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Questa mattina mi son svegliato e ho trovato la Dc. E altre storie

Casini, Fini e Rutelli. Per ora. E qualcosa di più di un ammiccamento da quei giovanotti che si stanno agitando nel Pd. Senza poi parlare di Lombardo e dei suoi autonomisti (magari) del Mpa. Ecco disegnata la probabile futura Dc, che si chiamerà Centro, o grande Centro, o Centrino fate voi. Ma manca un dettaglio. Il neo potere padronale. Quello fintamente liberal di Marchionne che politicamente si materializzerà, è solo una questione di tempo, in Luca Montezemolo. Ma Luca Cordero è pronto, da tempo. Sta solo aspettando il momento giusto (e i segnali li sta lanciando) e arriverà. Non temiamo. Ieri i primi tre (Casini, Rutelli e Fini) si sono visti in azione al meeting “Security, Development and Democracy”, promosso dall’Alliance of Democrats. Primo incontro, grandi sorrisi, Rutelli e Casini in grande spolvero. Se sono rose fioriranno. Lo dice anche Fioroni. Che lo sappia Walter? Intanto in Sicilia si sperimenta, attorno all’ennesimo governo Lombardo, con un pezzo di Udc senza Cuffaro, i finiani, il Pd e quel pezzo di ex-Pdl che fa riferimento a Micciché che nell’isola tutti sanno essere alleato di Dell’Utri. Esordio con visita della polizia alla redazione della testata giornalistica Sud, per una controllatina ai contenuti dell’ennesima puntata (attesissima) dell’inchiesta sugli affari del governatorissimo Lombardo. Si, è proprio la vecchia Diccì. Una nuova, fino a un certo punto, Balena Bianca che tutto contiene e tutti garantisce. Esultano i nostalgici dorotei.

Ma andiamo a raccontare altre storie. Mento polverose. Sorvolando sugli abituali crolli di credibilità del nostro premier che continua a raccontare barzellette sconce e blasfeme, attaccare i giudici, fare battutacce razziste, etc etc. Parliamo di roba seria, che ci tocca.

Oggi a Messina una grande manifestazione di popolo contro il Ponte sullo Stretto. Chiedono che i soldi per questa faraonica inutilità vengano destinati alla difesa e messa in sicurezza del territorio. Un territorio che frana, che non ha infrastrutture e servizi. Chiedono civiltà, quelli che oggi urleranno No al Ponte. Sacrosanto.

E sempre oggi No B Day 2 a Roma, con una coda di scazzi che non ci piace per nulla. Polemiche interne al movimento, accuse incrociate, personaggi come Paolo Flores D’Arcais, che molto sostenne il Popolo Viola, che si sfila. Una roba che non ci piace e che, peggio, fa preoccupare. Alla manifestazione ci saremo, la racconteremo. Per rispetto alle migliaia di persone che verranno a Roma spinti dalla necessità di dichiararsi contro questa italietta volgare e furba che ci ha regalato il berlusconismo. Non certo, però, per chiudere gli occhi su veti incrociati e gli incrociati settarismi che sembrano caratteriizare questa nuova edizione del movimento.

Qui è necessario ragionare, e di corsa, su quello che sta succedendo
. Perché il rischio è di mandare all’aria il lavoro di migliaia di persone per bene che stanno cercando di rimettere in piedi un senso diffuso di civiltà in questo Paese rischia di essere mandato in malora. Non siamo davanti a “un primo scazzo” occasionale, superato, superabile. Siamo davanti all’ennesimo episodio di scontro devastante e non più occultabile. La cosa va affrontata. Ora.


Cerco di spiegarmi. Di episodi simili, con veti incrociati, accuse, polemiche, litigi, negli ultimi mesi se ne sono verificati troppi. Ne ricordo uno a luglio (e subito prima, purtroppo) in occasione dell’anniversario dell’attentato di via D’Amelio e della manifestazione a Palermo delle Agende Rosse. Da quella manifestazione molta gente si è allontanata con la bocca amara. Troppi litigi, troppi protagonismi, troppo settarismo. “Noi e loro”. Così. Senza l’ascolto, il dibattito, il confronto e il patto fra simili anche se diversi. Le famose “pettorine” del movimento ostentate quasi come una divisa, come a dire “noi siamo le Agende Rosse, solo noi” e quel brav’uomo, e amico, di Salvatore Borsellino a cercare di limare uno scontro larvato e spesso palese che ha solo un nome e una definizione. Settarismo. L’appartenenza che diventa protagonismo. Spesso con l’urlo, l’accusa, l’esclusione. Tutto il contrario di quello che dovrebbe essere un movimento aperto (questo da sempre il desiderio di Salvatore) e democratico.

