

  • Di Marco Barone (---.---.---.7) 17 dicembre 2010 14:50
    Marco Barone

    Rilevo con piacere i commenti che seguono alla mia replica alla lettera aperta di Saviano. Quando si parla di violenza il discorso è difficile liquidarlo in poche battute o in replica a qualche lettera scritta forse d’impulso ma con intenti ben chiari.
    Quella che si è realizzata a Roma è stata una violenza difensiva, come reazione allo stato presente delle cose. Gli studenti, la maggior parte di essi non hanno preso le distanze da ciò, e su questo dato occorre riflettere, perchè se la violenza difensiva è stata l’unica via per farsi sentire vuol dire che qualcosa non funziona.
    Il fatto che gli scontri di piazza abbiano celato il resto della manifestazione è discorso che non condivido per un semplice motivo  .Primo perchè fino alle 13 la manifestazione è stata pacifica ed i contenuti sono stati diffusi e continueranno a trovare spazio, secondo perchè è sempre accaduto e sempre accadrà il fatto che la stampa controllata, che poi è quella che monopolizza l’informazione vada alla ricerca dello scontro, della vetrina rotta ecc. Probabilmente la repressione sarà ancora più dura, ma credo che gli italiani dovranno interrogarsi perchè si è stati costretti a ricorrere a quel tipo di esternazione per far sentire la propria voce. E ripeto costretti.
    E sul punto per quello che si percepisce per le città, in giro, è che la rabbia dei ragazzi, degli operai, non ha trovato ferme condanne...anzi direi che è stata compresa anche se non giustificata.
    Sulla questione poliziotti ecc ho scritto appello che credo agorà pubblicherà a breve dove invito tutti all’unità alla lotta e nella lotta.
    Accetto le critiche con piacere, l’importante è confrontarsi e non aver timore di esprimere ciò che si pensa, specialmente oggi dove la libertà di dire quello che si pensa è minata dalla repressione preventiva .

    cordialmente

    M.B.

    • Di Francesco Raiola (---.---.---.18) 17 dicembre 2010 16:17
      Francesco Raiola

      Marco grazie per la risposta pacata. 

      Il concetto di violenza difensiva è molto labile, chiunque un domani potrà appellarsi a questo. Se la lega, ad esempio, ne facesse ricorso perché si sente oppressa da Roma ladrona? Chi sarei io per dire che quella volta è sbagliato? E anche sulla visibilità della manifestazione. Per noi che internet un minimo lo conosciamo e lo utilizziamo è come dici tu, ma la casalinga di voghera (e credimi che le casalinghe di voghera sono la maggior parte), che si informa solo col Tg1 dubito che si ponga domande del tipo "Chissà perché questi ragazzi arrivano a tanto" (ma anche la mia è un’opinione opinabile) e io a differenza tua ho avvertito il contrario...
      Con stima
      Francesco
  • Di (---.---.---.230) 17 dicembre 2010 15:57

    Caro Marco Barone, il tuo intervento, seppure moderato, troppo moderato, in tempi di lotta come questi, mi e’ piaciuto moltissimo. Dimostri una indipendenza di giudizio tale da domandarsi come tu possa scrivere su un sito filo-sistemico come questo e, infatti, uno dei capi si e’ sentito in dovere di cantartele pubblicamente, invece di complimentarsi per la tua indipendenza di poensiero.

    Io adoro Saviano, ma stavolta ha proprio detto una grande minchiata, perche’ la prima violenza e’ quella di stato, quella economica, quella mediatica. Quindi stigmatizzare chi brucia le auto senza non condannare (un milione di volte piu’ duramente) chi brucia i nostri risparmi, il nostro lavoro, le nostre vite, e’ un retorico esercizio buonista di stile, inutile e stomachevole. Saviano sa di camorra, ma di globalizzazione ne sa meno, molto meno. Saviano dimentica o non parla dei mercenari distato italiano, che massacrano civili indifesi in Afghanistan da dieci anni,forse anche oggi, adesso, non lo sappiamo, la censura e’ totale. Saviano non capisce che lo stato italiano usa lo stesso approccio col NEMICO, interno o esterno che sia. Cambiano solo i modi (per ora).

    Saviano non sa che l’unica speranza di vita, SEMPRE, e’ la lotta. Lotta dura, lotta continua.

