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Renzo Riva

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Ultimi commenti

  • Di Renzo Riva (---.---.---.223) 13 gennaio 2010 19:03
    Renzo Riva

    Grazia,
    le tue considerazioni mi hanno sorpreso.
    Ti concedo che non conoscevi certi meccanismi perversi di spesa assistenziale.
    Sono anticomunista e socialista (i comunisti li ho conosciuti nella CGIL quando ero sindacalista della Fiom-CGIL nell’Alt(r)o Friuli) sento che potrei dialogare con una persona come te.
    Nel 1987 ammonivo tutti, sia i socialisti che i comunisti, nel partito e nel sindacato, a non uscire dall’elettronucleare.
    Oggi paghiamo caramente ciò con le delocalizzazioni passate, presenti e future e non si vede alba per lo scempio di posti di lavoro.
    L’ultima vicenda ALCOA di oltre mille lavoratori che perderanno il posto di lavoro perché in Italia il sistema offre tariffe elettriche incompatibili con quelle più competitive nel resto d’Europa e del Mondo.

    http://forum.radicali.it/content/renzo-riva-avanti
    http://forum.radicali.it/content/renzo-riva-avanti?page=30

    Entro i due link che rapprentano l’alfa e l’omega della mia azione di responsabile Energia e Ambiente del Nuovo PSI F-VG e responsabile del C.I.R.N. F-VG Comitato Italiano Rilancio Nucleare puo farti un’idea di chi sono e cosa intendo rappresentare.
    Se lo ritieni utile potremo continuare via mail questo dialogo oltre che in rete.

    Mandi,
    Renzo Riva (anni 60)
    [email protected]
    349.3464656

  • Di Renzo Riva (---.---.---.223) 12 gennaio 2010 13:51
    Renzo Riva

    http://www.ilgiornale.it/pag_pdf.php?ID=123081

    http://www.ilgiornale.it/interni/luomo_che_fa_miliardi_balle_clima/07-01-2010/articolostampa-id=411816-page=1-comments=1




    articolo di giovedì 07 gennaio 2010
    L’uomo che fa i miliardi con le balle sul clima
    di Rino Cammilleri
    Al grosso pubblico il nome di Rajendra Pachauri
     
      

