• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > Riforma della Giustizia: una voce un po’ fuori dal coro

Riforma della Giustizia: una voce un po’ fuori dal coro

E’ quella dell’Onorevole Giulia Bongiorno, che anni addietro conseguì tantissima popolarità per aver svolto il patrocinio in giudizio dell’Onorevole Giulio Andreotti presso il Tribunale di Palermo. Oggi siede alla Camera e ne presiede la Commissione Giustizia.

In una intervista al Corriere della Sera, avente come tema la riforma dell’amministrazione della giustizia, prima fra i tanti politici che di questo argomento si sono occupati, ne ha indicato con chiarezza le finalità: il cittadino. Sembrerà strano, ma di ciò sinora non si aveva una chiara percezione e tutti, in tema di giustizia, pensavano piuttosto al premier ed alle sue quotidiane diatribe con i pubblici ministeri.
 
Invece i latini solevano dire ubi societas ibi ius ossia dove esiste società umana, lì deve esistere il diritto; con ciò implicitamente affermando che, se tutte le Istituzioni devono funzionare per il bene di una data comunità civile, questo vale in particolar modo per le Istituzioni giudiziarie.

Insomma, è stato fatto un bel passo in avanti.

Detto questo, però, l’Onorevole Bongiorno si riallinea immediatamente agli altri, limitandosi ad enunciare una serie di buoni propositi e qualche timida ipotesi di novità da introdurre. Finisce così per proporre qualcosa che assomiglia da vicino ai “pannicelli caldi”, e non a quello che in effetti serve, ossia una profonda e vigorosa azione di riforma.
 
Forse avrebbe dovuto illustrarci nuovi principi da seguire nel riformare la Giustizia, come ad esempio quello della responsabilità nella trasparenza.


L’esigenza di trasparenza la troviamo già nel sistema giudiziario napoleonico, che faceva della pubblicità del processo penale uno dei suoi cardini fondamentali perché esso doveva in primis educare le coscienze. Oggi, poi, siamo tutti consapevoli che, senza trasparenza, non è possibile alcuna assunzione di responsabilità dinanzi alla pubblica opinione e, senza questa, non è pensabile che un qualsiasi settore dello Stato possa ben funzionare.
 
Assumendo questo come principio/guida per riformare la giustizia, le iniziative ipotizzate dall’Onorevole Bongiorno appaiono insufficienti.

* * *
 
A conclusione di questa chiacchierata il vostro reporter vorrebbe approfittare della libertà di stampa, di cui è assodato noi cittadini italiani godiamo, per ricordare un magistrato vittima della mafia, il dottor Gaetano Costa, di cui raramente si parla.
 
Siciliano di Caltanissetta, era Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo quando, il 6 agosto 1980, fu assassinato dalla mafia mentre, vicino casa, curiosava su una bancarella di libri. La vedova, davanti alle telecamere, disse apertis verbis che “suo marito era stato lasciato solo”. In effetti il dottor Costa aveva firmato in prima persona alcuni mandati di cattura nei confronti di esponenti della malavita, la qual cosa alcuni Sostituti non avevano fatto insieme a lui.
 
Perché ricordare il dottor Gaetano Costa a proposito di riforma della giustizia? Perché è stato un magistrato coraggioso, che ricorda da vicino il Fra Cristoforo dei Promessi Sposi; e per rendere testimonianza come, accanto ai Fra Cristoforo, possano esservi anche i Don Abbondio. Un buon sistema giudiziario non può non accertare la differenza fra magistrati/Fra Cristoforo e magistrati/Don Abbondio; e, per fare questo, è assolutamente necessario l’applicazione del principio della responsabilità nella trasparenza.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares