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Divide et impera! La strategia del Governo ha dato i suoi frutti…

La dissennata strategia del Governo Berlusconi di dividere gli Italiani su questioni pretestuose per poter imperare senza ostacoli inizia a scricchiolare e soprattutto inizia a mostrare i gravissimi danni che tale strategia ha prodotto.
 
Basti ricordare la poderosa campagna di discredito dei dipendenti pubblici avviata dal Ministro Brunetta. In una situazione di grave crisi economica Brunetta non ha saputo far niente di meglio che trovare un capro espiatorio da sacrificare mediaticamente alle masse. Il pubblico impiego è stato immolato sull’altare privato di Berlusconi e dei suoi adepti. Brunetta ha poi attaccato gli intellettuali, furiosi con lui per un comportamento tanto sconsiderato, bollandoli come appartenenti ad una élite eversiva. Modalità peggiore per perseguire un giusto obiettivo, migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione, non credo possa esistere.
 
La massa, purtroppo assopita per definizione di questi tempi, non ha saputo far niente di meglio che cadere nella trappola ed ecco trovata la soluzione alla crisi: un bel cartello con scritto fannullone per ogni dipendente pubblico. Purtroppo però nonostante i dipendenti pubblici siano stati messi alla gogna i conti pubblici sono peggiorati; che cosa bizzarra, è da non credere…!
 
Passiamo poi alla questione Scuola, Ricerca ed Università. I docenti Italiani, si badi i peggio pagati tra i Paesi più sviluppati, non sono stati neanche interpellati prima di avviare la riforma della Scuola. La riforma Gelmini è improntata unicamente sui tagli, infatti più che riforma dovrebbe essere chiamata “taglio Gelmini”. La reintroduzione del maestro unico, suona meglio prevalente però, ci catapulta trenta anni indietro nel processo educativo infantile mentre il taglio delle attività di laboratorio e soprattutto di preziosissime ore di italiano e di matematica, in molte scuole secondarie di secondo grado, ci catapulta direttamente nel Medio evo.
 
Anche qui la massa, ben indottrinata via etere, invece di indignarsi e di mobilitarsi per tutelare il più importante diritto dei propri figli, quello ad un’istruzione d’eccellenza, si è compiaciuta del colpo di sciabola inferto ai docenti. Che mossa intelligente!?
 
Gli USA hanno varato una riforma scolastica improntata sull’eccellenza, sul prolungamento dell’orario di lavoro e sull’introduzione di nuove discipline e di ulteriori ore di laboratorio, mentre l’Italia ha inferto il colpo di grazia alla già martoriata Istruzione pubblica. Gli Statunitensi hanno scelto Obama mentre noi abbiamo scelto il “pallido” Berlusconi, ed i risultati si vedono.
 
Onestamente il declino dell’Italia sembra più che meritato dato l’alto tasso di disinteresse e soprattutto di credulità del popolo Italiano. L’ignoranza è la peggiore delle malattie e l’Italia è un malato terminale.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.67) 7 gennaio 2010 17:18

    La scuola incaprettata. E Gelmini che la chiama riforma!

    di Vincenzo Pascuzzi

    Il termine ”incaprettamento” indica una uccisione in un modo veramente barbaro, atroce e lento. Una specie di suicidio imposto mediante corda e sfinimento fisico.

    Invece il termine “riforma” ha un significato positivo, indica miglioramento, innovazione, svecchiamento, eliminazione di errori. Riforma implica (o implicherebbe) conoscenza della situazione di partenza e delle sue criticità, e poi delle scelte razionali, un progetto, risorse da investire per poter magari risparmiare in seguito oppure ottimizzare il rapporto costi/benefici. È un po’ come comprare una macchina nuova . Si può comprare un’auto, magari più compatta, più efficiente, più risparmiosa ma bisogna fare una scelta opportuna e disporre di una somma da investire.

