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Quel fosco imbroglio dell’obiezione di coscienza

La Francia - nell’immaginario comune dell’italiano medio - ha da sempre l’aura dello Stato davvero laico. Cioè quello che è realmente riuscito a separare le istanze etiche di stampo religioso dai diritti civili.

Magari è solo la nostra invidia di abitanti di uno Stato della Chiesa cammuffato - dove qualche volta si ha l’impressione che da Porta Pia le guardie svizzere siano uscite per conquistare l’Italia e non che i bersaglieri siano entrati per smantellare il regno di Pio IX - ma alcune notizie che vengono da oltralpe sembrano confermarci l’impressione, anche se la tremenda vicenda della ragazzina di etnia rom prelevata da scuola ed espulsa su due piedi fa rabbrividire.

Va invece nella direzione di confermarci che lo stato d'oltralpe è ben più laico del nostro la notizia che riguarda il matrimonio omosessuale - un’infinita diatriba oscena che nel nostro paese si trascina da decenni in modo assolutamente ripetitivo e sfiancante, oltraggioso per l'intelligenza ancor prima che per una questione di civiltà - che in Francia è stata finalmente risolta con una legge che permette la legalizzazione del legame fra persone dello stesso sesso. Così finalmente la società francese potrà parlare d’altro.

Non prima però di ammonire i sindaci, che devono concretamente sancire il matrimonio, che non sarà possibile per loro ricorrere alla cosiddetta “obiezione di coscienza”. Scappatoia pseudoetica cui ricorrono coloro che vogliono continuare a fare quello che gli pare anche in contrasto con le leggi in vigore.

Dopo l’approvazione delle unioni gay si era infatti diffusa fra un certo numero di sindaci di centrodestra la prassi di dichiarare il proprio "non possumus" ai convolanti a nozze.

Ma purtroppo per loro “i 'saggi' del Consiglio Costituzionale hanno deciso che tutti i sindaci del Paese, anche quelli che si dichiarano obiettori, sono obbligati a celebrare le nozze tra le coppie omosessuali”. Le nozze sono costituzionalmente legittime e nessun amministratore pubblico può accampare scuse per sottrarsi ai suoi doveri.

Irritati gli obiettori di coscienza “hanno già fatto sapere che sottoporranno il caso alla Corte europea dei diritti umani”. Con che faccia si pretenda che sia un “diritto umano” negare ad alcuni ciò che è permesso ad altri, cioè di dichiarare pubblicamente il proprio legame assumendosene civilmente ogni responsabilità, non è dato sapere. Ma tant'è.

In Italia intanto, si sa, siamo in tutt’altre faccende affacendati e chi ricorrerà alla corte europea dei diritti dell’uomo sarà il Grande Evasore di Arcore, per motivi che ci sfuggono.

Ma il caso “obiezione di coscienza” ci riporta invece, per assonanza, a quella prassi sempre più diffusa fra i medici ginecologi italiani che riguarda l’aborto. O meglio l’impedimento diffuso e pervicace a praticare l’aborto sulle donne che lo richiedono, nonostante in Italia esso sia ritenuto una pratica legittima a cui il Servizio Sanitario Nazionale deve dare seguito.

Ebbene i dati 2012 ci dicono che nel Lazio l’obiezione di coscienza ha toccato fra i ginecologi punte del 90% e in Lombardia ha superato il 70%.

Fino al caso limite dell’ospedale in provincia di Pordenone dove una donna in piena emorragia post intervento non è stata soccorsa dal medico di turno, ma ha dovuto attendere l’intervento del primario, perché la dottoressa in questione era obiettrice. Cioè una che si è rifiutata di fronteggiare un’emergenza grave, mettendo a rischio la vita della paziente evidentemente “colpevole” - secondo lei, ma non secondo la legge italiana - di essere un’assassina (di cellule embrionali). Giustamente è stata condannata dalla magistratura e spedita fuori dalle scatole a cercarsi un altro mestiere.

Questo caso è emblematico di che razza di violenza agiti le menti di individui che non sanno distinguere tra una vita umana e un grumo di cellule in fase di sviluppo.

La legge 194 che permette l’aborto ha ormai tanti anni. Si potrebbe anche capire che un ginecologo anziano fosse contrario e che, nel momento in cui l’aborto è stato legalizzato, abbia posto dei problemi di coscienza. Ma tutti quelli che hanno scelto la professione medica dopo il varo della legge e pur essendo antiabortisti (e quindi futuri obiettori) hanno optato per la specializzazione in ginecologia, si può sapere perché hanno scelto proprio questa strada?

Non si vuole fare del complottismo, ma quando le percentuali di obiettori diventano così alte una domanda è lecito porsela: nella scelta della specializzazione c’era per caso la volontà di andare a boicottare la legge 194? O sono stati tutti fulminati sulla via di Damasco? E se è così non è per caso che nell’ombra delle segrete stanze agiscono illecite pressioni - politiche o economiche - sui giovani ginecologi per motivi non del tutto chiari?

Dal momento che si continua a non voler fare del complottismo, evitiamo di avanzare ipotesi (tipo che un aborto clandestino è piuttosto remunerativo) ma suggeriamo che sia lo Stato stesso ad intervenire, così come lo Stato è intervenuto in Francia.

L’obiezione ad una legge varata dallo Stato e ritenuta costituzionalmente legittima, non si può fare. Punto.

I ginecologi improvvisamente presi da scrupoli etici si rimbocchino le maniche e cambino specializzazione, pagando con il sudore della propria fronte i propri, legittimi, turbamenti morali.

Senza farli pagare alle donne, come fanno adesso con tanta supponente nonchalance che maschera malamente la volontà pervicace di infliggere a quelle donne una qualche forma di punizione. Vadano a fare i giudici o i cardinali del Sant'Uffizio sulla pelle di qualcun altro.

Foto: Antonella Beccaria/Flickr

 

 

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.51) 21 ottobre 2013 10:39

    La Francia ha avuto una caduta tremenda, sul laicismo, quando ha vietato il velo nei luoghi pubblici: una legge degna dell’Arabia Saudita.
    Vietando però l’obiezione di coscienza ai funzionari statali mi sembra si sia ripresa bene.
    Non è possibile infatti lavorare per lo Stato se si decide preventivamente di non rispettarne le leggi.
    Come possa essere ancora possibile, da noi, che un medico si rifiuti di fare un intervento, non lo capisco proprio. E come mai ci sia una sola specializzazione, la ginecologia, dove sia permessa l’obiezione di coscienza, è al di là dell’incredibile!

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