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Progetti fotografici contro la bellezza fotoritoccata. “Expose” e “Before & After”

Expose: shedding light on collective beauty, è il progetto fotografico della fotografa Liora K e della blogger e mediattivista Jes di The Militant Baker. Insieme, hanno ritratto donne di tutte le età, le etnie e le classi sociali, nude o quasi. Ognuna con addosso solo il corpo con cui convive da tutta la vita, senza fotoritocco, senza manipolazioni dell’immagine, così com’è.

L’obiettivo: mostrare il corpo femminile senza filtri e nella sua grande varietà di forme, dimensioni, pelli, colori. Di certo, nel tentativo di rendere visibili tutti quei corpi che, non potendo essere assimilati al canone estetico dominante (quello artificioso ed artificiale della moda), sono sviliti e poi fatti sparire, privati di ogni rappresentazione.

liora k

Ci sono corpi grassi, magri, giovani e vecchi, tette grandi, piccole, scese, appese, cosce piene di smagliature o semplicemente imperfette, ma soprattutto i volti, sorridenti e divertiti delle modelle.

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Dicci una cosa.

Esordiscono sul sito del progetto fotografico le sue creatrici

Quando è stata l’ultima volta che hai aperto il tuo browser e hai visto una bella immagine di un corpo che assomigliava esattamente al tuo?
Quando è stata l’ultima volta che hai visto un’immagine di smagliature che sembrassero le tue? Quando è stata l’ultima volta che hai visto l’immagine di un seno che assomigliasse al tuo? Un culo che sembrasse il tuo? Cicatrici come le tue? Una pancia come la tua?

A meno che tu sia una sosia di una celebrità e tu abbia un “real time Photoshop” (vale a dire, un programma che ti segue e si muove con te modificando la tua immagine) immagino che per la maggior parte di noi… è passato un bel po’ di tempo. Un bel po’ di tempo da quando (o forse non è mai successo) abbiamo visto i nostri corpi rappresentati positivamente nel flusso di immagini senza fine che riempie i nostri social media, la televisione, le riviste.

Noi vogliamo cambiare le cose.

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Queste foto sono il tentativo di cambiare la rappresentazione dei nostri corpi, che per quanto longilinei o alti o magri, non saranno mai corretti e perfezionati tanto quelli delle immagini mediatiche e, dunque, saranno sempre pallida copia di una bellezza irraggiungibile.

Figuriamoci poi se un corpo ha delle smagliature, una pancia imponente, delle braccia tornite, un decoltè asimmetrico.

Nel progetto sono state coinvolte 96 donne di Tucson, Arizona, ma anche le due artefici del progetto si sono prestate al gioco e si sono spogliate.

Scrive Jes sul suo blog The Militant Baker: 

E’ stato un test di fiducia in se stesse. Tutte abbiamo passato la vita a sentirci dire che i nostri corpi sono meso che pronti per la macchina fotografica. Ogni volta che sentivamo click, conquistavamo un trionfo. Dio, è stato commovente.

Queste donne si sono spogliate perchè volevano condividere le loro curve e i loro angoli, i sorrisi e i bronci, la fierezza e la tenerezza, la forza e la paura… con voi. Con il mondo. Con chiunque si chieda se è l’unica ad avere una certa forma fisica.

Sappiamo tutte che quello che vediamo nei media non è la “storia completa”. Non è rappresentativo di tutte noi. E a causa di quello che vediamo (o meglio NON vediamo) iniziano a credere che siamo le uniche con un certo tipo di smagliature. O con le gambe piene di cicatrici. O con i capezzoli asimmetrici. O con la nostra forma della pancia. I nostri peli sul corpo. Il nostro qualunquecosasachenonvedisulloschermodanessunaltraparte…. raramente vediamo la nostra bella e complessa combinazione di parti del corpo che ci rende magnifiche.

E quando ci sentiamo sole nel nostro corpo, sentiamo che non siamo abbastanza. La verità è: siamo più che abbastanza. E non siamo sole.

Mentre l’industria della moda prova a far sua la retorica della bellezza naturale, questo progetto fotografico mette davvero in campo immagini reali, sincere e divertite, il cui scopo non è la seduzione o l’imposizione di un corpo o un altro, ma la semplice rivendicazione di esistere.

Per scongiurare l’imposizione di canoni estetici impossibil e non realistici, anche Ester Honig, giornalista freelance 24enne di Kansas City, ha realizzato un suo progetto, dedicandosi in particolare all’analisi dei canoni estetici di diverse parti del mondo, tutti ottenibili sulla stessa ragazza, se stessa, grazie a Photoshop.

Così, il progetto “Before & After” ci mostra il suo volto modificato moltissime volte, mai uguale a se stesso, assecondare il gusto e il giudizio di tutte le Nazioni del mondo. Dice Ester Honig:

Negli Stati Uniti, Photoshop è diventato il simbolo degli standard di bellezza irraggiungibili della nostra società. Il mio progetto, “Before & After”, esamina come questi standard varino attraverso le culture globali.

Piattaforme freelance come Fiverr mi hanno permesso di contattare quasi 40 persone, da più di 25 paesi come Sri Lanka, Ucraina, Filippine e Kenya. Alcuni sono esperti nel campo del fotoritocco, altri semplici amatori. Con un costo medio dai 5 ai 30 dollari, e sperando che ogni designer mettesse la sua personale e culturale concezione della bellezza nell’alterare la mia immagine, tutto quello che chiedevo loro è “fammi bella“.

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La foto originale di Esther Honig

 

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Marocco

 

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Israele

 

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Germania

La nostra bellezza non ha niente a che vedere, evidentemente, con quanti prodotti cosmetici compreremo o quanta palestra faremo. Né tanto meno con noi stesse. Il nostro ideale lo decide un computer e i suoi programmi di fotoritocco.

In ogni Paese in maniera leggermente diversa, ma in fondo tutte donne noiosamente simili tra loro.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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