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Quando scende lo spread

Non so se ve ne siate accorti. Ma lo spread nei giorni scorsi era sceso addirittura sotto quota 300! Sì, è stato un attimo, ma c'è stato. E come mai nessuno ne ha parlato? o meglio solo alcuni operatori direttamente interessati? C'è una causa effetto, o meglio l'effetto spread è uno specchietto e lo dimostra come viene trattato. Quando Berlusconi era al governo, ogni punto in più erano lacrime e sangue.
 
È vero, per onestà, che ogni punto che sale (quota 500 stabilita non si sa bene da chi e perché poi proprio 500 e non 550, ma questo è un altro discorso) vale lacrime e sangue per i lavoratori. Ma almeno un po' di contegno! Caduto Berlusconi, ogni punto al di sotto quota 500 era un successone, una dimostrazione della bontà della scelta e dei sacrifici che venivamo chiamati a fare. In realtà i sacrifici i lavoratori era da un bel po che li facevano, ma vuoi mettere adesso che si intravedeva la luce del tunnel? E cosi in avanti per un anno. Lo spread scendeva ed era la dimostrazione del successo dei sacrifici, lo Spread saliva ed era a causa della signora di fronte che aveva starnutito e quindi dei mercati che erano volubili.

Ora che è sceso sotto ogni soglia possibile e non certo per i fondamentali macroeconomici della nostra economia il debito ha raggiunto un nuovo record, la disoccupazione continua ad aumentare, i giovani a "spasso" sono sempre di più, la Cig ordinaria e straordinaria continua a crescere e questo significa che l'esercito di disoccupati sarà destinato a crescere, il Pil diminuisce, siamo oltre la recessione. Insomma non c'è uno che dico uno di parametri che sia positivo. E nonostante questo lo spread è sceso ai minimi. Questo, se caso mai ce ne fosse bisogno, dimostra che né i fondamentali economici né tantomeno il debito pubblico ha niente a che fare con lo spread. Ma indica, anche questo se ce ne fosse bisogno, che questo è utilizzato come clava politica nella lotta di classe in generale e in particolare per difendere i poteri e la classe dirigente. Lo spread scende, dicevo, è nessuno ne parla, nessuno gioisce, nessuno vanta l'operato del governo e gli in-succesi avuti. E già si avvicinano le elezioni, il fronte centrista è tutto proteso a fare fronte comune intorno al suo leader Monti glorificato come il salvatore e come la sua opera è ancor più domani non solo necessaria, ma indispensabile. Si potrebbe in questo clima vantare i successi dello spread? Qualcuno (leggi il PD suo alleato concorrente) ne potrebbe approfittare e dichiarare Monti come il passato e rivendicare per sé il montismo. E allora occorre che il pericolo spread resti sempre vivo e quindi la presenza governativa di Monti come protagonista relegando al PD il ruolo di co-primario nell'alleanza liberal-centrista del prossimo futuro, nel prossimo governo.

Quando vi parlano dello spread, fate attenzione, ve stanno a frega'! 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.26) 17 dicembre 2012 12:34

    Lo spread è la differenza del tasso di interesse (rendimento) fra i BTP italiani e i bund tedeschi decennali. La variazione è data sia dall’aumento dei rendimenti per i BTP che dalla discesa dei tassi del bund. E’ stato anche utilizzato in modo strumentale dalla propaganda filo governativa dei mass media per convincere gli italiani della necessità di alcune leggi finanziarie. 

    La politica finanziaria del governo Monti è stata tutta incentrata su quelle che gli economisti chiamano "manovre restrittive", o procicliche, e cioè che aggravano la situazione recessiva. Non c’è quindi da stupirsi che tutti gli indicatori economici siano peggiorati. Tuttavia, sono stati i governi precedenti a rendere necessarie tali misure dolorose. I governi dell’On. Berlusconi da soli sono responsabili del 30% circa del totale del debito pubblico. Il Presidente Monti avrebbe però più onestamente dovuto dire agli italiani che la strada del risanamento è molto lunga, altro che un paio d’anni di sacrifici. Se ci sarà ripresa, nel 2014, sarà molto simile alla stagnazione antecedente al 2008. Il debito rientrerà al 60% del PIL, come previsto dal fiscal compact, soprattutto a causa dell’inflazione, in 20 anni! 

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