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Riforma delle pensioni in Francia. Cosa cambia e perché si protesta

Tra 1,2 e 3,5 milioni di persone hanno invaso martedì le strade francesi per protestare contro la riforma delle pensioni voluta dal Governo Sarkozy che tra le altre cose porta l'età massima per andare in pensione da 60 a 62 anni e quella per avere il massimo della pensione da 65 a 67.

Città bloccate, un fiume di gente e traffico dei mezzi pubblici molto ridotto anche se mercoledì e giovedì la protesta è stata meno intensa, a parte per il settore delle raffinerie. A farla da padrona sono stati i giovani. Se n’è parlato tanto in Francia, diverse generazioni, fino a quella più lontana dalla pensione, unite in strada per dire no a una riforma che l’Ump, partito di maggioranza nel Governo, difende a oltranza avendolo, perdipiù, già votato all’Assemblea (la nostra “Camera” ndr) e, si è saputo ieri, che si voterà al Senato mercoledì 20, con uno slittamento di qualche giorno. Sarkozy non molla, quindi, dato che vede questo traguardo come uno di quelli fondamentali del suo quinquennato. “Qualunque saranno le difficoltà di messa in opera di una riforma così importante come quella delle pensioni, il Governo deve, nell’interesse generale e del Parlamento, proseguire con determinazione e sangue freddo” ha detto il Capo dello Stato. Non è dello stesso parere il “patron” della CGT (il sindacato dei lavoratori francese) Bernard Thibault, convinto che il Governo non abbia altra scelta che trattare.
 
Il grosso della protesta giovanile è per oggi, giovedì 14 ottobre, a causa della giornata di mobilitazione indetta dall’Unione nazionale dei Licei. Forti critiche, a questo proposito, sono state indirizzate a Ségolène Royal, che secondo la maggioranza avrebbe invitato i giovani a manifestare. “Una strumentalizzazione” ha denunciato l’ex segretario del PS che dice di aver invitato i giovani a desistere dalle loro intenzioni, ma se avessero deciso di scendere in piazza “di farlo pacificamente”. Se da una parte, però, i giovani criticano la scelta del Governo accusandolo di fargli pagare il peso di una crisi per cui non hanno colpa, dall’altra parte, c’è chi sottolinea come la riforma sia pensata espressamente per loro, una generazione che a differenza di quella precedente è lavorativamente meno stabile e per cui è slittato di qualche anno il primo anno in cui si verseranno i contributi.
 
Ma in cosa consiste questa riforma?
 
La riforma delle pensioni prende spunto da un rapporto del COR (Conseil d'orientation des retraites) alla quale la riforma presentata dal Governo e in fase di votazione si appoggia. Un rapporto letto comunque sempre a seconda della tesi che si vuole portare avanti.
 
Di seguito riportiamo alcuni dei cambiamenti principali portati da questa riforma:
- Il passaggio legale alla pensione sale a 62 anni; sarà progressivo da qui al 2018 salendo di 4 mesi all’anno e toccherà solo le persone nate dal 1951 in poi. L’età della pensione a tasso pieno qualunque sia il numero di trimestri di contribuzione sale progressivamente da qui al 2018 a 67 anni. Questo punto, dicono gli analisti, toccherà in particolar modo le donne che aspettano quel momento dato che raccolgono in media meno contributi degli uomini;
- Un allungamento della durata della contribuzione: si fermerà a 41 anni per il 2012, ma aumenterà a 41,5 nel 2020 fino a 43-44 anni nel 2030 (stando a Les Echos).
- La tenuta in conto dell’invalidità. Dopo molte proteste il tasso di invalidità che permetterà di andare in pensione a 60 anni è stato abbassato dal 20 al 10%. Costoro beneficeranno di una pensione a tasso pieno anche se non avranno raggiunto il tasso di contribuzione necessaria.
 