    Saviano NON ha capito che il principale nemico della popolazione e’ quella casta di parassiti criminali che i media chiamano "classe dirigente" oppure "onorevoli" o "giornalisti".

    Certo, bruciare solamente auto non serve. Pero’ serve ANCHE bruciare auto. Si chiama CONFLITTO. I mainstream leccaculi del potere come La Repubblica hanno tutto l’interesse ha non pronunciare nemmeno la parola maledetta: CONFLITTO, RIVOLTA, RIVOLUZIONE. I siti che vivono di pubblicita’ e devono piacere a tutti hanno lo stesso interesse dei corporate media. Gli unici ad avere interesse a usare certe parole sono i sei miliardi di persone fottute dsa un capitalismo bastardo, criminale, terroristico, che sta per eseere rovesciato. Rovesciato con le idee, come sempre, ma ANCHE, e sottolineo tale avverbio, con la VIOLENZA. Poca violenza, perche’ lì siamo sul terreno dei professionisti e detentori della massima violenza, lo stato e i suoi servi tori. Ma tutta la violenza che e’ possibile contro i simboli e i replicanti di questo sistema terrorista, che deve essere abbattuto, prima che distrugga la vita di questo pianeta.

    Se ti pungesse vaghezza leggiti Barnard e Orso su COMEDONCHISCIOTTE. http://www.comedonchisciotte.org/si...

    comunque bel pezzo. e se pezzi del genere compaiono persino su un sito come AV e’ un buon segno: la rivolta e’ vicina. saluti

    • Di Francesco Raiola (---.---.---.18) 17 dicembre 2010 16:12
      Francesco Raiola

      A volte ritornano, ma sempre con le solite frasi fatte. Vedo che siamo sempre allo stesso punto. Ovvero chi non la pensa come te è nel torto, è "un capo" di un sito "filo sistemico" (talmente filo sistemico che continui a leggere, commentare e che continua a pubblicare pezzi che apprezzi). Al solito insomma. Io ho semplicemente espresso un parere, articolandolo quanto più possibile, Marco mi ha risposto in maniera egregia, per quanto continui a non essere d’accordo con lui, ma meno male che si può non essere d’accordo senza bisogno di insultarsi. Ma sono cose di cui abbiamo a lungo discusso... inutilmente

    • Di (---.---.---.230) 17 dicembre 2010 18:12

      tu scrivi per i banner.

      io scrivo per lottare.

      per questo reputi inutile la discussione.

      per questo non puoi capire.

      ps. da come parli sembra che il tuo sito pratichi la schedatura dei suoi utenti... (complimenti); ma questo e’ un hack lab autogestito e questo IP viene usato da almeno 6 persone, non solo da "lui". meno certezze (e meno dati conservati in memoria) e qualche dubbio in piu’ please.

    • Di Francesco Raiola (---.---.---.18) 17 dicembre 2010 18:58
      Francesco Raiola

      I banner bla bla bla sempre la stessa solfa... come se potessimo campare coi banner (e hai dimenticato di darmi del censore, insomma mancava nel catalogo delle offese che ti divertono)

      E nessuna schedatura, non ho avuto bisogno dell’ip (che tu mi confermi essere quello), mi sono bastati alcuni particolari di lessico e tastiera (e per correttezza non ho messo nomi)... Insomma non ci voleva un mago. E comunque se ti fossi firmato sarebbe stato più onesto, piuttosto che nasconderti dietro l’anonimato (ah scusa siete in 6, anche se parli come se fossi "lui".. e meno male che non ha la maiuscola!). Ah! troppo facile commentare questo pezzo, dare ragione e poi dire "Io scrivo per lottare"... troppo troppo facile
    • Di (---.---.---.230) 20 dicembre 2010 13:43

      la reazione al tuo commento in cui, tra l’altro, ti si chiedeva trasparenza nei finaziamenti di AV e’ stato rimosso. Benissimo. Sappiamo che la censura e’ qui una prassi. Ma almeno scivere una stringa in cui si da conto del commento rimosso. Fare fuori qualcuno, ma almeno mettere una croce... ma i modi sono indicativi delle persone. questo commento comunque, a futura memoria lo salviamo si dusco, cosi con tutti i prissimi... cordiali saluti

  • Di CogitoergoVomito (---.---.---.208) 17 dicembre 2010 16:51

    Voglio dire solo una cosa: secondo me gli scioperi violenti sono solo un assist per il potere, un alibi per dire e dimostrare che gli oppositori non sanno cos’è il dialogo, nè sanno dialogare.