    Nella scuola, al contrario, per una sorta di strabismo lessicale, quando adesso si sente parlare di riforma (la c.d. ”riforma Gelmini”), viene da pensare proprio all’incaprettamento della scuola stessa ottenuto principalmente con la drastica e repentina riduzione (i famigerati tagli) sia delle risorse economiche che del personale insegnante e ata. Per di più senza avere né riferimenti, né obiettivi didattici chiari, qualificanti, condivisi e poi misurabili; quali potrebbero essere, ad esempio: ridurre la dispersione dal 22% al 10% (v. Conferenza di Lisbona), migliorare realmente le strutture, le attrezzature, la preparazione degli alunni e quindi le valutazioni annuali e finali. Continuando con l’esempio, è un po’ come pretendere di vendere la vecchia auto (o addirittura portarla dallo sfasciacarrozze) e voler comprare la nuova solo con il ricavato della vendita.

    Da sottolineare le due modalità, o astuzie, con cui la c.d. riforma viene messa in atto. La prima riguarda i tempi. Gli aspetti spiacevoli o controversi vengono in un primo tempo decisi e preannunciati e poi, in un momento successivo, messi in atto. In questo modo viene a mancare la possibilità di migliorarli o contrastarli e perfino discuterne.

    La seconda modalità riguarda il percorso burocratico. Il Miur affida ai presidi l’attuazione delle cose sgradevoli per la scuola e per i docenti (le patate bollenti). I presidi (quasi serafici ambasciatori che non portano pena) provvedono a trasferirle e a metterle in atto tramite i Collegi docenti facendo votare mozioni obbligate e ciò con una falsa apparenza di autonomia, democrazia e partecipazione.

    I presidi – certo non tutti, ma in maggioranza - risultano sottomessi e ossequienti nei confronti del Miur (che detiene le chiavi del loro contratto, cioè essenzialmente delle loro retribuzioni e carriere), mentre manifestano in pieno le loro prerogative, la loro autorità, il loro potere nel Collegio e verso i docenti.

    E sì che sono diventati dirigenti, qualcuno si dichiara manager, c’è chi addirittura li indica come imprenditori! Dirigenza dei presidi e autonomia delle scuole sono, nei fatti, solo due grosse favole, due false realtà, un modo con cui il Miur confonde e trasferisce le proprie responsabilità senza rinunciare però a prendere lui le decisioni.

  • Di pv21 (---.---.---.98) 7 gennaio 2010 18:55

    Invece della riforma "a sforbiciate" del duo Tremonti-Gelmini servirebbe una vera RIGENERAZIONE della Scuola dove oltre alle nozioni si insegnasse cosa serve per imparare, crescere ed affermarsi nella vita. Cose come SCOPRIRE le capacità primarie e andare Avanti con Metodo. Molto più facile è vendere le CROCIATE Ministeriali di Brunetta che con la "digitalizzazione" risolverà tutti i problemi della PA. (altro ancora => http://forum.wineuropa.it

  • Di Renzo Riva (---.---.---.137) 7 gennaio 2010 23:37
    Renzo Riva

    Risulta a qualcuno che nel 2009 siano stati licenziati 500.000 statali?
    Se sì vuol dire che il governo sta facendo riforme e una politica di risanamento economico.
    Se nò vuol dire che il governo sta facendo manfrina per continuare a campare.


    Il nuovo vate giuslavorista dei DS folgorato sulla via di Damasco?
    Bloccare il turnover quale toccasana per conseguire i risultati sopraddetti è velleitario e propagandistico. Il fattore "tempo" è sfavorevole, perché la dinamica del turn-over è troppo lenta nel produrre i benefici ricercati, poiché i risultati si conseguiranno solo nel lungo termine. Inoltre le necessità di reperire le nuove professionalità sconsiglia quella che potrebbe configurarsi come una nuova rigidità nel mercato del lavoro. In allegato pure la foto al riguardo del fotovoltaico che non è più possibile visualizzare sul forum.


    Ecco quanto scrivevo nell’anno 2004 e qui sotto l’intero testo pubblicato lo 11 novembre 2004 su "Il Gazzettino".

     
    UDINE
    Troppa gente alle dipendenze dello Stato

    Bisogna ridurre il personale in esubero nell’amministrazione pubblica, per liberare le risorse necessarie al finanziamento delle politiche per la riduzione dell’insostenibile pressione fiscale, per la ricerca e lo sviluppo.

    Bloccare il turnover quale toccasana per conseguire i risultati sopraddetti è velleitario e propagandistico. Il fattore "tempo" è sfavorevole, perché la dinamica del turnover è troppo lenta nel produrre i benefici ricercati, poiché i risultati si conseguiranno solo nel lungo termine. Inoltre le necessità di reperire le nuove professionalità sconsiglia quella che potrebbe configurarsi come una nuova rigidità nel mercato del lavoro.