    non dice nulla, eppure è l’uomo che sta costringendo il pianeta a tirare la cinghia per via del clima. Nemmeno chi qui scrive ne avrebbe saputo se l’agenzia SviPop non gli avesse messo sotto il naso, tradotta da Alessandra Nucci, un’inchiesta del Daily Telegraph a firma di Christopher Booker e Richard North (20 dicembre u.s.).
    L’ex ingegnere ferroviario Pachauri è, infatti, presidente dell’Ipcc (la commissione Onu sui cambiamenti climatici) e principale ispiratore del recente vertice di Copenhagen. La dettagliata inchiesta punta il dito su un conflitto di interessi di fronte al quale quello di Berlusconi fa ridere, un intreccio mondiale di affari i cui galattici guadagni in termini di migliaia di miliardi di dollari dipendono, guarda un po’, dalle politiche suggerite dall’Ipcc. Si parla di banche, aziende dell’energia, fondi di investimento implicati nel mercato, in vorticosa crescita, delle emissioni e delle c.d. tecnologie sostenibili. E Pachauri è direttore o consigliere in almeno una ventina di enti leader in quella che ormai è una vera e propria industria del clima.
    La cosa viene a galla il 15 dicembre 2009, quando una lettera aperta viene consegnata a tutte le delegazioni nazionali presenti a Copenhagen e allo stesso Pachauri. Firmata dal senatore australiano Stephen Fielding e dal britannico lord Christopher Monckton, due «scettici del clima» di tutto rispetto date le loro entrature politiche (anche a Washington). Nella lettera, oltre a mettere in dubbio l’onestà scientifica del rapporto 2007 dell’Ipcc, si chiede l’allontanamento di Pachauri per palese conflitto di interessi. Pachauri è infatti direttore generale del Teri (The Energy research institute) di Delhi, nato dal Tata Group, massimo impero affaristico indiano (acciaio, auto, energia, chimica, telecomunicazioni, assicurazioni; possiede anche la principale acciaieria inglese nonché Jaguar e Land Rover). Il Tata ha peso anche politico in India, tant’è che lo spazio per le sue miniere di ferro e acciaierie è stato trovato sloggiando centinaia di migliaia di tribali dell’Orissa e dello Jarkhand. Sarà un caso, ma i pogrom induisti contro i cristiani sono avvenuti proprio da quelle parti (il cristianesimo si diffonde a macchia d’olio proprio fra i tribali, l’ultimo gradino della società indiana; si tratta di gente che, grazie alle scuole cristiane, ha imparato a difendere i propri diritti, cosa che disturba non poco quanti erano abituati da sempre a sfruttarli).
    Pachauri, che oggi lotta contro i combustibili fossili, fino al 2003 era direttore dell’immane India Oil; due anni dopo fondava la texana GloriOil, specializzata nello spremere fino all’ultima goccia pozzi petroliferi dati per esauriti. Nel 1997 diventa uno dei vicepresidenti dell’Ipcc e la Teri comincia ad allargarsi alle tecnologie rinnovabili e/o sostenibili, mentre il Tata Group investe nell’eolico. La Teri ha filiali in tutto il mondo. Il ramo europeo, base Londra, porta avanti un progetto sulle bioenergie finanziato dalla Ue. Un altro progetto studia il modo in cui le assicurazioni indiane (tra cui la Tata) possano trarre profitto dai rischi legati ai cambiamenti climatici. Pachauri presiede anche una non-profit (sede a Washington, a metà strada tra Casa Bianca e Campidoglio) il cui scopo dichiarato è fare lobbying riguardo alle decisioni Usa sui problemi energetici e ambientali del terzomondo; finanziatori: Onu, governo Usa e suoi appaltatori della difesa, Amoco (petrolio), Monsanto (ogm), Wwf (la cui cassa è riempita anche dalla Ue), eccetera. Ancora: la Tata indiana fa affari col c.d. «carbon trading» (mercato mondiale compravendita diritti di emissioni Co2), gran parte del quale è gestito dall’Onu ai sensi del famigerato Protocollo di Kyoto. E Pachauri fa parte del Consiglio della Borsa del Clima di Chicago, la maggiore borsa di scambi di diritti di emissioni. Dal 2007 siede anche nel Consiglio della Siderian, sede a San Francisco, specializzata in «tecnologie sostenibili». Nel 2008 eccolo nel Consiglio per l’energia rinnovabile e sostenibile del Credit Suisse e della Rockefeller Foundation. Ma non è finita: entra nel Consiglio della Banca Nordic Glitnir quando questa lancia un Fondo per il Futuro Sostenibile; diventa presidente del Fondo per le infrastrutture sostenibili dell’Indonesia, direttore dell’International risk governance council di Ginevra che promuove le «bio-energie»; nel 2009 è «consigliere strategico» del Fondo di investimenti Pegasus (New York) nonché presidente del Consiglio dell’Asian development bank.
    Tutto qui? Macché: capo dell’Istituto per il clima e l’energia dell’Università di Yale, membro del Consiglio sul cambiamento climatico della Deutsche Bank, direttore dell’Istituto giapponese per le Strategie globali sull’ambiente. Fino a poco tempo fa era pure consigliere della Toyota e delle ferrovie francesi. In India è, naturalmente, una star: occupa posizioni accademiche (ventidue libri al suo attivo) e in vari organismi governativi, tra cui la Consulta economica del premier. Poi, a Copenhagen, a bacchettare gli occidentali: più aiuti affinché i Paesi in via di sviluppo come l’India prendano la via «ecologica». E, come sappiamo (Sunday Times, 13 dicembre u.s.), la Tata indiana trasferisce una bella fetta di produzione in Orissa, guadagnando miliardi in «crediti alle emissioni» (da vendere a quei Paesi sviluppati che ne abbisognano per «coprire» ciò che «emettono» oltre il limite previsto dagli accordi internazionali). Pachauri, nelle sue conferenze danesi, ha invitato a limitare i consumi di carne (gli animali «emettono» flatulenze al metano, compresi i 400 milioni di vacche sacre indiane), ad abolire il ghiaccio nei ristoranti e tassare (tramite contatore) l’aria condizionata nelle stanze d’albergo.
    Ci si chiede: quant’è lo stipendio complessivo del pres. cons. dir. ing. Pachauri? Non si sa. Tace l’Onu, tace la Teri e pure la Tata. Ovviamente, la domanda numero uno rimane quella relativa al rapporto intercorrente tra tutte le sue cariche e il ruolo di spicco nell’Ipcc. Già, perché la Teri è anche in lizza per un succoso appalto: il Kuwait ha da rimediare ai disastri inferti da Saddam nel 1991 ai campi petroliferi. Il costo è a carico dell’Onu, che già due volte ha firmato contratti con la Teri. La quale è anche partner della Ue in una dozzina di progetti miranti a contenere quel «riscaldamento globale» predetto dal solito Ipcc.


