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Regionali Francia: quanto blu in un esagono rosa?

Regionali Francia: quanto blu in un esagono rosa?

Se questo primo turno di elezioni regionali francesi fosse letto come un referendum su Sarkozy e la politica che incarna, allora potremmo dire che il sarkozismo è in fase calante, dopo la netta vittoria alle precedenti elezioni (le europee del 2009), con un Ps quasi relegato a terza forza politica del paese (Europe Ecologie del sessantottino Cohn-Bendit era a pochi decimali dal partito della Aubry), questa volta il partito di Governo, l’Ump, rischia una cocente débacle.
 
In un paese che più che votare si è votato all’astensionismo, che ha toccato il 53,6%, più di una persona su due non ha votato, il PS rialza la testa dopo anni ad arrancare e torna primo partito di Francia col 29,5%, davanti all’Ump poco sopra al 27, terzo si conferma EE, che peggiora le europee, ma si conferma attorno al 12,5%, mentre torna prepotentemente sulla scena nazionale il Front National attorno all’11,7%. Per quanto riguarda gli altri partiti, il cartello di alcuni partiti di sinistra, il Front de Gauche è attorno al 6%, mentre lo NPA dell’ex astro nascente della sinistra francese Besancenot, raccoglie un misero 2%, molto sotto le aspettative di qualche mese fa, ma in linea con i sondaggi pre elettorali; “un cattivo risultato” come dichiarato dallo stesso leader NPA. Bruciante anche la sconfitta dei MoDem di Bayrou, l’ex terzo incomodo delle Presidenziali francesi, che con un modestissimo 4% dovrà senza dubbio rivedere qualcosa. “Lo stato del paese ha passato la soglia d’allerta” e comunque dice che “non è un ottimo giorno per loro”.
 
Il Ps ha vinto e già questa è una notizia dati gli enormi problemi che hanno caratterizzato il partito fin dal Congresso di Reims del novembre 2008 che vide una guerra fratricida, con l’ex segretario e candidata presidenziale Segoléne Royal, sconfitta e una leadership sempre traballante, fino all’anno scorso appunto e quel fondo toccato alle Europee. Da quel momento in poi l’ex sindaco di Lille ha preso in mano le redini dando una svolta al partito e portandolo a questo risultato, sebbene i problemi non siano ancora del tutto risolti, besti vedere il pasticcio consumato nella regione Languedoc-Roussillon dove il padre padrone Freche, ex Ps e candidato con la lista “diverse gauche”, è largamente in vantaggio e dovrà vedersela al secondo turno con il candidato Ump Raymond Couderc e France Jamet di un Fn in risalita, mentre Hélène Mandroux, candidata ufficiale Ps non arriva neanche al 10%, dietro perfino ai candidati di EE e FdG, e non potrà presentarsi al secondo turno. Affinché la vittoria globale a queste regionali sia definitiva, il Ps non potrà fare a meno delle alleanze con EE e il Front de gauche al secondo turno, sperando di mantenere tutte le 20 regioni su 22 che aveva prima di questa tornata elettorale, se non addirittura, come ancora sogna qualche militante Ps fare un difficile filotto con una “mappa tutta rosa” come dichiarato dal segretario Aubry. Colpito dal livello di astensione, ma molto contento Benoit Hamon, porta parola del Ps mentre Huchon capolista Ps in Ile de France dice che il tempo dell’unità per le sinistre è tornato. “Un voto di sanzione severa nei confronti della politica di destra” dice la Royal che sottolinea come le politiche regionali, invece, siano state premiate. Per la Aubry “I francesi hanno inviato un messaggio chiaro e forte esprimendo il loro rifiuto per una Francia divisa, angosciata e debole e hanno voluto soprattutto esprimere il loro desiderio di una Francia sempre più forte e giusta”.
 
Risultato, quello della sinistra, ottenuto anche per i demeriti dell’Ump. Il partito del Presidente è riuscito a inanellare prima e durante questa campagna elettorale una serie di errori sia di forma che di sostanza da far impallidire. Il dibattito sull’identità nazionale, fortemente voluto dal Ministro dell’immigrazione, integrazione e identità nazionale Eric Besson si è rivelato un boomerang e chissà che non sia stato una spinta, non richiesta, ma ben accetta a Marine Le Pen, figlia dello storico leader del FN e suo più accreditato successore. La paura dell’immigrato, l’orgoglio di essere francesi, che aveva giovato alla corsa all’Eliseo dell’ex Ministro degli Interni Sarkozy, questa volta non ha pagato e l’estremismo in questo tipo di discorsi ci sguazza. Come ha sguazzato nella polemica sul Ministro della Cultura Mitterand, tra Polansky e le accuse di pedofilia e le frizioni tra lo stesso Presidente della Repubblica e il Primo Ministro (ex PS) Fillon che si sta accreditando sempre più come personaggio fondamentale del Governo. Non ultimo il caso Ali Soumaré, capolista nella Val d’Oise di colore Ps nella regione, accusato di essere un “delinquente multi recidivo” da due sindaci UMP, Francis Delattre et Sébastien Meurant, appoggiati anche da Valérie Pécresse capolista nell’Ile de France (la regione di Pargi) dell’Ump e Ministro dell’Istruzione. Una storia che è andata avanti per settimane, fino a scoprire, non solo che il candidato del Ps aveva sì commesso un reato da giovane (furto) che aveva pienamente scontato, ma che il suo casellario giudiziario come ha rivelato Le Canard enchaîné è addirittura “vergine” (e non risulta neanche più quell’accusa). Insomma polemiche, accuse di razzismo e denuncia contro ignoti di Soumaré, che non hanno beneficiato l’Ump e, perché no, fatto un favore al candidato Ps che ha raccolto più del 44% dei favori.
 
Valérie Precresse si dice dispiaciuta per l’enorme astensionismo in un’elezione che riguarda da vicino la vita quotidiana dei francesi e dei “loro bambini”, mentre Dominique Paillé, porta voce dell’Ump dice che “la Aubry si sbaglia, non farà il grande slam”, mentre Fillon dice che “ancora non è detta l’ultima parola” e chiama a raccolta gli elettori dell’Ump per il secondo turno.
 
Lo scrutinio del 14 e del 21 marzo è regionale e le sue conseguenze saranno regionali” aveva dichiarato Sarkozy pochi giorni prima di questa tornata elettorale, dimenticando che qualche mese prima, come ricorda Libération aveva chiesto ai suoi di fare campagna sui “grandi temi nazionali”. Ma a novembre le speranze erano altre, si era nel pieno del dibattito sull’identità nazionale e il Ps ancora non aveva trovato appieno il bandolo della matassa. Sappiamo, inoltre, soprattutto noi italiani come le interpretazioni delle diverse votazioni siano labili…
 
Come detto, Cohn-Bendit può comunque dirsi soddisfatto anche se lascia 4 punti sul terreno, ma da oggi può definitivamente parlare e trattare col Ps senza essere trattato da cugino rompiscatole e con lui l’astro nascente Cecile Dufront 34enne che si candida a un ruolo leader nel futuro del paese.
 
Gongolano i Le Pen. Jean Marie si rivolge a Sarko rinfacciandogli le parole dette qualche tempo fa, sulla fine del FN che “ha dimostrato di essere una forza nazionale e probabilmente sempre più in crescita”, mentre Marine dice i francesi “hanno rimesso il FN in gioco”.
 
Bisognerà aspettare un’altra settimana, comunque, per vedere se il blu macchierà un esagono tutto rosa…

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