    Ricordo che durante il governo dei sinistri "Prodi-D’Alema-Amato", l’apparato alle dipendenze statali fu sfoltito di 290.000 unità, alla chetichella, senza contrasti sindacali, perché le stesse unità furono poste sul groppone del contribuente, lavoratore o detentore di capitali; nella migliore continuità dell’Iri di Prodiana memoria, con prepensionamenti e incentivi. Si doveva invece licenziare e dare un reddito minimo di sussistenza, come normalmente assicurano molti Stati nostri competitori, europei o extra-europei e taluni anche senza corrispondere alcunché.

    Invece, fino ad oggi, questo governo ha assunto circa 119.000 unità d’impiegati sta-tali (non so se lavoratori). L’industria privata non assistita, che compete nel mercato mondiale, sarebbe fuori mercato qualora applicasse la ricetta statale. Ripeto: chiunque sia al governo dovrà tagliare le spese improduttive per liberare risorse finanziarie, indispensabili per l’innovazione dei nuovi processi produttivi e la ricerca, i soli che possano permettere la competizione nel mercato internazionale e che potranno co-adiuvare politiche di riduzione della pressione fiscale. Invece si continua nel vecchio malvez-zo dell’assistenzialismo ad attività fuori mercato, con costi grandemente maggiori delle politiche di sussistenza per chi sarà interessato dalla chiusura delle stesse.

    E intanto il mercato del vero lavoro langue; quello assistito prospera, compreso l’intra- e l’extra-comunitario. Un appunto alle sofferenze industriali del nostro Friuli. Le odierne vicende delle cartiera Burgo di Tolmezzo ed Ermolli di Moggio Udinese, che operano fuori mercato. In Finlandia sono prodotte bobine di carta con un fronte di 11,60 metri (hanno materia prima, acqua a volontà, centrali nucleari). E giù a far finta di finanziare depuratori che poi non sono realizzati; una maniera surrettizia di finanziare i livelli occupazionali.
    Altro per l’ex-Manifattura di Gemona. Ricordiamo ancora i nomi: Cumini? Comello? Patriarca? Dilapidarono miliardi di Lire d’intervento pubblico, per poi chiudere. E poi ci vengono a dire che serve importare manodopera!
    Facendo mente alla Zona Industriale di Osoppo, dicono niente le esperienze industriali dei gruppi Pittini e Fantoni? Nel "Gruppo Pittini" nell’ anno 1973 si producevano circa 180.000 tonnellate di vergella; nell’anno 1979 circa 360.000 tonnellate, con circa 1500 unità lavorative; nell’anno 1989 circa 700.000 tonnellate con circa 1100 unità lavorative; oggi anno 2004 circa 1.000.000 tonnellate con circa 700 addetti.
    Per non dire di tutte le piccole aziende che operano senza particolari aiuti. Nell’apparato statale invece, nonostante "pensionati baby", scivolamenti, svii e deragliamenti, procedure informatizzate ed altre diavolerie moderne, prosperano i "lavori socialmente in-utili".
    Sempre per la nota teoria: e poi chi vota chi?
    Renzo RIVA
    Buja (UD)

    Mandi,
    Renzo Riva
    renzoriva@libero.it
    349.3464656
  • Di (---.---.---.126) 8 gennaio 2010 08:37

    Grazie...bellissimo articolo!!! Molto triste...davvero, ma non si può non essere tristi quando ci si rende conto che nonostante si voglia salvare un malato, non c’é nulla da fare perchè il malato non reagisce con la propria forza vitale!!!!!!!!
    Silvana.

  • Di (---.---.---.50) 10 gennaio 2010 11:11

    Probabilmente Brunetta ha sparato nel mucchio, goffamente e senza nemmeno prendere la mira, ma già al primo colpo ha avuto la fortuna di fare un centro perfetto: riduzione di oltre il 40% delle assenze per malattia (con punte ben oltre il 50% in alcuni comuni).

    Si può dire quello che si vuole, ma con quei numeri vivrà di rendita sino a fine legislatura.

    Paolo

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