Per finanziare questa riforma il Governo prevede nuove imposte con l’intenzione di portare nelle casse dello stato 3,7 miliardi di euro. E’ prevista tra l’altro una tassa sui redditi alti con il prelievo dell’1% sull’ultima tranche dell’imposta sui redditi e un aumento dell’1% per le tasse sulle plusvalentemobiliari e immobiliari oltre che per dividendi e interessi.
 
Un occhio di riguardo è anche per gli anziani con l’“aiuto all’assunzione”.
 
In più, in base alla riforma sono rafforzati alcuni meccanismi di solidarietà: per i giovani disoccupati, per le donne che hanno avuto un congedo di maternità e per le pensioni agricole.
 
Fino all’adozione del testo da parte del Senato, però le cose possono ancora cambiare, come ci spiega Slate, chiedendosi se le proteste servano veramente a qualcosa.
 
La Commissione o il Governo possono ancora chiedere un’altra discussione su tutto il testo o una parte d’esso. Un modo insomma per calmare gli animi e dare dimostrazione di una mano tesa ai manifestanti. Non proprio una cessione, ma la ricerca di un dialogo sì.
 
Una volta che il testo passa al Senato, toccherà a una commissione ad hoc (la Commision Mixte Paritaire), composta da 7 deputati e 7 senatori, emanare un testo che sia un compromesso tra quello uscito alla camera e quello al Senato che dovrà ritornare proprio nei due rami per essere votata senza discussione. Il Governo, però, può scegliere di non sottomettere il testo al voto e farlo ridiscutere e emendare.
 
Se una parte del testo votato alla Camera passasse così com’è al Senato, però, la Commissione e il Governo non possono più toccarlo. Così il Governo ha deciso per l’articolo 5, quello dei 62 anni. Il testo dell’articolo 6 invece sarà emendato per andare incontro alle famiglie con 3 o più figli e quelle con figli portatori di handicap. Sull’età di partenza di questa legge, la CMP non potrà intervenire dato nessun ramo del Parlamento ha deciso di tenere l’età a 65 anni. Solo il Governo successivamente, quando il testo sarà rimandato alle Camere potrà emendarlo. E’ su quest’articolo che il Governo potrà effettuare dei cambiamenti strategici. Se il Parlamento deciderà di non votare il testo unico uscito dalla Commissione ripartirà la trafila e l’articolo 6 dovrà ripassare per la camera e poi per il Senato. L’art. 5 è blindato.
 
Se il Governo deciderà per qualche motivo di non voler proseguire sulla strada di questo progetto di legge basterà non metterlo all’ordine del giorno, e rimpiazzandolo eventualmente con un altro.
 
Se la legge passerà e sarà votata, l’unica speranza per i manifestanti è che nella magnanimità del Presidente della Repubblica Sarkozy che avrà 15 giorni per promulgarla dal momento in cui arriverà sulla sua scrivania. A quel punto potrebbe richiedere un altro esame dell’intera legge o di una parte di essa. Ma a quel punto le speranze sarebbero al lumicino.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.99) 14 ottobre 2010 17:19

    ecco un argomento interessante per cui val la pena leggere AV...la questione Sarkozy, il confronto col silenzio mediatico in Italia, la passività con cui in Italia subiamo ogni giorno tutto, o quasi, ci viene imposto dal governo berlusconi...

  • Di pv21 (---.---.---.155) 17 ottobre 2010 19:30

    Memorandum > Un anno fa c’era la ripresa "lenta, ma sicura". L’Italia era uscita dalla crisi meglio degli altri paesi (Berlusconi). Poi la ripresa diventava "fragile e discontinua". Ora che abbiamo alle spalle il picco della crisi "stiamo galleggiando”. Il Debito sfiora i 1850 miliardi e la disoccupazione "reale" supera l’11%. E Tremonti detta il suo "patto dell’arrotino". Sono i numeri a dettare la politica ed i numeri dicono che non c’è più un soldo per nessuno. Di sostegno all’economia o di Università “ne riparleremo nel 2011". La priorità del paese è la riforma della giustizia. Intanto una Tagliola Tributaria corrode il potere d’acquisto delle famiglie ... 

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