E in molti zitti, a cercare di tenere sotto traccia questa metodologia discriminante. Escludente. Per non creare problemi a un sacrosanto movimento di opinione che chiede Verità e Giustizia. Ma che è un modo di fare diffuso e in esponenziale crescita. Anzi, è un metodo. Un metodo di fare politica dal basso creando immediatamente micro nuclei di potere contrapposti. E urlanti.

Un metodo che ha un’origine. L’esasperazione della solitudine. Un’esasperazione nata dallo svuotamento della partecipazione politica. Dalla distanza indiscutibile che c’è fra politica e popolo, fra cittadino e rappresentanza. E quando non si ha più abitudine e prassi politica e democratica chi urla più forte e chi ha più muscoli occupa tutto lo spazio possibile.

Di questo metodo, dello strillo sordo e del settarismo escludente, c’è chi ne ha fatto uso scientifico e teoria in questi anni. Basti guardare ai commenti, agli attacchi, alle accuse e agli insulti e ai toni utilizzati dai tanti urlatori (della Rete e no) del movimento di Grillo nei confronti di chiunque non si unisca al coro o abbia dubbi, cerchi di capire. O si “osanna” il “leader spirituale” (la definizione non è mia) o si è immediatamente catalogati come nemico e come tale trattato. Il “vaffa” urlato, la negazione dell’altro (“io sono vivo tu sei morto”) e il rifiuto del confronto sociale e politico (“io sono oltre”). Un mix devastante di populismo e totalitarismo camuffato da democrazia diretta. Senza neanche sapere cosa sia, anche lontanamente, la democrazia diretta o rappresentativa che sia. Con la democrazia, appunto, e il dibattito ridotti a chi urla più forte. E chi non si unisce al coro si ritrova a fare la lepre nella caccia alla volpe. Se poi uno va a guardare i programmi (e quindi l’oggetto dello “strillo”) si trova davanti a una stringata lista della spesa che vede tutti d’accordo. Perché parziale e buonista, superficiale e utopica. E soprattutto banalizzata. “Bene comune”. Ormai è la parola d’ordine. Ma capiamoci bene di che cosa si tratta. Cosa è “Bene” e soprattutto che cosa si intenda per “Comune”.

Spero davvero che oggi ci sia tanta gente sia a Messina che a Roma. Gente che non si è autonominata chierichetto. Che è lontana da questi metodi e scazzi. Lo spero davvero, anche perché comincio davvero ad allarmarmi. Perché mentre assistiamo all’agonia di Berlusconi, ma non del berlusconismo, già vediamo quello che si sta preparando per il nostro futuro. E ha la forma di una paciosa e terribile Balena Bianca.

Buone manifestazioni a tutti e soprattutto impedite che ci siano guru e urlatori professionisti che coprano la vostra voce.

Commenti all'articolo

  • Di Gian Carlo Zanon (---.---.---.127) 2 ottobre 2010 14:35
    Gian Carlo Zanon

    Speriamo di svegliarci una mattina e scoprire che ciò che abbiamo vissuto in quest’era berlusconiana era solo un bruttissimo sogno, che Berlusconi in effetti era quel rompi del portiere della stabile, che la teocrazia becera che stiamo vivendo non era altro che il consiglio di condominio e così via ...

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.3) 2 ottobre 2010 16:42
    Rocco Pellegrini

    Pietro, perché ti sottrai alla domanda centrale della politica italiana? Come si butta giù il berlusconismo col fronte popolare? Mi piacerebbe che tu rispondessi nel merito piuttosto che evocare fantasmi perché qui ci va di mezzo quel poco che ci resta del bel paese. Non trovi ragionevole che si studino forme alternative per la legge elettorale, insomma che qualcuno lavori ad un quadro diverso? 

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