    Spesa pubblica dirigistica per "mangiare" e dare da "mangiare" agli amici di merende.
    Mandi,
    Renzo Riva
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  • Di Renzo Riva (---.---.---.223) 12 gennaio 2010 13:31
    Renzo Riva

    No so se avete colto l’enormità del comportamento dei regolari, si fa per dire, assunti nelle cooperative calabresi, quelle che avevano anche contemporaneamente 100 donne in maternità contemporaneamente, che si comportano come i "camalli" dei porti italiani che titolari di un posto intascavano lo stipendio e mandavano a lavorare un altro in loro vece.
    Quello che però nessuno ha evidenziato è che i calabresi, dopo 180 giorni di lavoro fatto dagli extracomunitari in nero, percepiscono la CIG agricola per altri sei mesi e così la giostra continua all’infinito.
    Italia con un popolo di coglioni sia sinistri che ambidestri.

    Che poi l’autrice Grazia Gaspari pensi di aver fatto la sua parte nel denunciare col fare mellifluo dei buonisti una situazione che è ancora più tragica a causa delle eterne scimmiette istituzionali, sindacali, datoriali e cooperativistiche dà la misura della decadenza della nostra società.

    Che poi Alfonso Pascale continui nell’evocazione dell’ectoplasma quirinalizio, anche lui mellifluo buonista a caccia del facile consenso evocando spesso gli infortuni sul lavoro invece di comportarsi come costituzione comanda ovvero di rivolgere un messaggio di richiamo istituzionale alle camere su ogni tema lui ritenga il parlamento insieme al governo, totalmente o parzialmente inadempiente, la dice lunga sui "Mandarini della Casta".

    Aggiungo un’ altra considerazione di cui nessuno ha ancora colto la vera natura, e che riporto dal forum dei Radicali Italiani

    http://forum.radicali.it/content/proposta-serissima-2-aliquote

    dove l’avevo postata:

    Licheri scrive:

    Si chiama progressiva perché l’aliquota aumenta con l’aumentare dell’imponibile. Se l’aliquota è unica non è progressiva.

     

    Con due aliquote si sono parati il culo dall’incostituzionalità.

    La vera fregatura per gli italiani è lo spostamento dal reddito a tassazione progessiva al consumo, dove i percettori di minore reddito pagano la stessa IVA dei redditi dei MANDARINI CASTAIOLI; e nessuno coglie l’empietà di questa sbandierata riforma fiscale.

    Ad un popolo di coglioni si può propinare di tutto! Popolo di lemming.

    Mandi,

    Renzo Riva

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  • Di Renzo Riva (---.---.---.89) 10 gennaio 2010 17:35
    Renzo Riva

    DI COSA SI PARLAVA?

    http://borgomeo.blogautore.repubbli...

     
    7
    DIC
    2009
    Addio auto a idrogeno
     

    Sorpresa: l’auto a idrogeno è morta. L’annuncio è stato dato da Bmw un po’ in sordina, così come da sempre avviene nel mondo dell’auto.

    La clamorosa notizia è uscita in un’intervista ad “Handelsblatt” da parte del responsabile del gruppo automobilistico tedesco per lo sviluppo di questa tecnologia. “Per ora non ci sarà una flotta di prova di motori alimentati ad idrogeno”, ha detto Klaus Draeger.

    Con questo, la casa automobilistica bavarese, segue le orme della Volkswagen, che aveva già abbandonato i motori alimentati a idrogeno e la tecnologia delle celle a combustibile, ritenuta inadatta per l’uso diffuso.

    COME SI ERA GIA’ DETTO MOLTI ANNI FA!

    Mandi,

    Renzo Riva

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  • Di Renzo Riva (---.---.---.137) 7 gennaio 2010 23:37
    Renzo Riva

    Risulta a qualcuno che nel 2009 siano stati licenziati 500.000 statali?
    Se sì vuol dire che il governo sta facendo riforme e una politica di risanamento economico.
    Se nò vuol dire che il governo sta facendo manfrina per continuare a campare.