    E fin quando scioperi e manifestazioni ed occupazioni dureranno il tempo di una settimana, un mese o una stagione, non cambierà mai niente.

    Che sia una protesta permanente! Altrimenti sono solo chiacchiere e fuffa prenatalizia.
  • Di (---.---.---.187) 17 dicembre 2010 18:55

    Saviano è ormai fagocitato dal sistema. ll sistema gli ha messo attorno una scorta per controllarlo e non difenderlo. Lo ha istituzionalizzato, gli ha dato una trasmissione RAI come megafono per esternare quanto precedentemente aveva già detto in maniera più autentica e genuina. Dentro uno studio televisivo, la realtà che viene raccontata in un libro perde ancora di più la sua dimensione di verità e rientra nella categoria dello spettacolo. La dimensione narrativa delle discussioni di Saviano giova solo a chi ha il potere. Dopo che si è stati pubblicati da Mondadori, vendendo milioni di copie, dopo che si è firmato un bel contratto da autore e conduttore televisivo insieme ad un certo Fabio Fazio che percepisce dalla TV di stato 2,5 milioni di euro all’anno è molto facile perdere di vista (fregarsene, forse è meglio) chi si alza al mattino alle 6 per guadagnare 800 euro sotto padrone o chi, come tanti ragazzi, avrà un futuro senza pensione e senza lavoro. Si è ipocriti in questa maniera solo quando si ha la pancia molto, ma molto molto piena.

  • Di (---.---.---.146) 17 dicembre 2010 19:51

    D’accordissimo con Cogito, situazioni come la manifestazione del 14 non fanno altro che dar da fare servizi e articoli nei soliti telegiornalie giornali, che tutti qui ben sappiamo quale sia il loro lavoro, con il solo risultato di fomentare il vero scontro sociale, quello tra poveri, tra coloro che quotidianamente subisce la lobotomizzazione dei media e coloro che invece riflette su ciò che avviene nel mondo e non vuole rimanere inerte.

    Sono convinto che la rivolta non possa più attendere, ma deve organizzarsi fortemente, farsi furba utilizzando nuovi mezzi per esprimersi e farsi sentire, bisogna boicottare tutto il bicottabile, bloccare il bloccabile, "togliere la vita" a politici e dirigenti per dare almeno una parvenza di utilità alle numerosissime scorte che paghiamo, devono loro sentirsi assediati, non dobbiamo noi entrare in parlamento, ma dobbiamo bloccare loro al suo interno ad oltranza finchè non sistemeranno qualcosa, dobbiamo pedinare la gelmini di turno, aspettarla sotto casa (che so, lanciandole pomodori che non fanno male a nessuno e ne buttiamo in abbondanza) finchè non sarà riirato il ddl del caso (o meglio del cazzo)...

    Il mezzo per aggregare e organizzare c’è, in rete le idee di certo non mancano... diamoci da fare!!!!

  • Di Fabio Montermini (---.---.---.198) 17 dicembre 2010 22:53
    Fabio Montermini

    Molto interessante sia l’articolo che i commenti, ma, cavoli!, nessuno che gli sia venuto in mente che è normale che Saviano stia dalla parte della polizia e dei carabinieri? Avete presente che Saviano, a differenza di me e di voi, da più di quattro anni vive 24 ore al giorno gomito a gomito con i carabinieri della sua scorta? Forse, in questo contesto, è anche comprensibile che veda le forze dell’ordine come (anche) uno strumento di difesa, no? O vogliamo dire che i carabinieri che difendono Saviano sono buoni e invece quelli che c’erano per strada martedì a Roma sono tutti degli stronzi? O vogliamo dire che anche le minacce contro Saviano sono tutte bufale e tutta pubblicità per Mondadori? O che è un venduto a farsi difendere da "questi" carabinieri, e che meglio farsi sparacchiare da Sandokan che scendere a patti con sti bastardi?

