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Renzi-D’Alema che botte: “ingrato”, “loffio”, “a te non devo nulla”

Povero Matteo Renzi. Aveva detto, così, senza nemmeno alzare troppo la voce, di essere disponibile a candidarsi alle primarie per scegliere il premier del centrosinistra, ed è stato subito lapidato da parecchi dirigenti del Pd.

La prima è stata Rosy Bindi, che si è attaccata ad un cavillo dello statuto del partito: “Se vuole candidarsi deve dimettersi dal Pd: in base allo statuto il candidato è il segretario”. Per Renzi è stato facile, fin troppo facile, ribattere che in base a quello stesso statuto la Bindi non dovrebbe essere nemmeno in Parlamento, visto che ha superato abbondantemente il numero massimo di legislature previste per ogni singolo deputato.

Ma non è finita qui. Perché ieri è sceso in campo il peso Massimo, cioè D’Alema. Per l’ex premier, Renzi e i suoi compagni sono “loffi” e “parlano male di me solo per farsi sentire”. Per D’Alema, piuttosto, “Renzi dovrebbe essere grato al partito che gli ha permesso di fare il sindaco di Firenze”. Mica male. Ma non è da meno la risposta di Renzi: “Ah, se era per D’Alema sindaco a Firenze sarebbe un altro, perché lui appoggiò un altro candidato”.

E ancora Renzi: “Forse D’Alema dovrebbe fare un passo indietro. Troppe volte pensa di essere lui stesso il Pd”. E su questo, probabilmente, D’Alema non ci vede niente di male…

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