    Il nuovo vate giuslavorista dei DS folgorato sulla via di Damasco?
    Bloccare il turnover quale toccasana per conseguire i risultati sopraddetti è velleitario e propagandistico. Il fattore "tempo" è sfavorevole, perché la dinamica del turn-over è troppo lenta nel produrre i benefici ricercati, poiché i risultati si conseguiranno solo nel lungo termine. Inoltre le necessità di reperire le nuove professionalità sconsiglia quella che potrebbe configurarsi come una nuova rigidità nel mercato del lavoro. In allegato pure la foto al riguardo del fotovoltaico che non è più possibile visualizzare sul forum.


    Ecco quanto scrivevo nell’anno 2004 e qui sotto l’intero testo pubblicato lo 11 novembre 2004 su "Il Gazzettino".

     
    UDINE
    Troppa gente alle dipendenze dello Stato

    Bisogna ridurre il personale in esubero nell’amministrazione pubblica, per liberare le risorse necessarie al finanziamento delle politiche per la riduzione dell’insostenibile pressione fiscale, per la ricerca e lo sviluppo.

    Bloccare il turnover quale toccasana per conseguire i risultati sopraddetti è velleitario e propagandistico. Il fattore "tempo" è sfavorevole, perché la dinamica del turnover è troppo lenta nel produrre i benefici ricercati, poiché i risultati si conseguiranno solo nel lungo termine. Inoltre le necessità di reperire le nuove professionalità sconsiglia quella che potrebbe configurarsi come una nuova rigidità nel mercato del lavoro.

    Ricordo che durante il governo dei sinistri "Prodi-D’Alema-Amato", l’apparato alle dipendenze statali fu sfoltito di 290.000 unità, alla chetichella, senza contrasti sindacali, perché le stesse unità furono poste sul groppone del contribuente, lavoratore o detentore di capitali; nella migliore continuità dell’Iri di Prodiana memoria, con prepensionamenti e incentivi. Si doveva invece licenziare e dare un reddito minimo di sussistenza, come normalmente assicurano molti Stati nostri competitori, europei o extra-europei e taluni anche senza corrispondere alcunché.

    Invece, fino ad oggi, questo governo ha assunto circa 119.000 unità d’impiegati sta-tali (non so se lavoratori). L’industria privata non assistita, che compete nel mercato mondiale, sarebbe fuori mercato qualora applicasse la ricetta statale. Ripeto: chiunque sia al governo dovrà tagliare le spese improduttive per liberare risorse finanziarie, indispensabili per l’innovazione dei nuovi processi produttivi e la ricerca, i soli che possano permettere la competizione nel mercato internazionale e che potranno co-adiuvare politiche di riduzione della pressione fiscale. Invece si continua nel vecchio malvez-zo dell’assistenzialismo ad attività fuori mercato, con costi grandemente maggiori delle politiche di sussistenza per chi sarà interessato dalla chiusura delle stesse.

    E intanto il mercato del vero lavoro langue; quello assistito prospera, compreso l’intra- e l’extra-comunitario. Un appunto alle sofferenze industriali del nostro Friuli. Le odierne vicende delle cartiera Burgo di Tolmezzo ed Ermolli di Moggio Udinese, che operano fuori mercato. In Finlandia sono prodotte bobine di carta con un fronte di 11,60 metri (hanno materia prima, acqua a volontà, centrali nucleari). E giù a far finta di finanziare depuratori che poi non sono realizzati; una maniera surrettizia di finanziare i livelli occupazionali.
    Altro per l’ex-Manifattura di Gemona. Ricordiamo ancora i nomi: Cumini? Comello? Patriarca? Dilapidarono miliardi di Lire d’intervento pubblico, per poi chiudere. E poi ci vengono a dire che serve importare manodopera!
    Facendo mente alla Zona Industriale di Osoppo, dicono niente le esperienze industriali dei gruppi Pittini e Fantoni? Nel "Gruppo Pittini" nell’ anno 1973 si producevano circa 180.000 tonnellate di vergella; nell’anno 1979 circa 360.000 tonnellate, con circa 1500 unità lavorative; nell’anno 1989 circa 700.000 tonnellate con circa 1100 unità lavorative; oggi anno 2004 circa 1.000.000 tonnellate con circa 700 addetti.
    Per non dire di tutte le piccole aziende che operano senza particolari aiuti. Nell’apparato statale invece, nonostante "pensionati baby", scivolamenti, svii e deragliamenti, procedure informatizzate ed altre diavolerie moderne, prosperano i "lavori socialmente in-utili".
    Sempre per la nota teoria: e poi chi vota chi?
    Renzo RIVA
    Buja (UD)

    Mandi,
    Renzo Riva
    renzoriva@libero.it
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