    Trovo invece che il nostro Roberto abbia mostrato una grande lucidità nel saper fare i suoi distinguo e riconoscere che in un conflitto, come quello di Roma, gli errori, le provocazioni, gli stronzi stanno da tutte e due le parti. 
    Bizzarra idea, in realtà, che bruciare una macchina o spaccare una vetrina sia un atto rivoluzionario. E’ prima di tutto un atto contro quel poveraccio che la macchina non ce l’ha più e quel negoziante che è costretto a pagare la vetrina. Certo, possiamo anche sognare un mondo in cui non esista più la proprietà privata dei veicoli né i negozianti, ma penso che stiamo parlando di cose serie. Se stiamo parlando di cose serie, rendiamoci conto che bruciare quella macchina o spaccare quella vetrina non lo si fa per l’atto in sé, è un atto simbolico. Ma che simbolo mi rappresentano quella macchina e quella vetrina? A questo punto, tutto diventa un simbolo del potere, del capitale, del complotto bancario-finanziario mondiale ed è legittimo spaccarlo. L’importante è che i contorni di questo potere rimangano vaghi e gli obiettivi ancora di più, perché altrimenti noi e gli altri rischieremmo di accorgerci della vacuità dei nostri atti. L’idea che si ha da fuori è che quei violenti avessero una voglia matta di spaccare la faccia a Berlusconi (e Dio sa quanto questa voglia sia legittima e condivisa), ma, non potendolo fare, si sono accaniti contro quello che gli capitava a tiro, non solo camionette della polizia, ma automobili, vetrine, fermate dell’autobus, cassonetti, insomma qualsiasi cosa fosse vulnerabile alla loro rabbia che non poteva raggiungere il suo vero obiettivo. Vi confesso che se fossi stato uno dei proprietari di quelle macchine bruciate per gioco e per frustrazione mi sarebbero girati notevolmente i cosiddetti, e mi sarei sentito doppiamente vittima di un abuso: vittima della violenza (certo che esiste!) di un governo guidato da un malato mentale grave e composto da un insieme di ipocriti in malafede che non possono permettersi (o non hanno ancora voglia) di riconoscere pubblicamente la malattia del loro boss; e vittima di una serie di persone che non sono in grado di incanalare in maniera razionale e costruttiva la violenza che umanamente tutti ci portiamo dentro. Bell’affare davvero!
    Un’esperienza personale: in Italia si sa poco, ma in Francia - dove abito - le manifestazioni, senza raggiungere sempre i livelli di martedì a Roma, sono assai più violente, in media che in Italia. Nel 2009, durante le manifestazioni per la riforma dell’università, un gruppo di studenti ha invaso, tra le altre cose, l’edificio dell’università nel quale lavoro, incominciando a gettare dalla finestra materiale, sedie, computer, fotocopiatrici, e cercando di rubare altre cose. Bé, posso dirvi che mi sono sentito esattamente così: doppiamente vittima, tra l’incudine di un governo in malafede e il martello di manifestanti esagitati e vacui nella loro violenza. Se dico che mi sono girate le balle, sono un borghesucolo benpensante? E sia... Sarebbe però meno fastidioso essere trattato come tale se mi si spiegasse la razionalità di tali gesti, la progettualità che ne sta alla base e, insomma, cosa si vuole ottenere. Perché l’argomentazione principale di Marco (mi permetto di chiamarti per nome) si può riassumere così: ci fanno incazzare, ci provocano, è normale che reagiamo. Sarà anche vero, caro Marco, ma c’è anche molta gente che la sua incazzatura e la violenza che ha dentro riesce ad incanalarla e a razionalizzarla con parole e azioni che, magari, non sono neanche loro molto efficaci, o non lo sono sempre, ma almeno hanno il vantaggio (e non è da poco!) di non disonorare chi le pratica. La violenza, invece, è sempre votata alla sconfitta. 
    La dimostrazione è che quei manifestanti violenti sono tutti sempre nascosti, incappucciati, incascati. Mettiamo pure che abbiano un progetto. Secondo me, lo ripeto, sono solo persone che vogliono far casino e spaccare qualcosa perché gli sembra un buon modo per scaricare il disagio che hanno dentro. Ma mettiamo che abbiano un progetto, e che questo progetto sia di migliorare la società in cui viviamo. Bé, io temo che in una società che è stata costruita dalle azioni di persone che non hanno neanche le palle di farmi vedere la loro faccia non vorrei proprio viverci. E’ uno dei punti più riusciti della lettera di Saviano: " Bisognerebbe smettere di indossare i caschi. La testa serve per pensare non per fare l’ariete". Possiamo amarlo o no, ma non possiamo dire che Saviano la faccia non ce la metta, anzi c’è chi lo accusa di mettercela troppo. 
    Di violenti che hanno tante cose da nascondere ne ho già uno al governo, perché dovrei preferire i bruciamacchine spaccavetrine?
  • Di Pere Duchesne (---.---.---.100) 18 dicembre 2010 15:37
    Pere Duchesne

    Sono letteralmente allibito nel leggere la Sua lettera (anch’io mi guardo bene di darle del tu). Sono allibito perché non credevo che Lei, classe 1980, parlasse con gli slogan degli anni 50 che si riferivano ad una situazione politica e sociale completamente diversa da quella attuale. Lei quella situazione la conosce evidentemente per sentito dire, e non ha idea di quanto fosse diversa; e sempre relativamente alla Sua età, cosa conosce Lei della Resistenza in più di quello che potrebbe conoscere il sig. Saviano? Ma ciò che addirittura è sconvolgente, è il leggere che “esiste un governo senza legittimità popolare”, quando oltre il 70% degli italiani ha votato (purtroppo) Berlusconi. Non mi piace, ma questo è il governo eletto dagli italiani, farò il possibile per cambiarlo, ma intanto devo accettarlo. Lei evidentemente appartiene alla schiera di quelli che impersonano la volontà popolare, l’unica, la vera, e se siete anche quattro gatti, va ugualmente bene, perché Voi siete gli eletti del Popolo, quello con la P maiscola, non quello che vota in Italia. Fra le perle da Lei scritte, mi sarei aspettato di leggere anche che Berlusconi ha avuta la maggioranza perché le schede erano gia precompilate, ed in più sono state cestinate quelle degli eletti, tra i quali evidentemente mette i Rifondini, sui quali erano piovuti fiumi di voti.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.34) 19 dicembre 2010 10:24
    Damiano Mazzotti


    L’uomo quando si ammassa non ragiona e diventa violento poichè bastano pochi violenti per scatenare la scintilla...

    Se in Italia e in Europa i politici non inizieranno a fare ordine e giustizia, nel 2011 si scateneranno disordini incontrollati e la responsabilità sarà da attribuire alla politica e ai banchieri delle banche private che hanno giocato a poker con i derivati...

    E non si possono accusare i cittadini e i giovani che non lavorano e fanno casino...

    Fate in modo che l’economia produca lavoro e loro di certo non troveranno il tempo di manifestare e di fare casino... Per fare questo basta smettere di rubare in modo più o meno legale e basta investire soldi in ricerca e sviluppo, invece che costrurire zone industriali e uffici che non servono a nessuno in gran parte dell’Europa poichè le aziende chiudono.....

  • Di Pere Duchesne (---.---.---.87) 19 dicembre 2010 10:25
    Pere Duchesne

    Mi è sfuggita la perla più vistosa del suo scritto “siamo in una dittatura”. Ma Lai ha idea cosa sia una dittatura? Ad esempio Lei dopo il Suo scritto, avrebbe già avuto a casa una Stasi o simili polizie che l’avrebbe prelevato per liete destinazioni. Per la Sua età non ha certo avuto la felicità di conoscere la vita nei paesi dell’Est prima del 1990, e forse ci penserebbe due volte a parlare di dittatura. Non è certo stato in Russia, non dico quella di Stalin, ma dei successori, dove poteva muoversi solo con la continua sorveglianza di qualcuno, per impedire i contatti con la popolazione. Non è certo stato nella Spagna franchista, quando per andarci ci voleva il benestare del parroco, a godersi l’assordante silenzio mortifero che copriva la vita sociale. Immagino che sarà andato a Cuba, e avrà visto la vita dei cubani dal club delle vacanze e avrà dedotto che in quel paese c’è la vera libertà. Purtroppo viene da pensare che i piccoli borghesi come Lei avrebbero proprio bisogno di provare una vera dittatura, e forse allora si renderebbe conto delle bestemmie che dice.

  • Di (---.---.---.238) 29 dicembre 2010 16:54

    ahahahahahahahahahaahah... voi a manifestare io a casa a giocare alla play.. chi è meglio?

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