• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Privatizzazioni di tutti i colori e le svendite di Alfano

Privatizzazioni di tutti i colori e le svendite di Alfano

Se il bilancio pubblico è un colapasta e aumentare le entrate (con nuove tasse) è un metodo ormai privo di spazi e tagliare la spesa incontra troppe barricate, si finisce per un’altra via: incassare soldi vendendo beni dello Stato.

Sulla scorta di questa banale riflessione il segretario del PdL Angelino Alfano lancia una proposta:

“Non vogliamo diventare preda dei mercati internazionali, non vorremmo diventare una provincia della Germania. L’Italia é un Paese solido, che deve vigilare affinché le proprie perle imprenditoriali non vengano acquistate magari a poco prezzo da Paesi stranieri. Valutiamo queste presenze nell’ambito dell’energia come strategiche, ma la vendita di quote comunque non é un tabù e se ne può discutere.
L’obiettivo di questa nostra proposta é quello di ottenere un punto in meno di pressione fiscale all’anno per cinque anni. La riduzione del debito rappresenta uno scudo antispread e dovrà anche finanziare la riattivazione dello sviluppo del Paese”

Sta parlando della cessione di quote di Enel e Eni, per chi non l’avesse capito. Cioé non vogliamo diventare preda dei mercati facendo acquistare le nostre aziende, preferiamo venderle.

Probabilmente ad Angelino sfugge che con ogni probabilità la mancanza dei dividendi che non entreranno più difficilmente darà spazio per tagli fiscali. Perché esistono asset produttivi ed asset improduttivi, e per fare cassa sarebbe meglio andare a cercare i secondi. E invece no, Angelino rincara la dose, parlando anche di cessione di Finmeccanica o di alcune sue partecipazioni.

La battuta sull’opportunità di cedere ai cinesi la produzione dei nostri carri armati (e degli elicotteri per gli USA…) l’ha già fatta qualcun altro, e non è nemmeno una questione di prezzi - visto che qualcuno fa notare che oggi sarebbe uno svendere più che un vendere - perché non è detto che oggi non si svenda comunque meglio di domani.

La vera questione è se sia ragionevole, contemplabile, la dismissione di monopoli naturali. Le aziende energetiche nazionali in mano privata, in particolare estera, avrebbero il potere di mettere in ginocchio l’intero Paese se sfruttassero il loro ruolo di monopolisti per mungere utili. C’è una sfilza di beni che possono essere privatizzati evitando di creare un danno permanente alle entrate pubbliche e alle uscite dei bilanci familiari. E non mi riferisco solo agli immobili usati come sedi delle Provincie che andremo a chiudere (perché le chiuderemo, vero?) o alle caserme dismesse, ma anche ad aziende che producono consenso e poltrone invece che cultura, come la Rai:

“Che vi sia un presidio pubblico credo sia un bene. Sulla Rai abbiamo avuto sempre una linea costante e valorizziamo la funzione del servizio pubblico”

In pratica dice che no, preferisce vendere l’Enel che rinunciare al presidio politico sulla Rai. Peccato.

E per gli immobili e le caserme, dateci almeno su quelli un barlume di speranza, che programmi avete?

“La creazione di un fondo cui lo Stato ceda beni patrimoniali pubblici è l’elemento portante della strategia del Pdl per l’abbattimento del debito pubblico. Il fondo che abbiamo immaginato deve valorizzare i beni che lo Stato gli cede. Il fondo per la sua conformazione e la qualità dei beni contenuti non potrà che avere un’affidabilità altissima rispetto ai mercati, che si tradurrà in un rating altissimo. Il valore dell’operazione sarà di circa 20-25 punti di PIL, cioè 400 miliardi. Una sorta di scudo antispread tutto italiano per riportare ai livelli europei il debito pubblico italiano, portando il rapporto col PIL sotto il 100 per cento”

E qui arriviamo alla tentata circonvenzione di incapaci. Fare un fondo ad “affidabilità altissima” diciamo -esageriamo - che possa emettere titoli AAA. Un fondo come questo serve ad emettere titoli a tasso più basso dei BTP, ottenendo un risparmio di costi per l’emittente (lo Stato). Questo risparmio di costi può essere interamente convogliato alla riduzione del debito. Ma per risparmiare 400 mld€ di interessi ipotizzando di risparmiare il 3% di costo (e siamo molto molto generosi) con questo artificio lo stato dovrebbe emettere oltre 13mila miliardi di titoli, cioé quasi sette volte l’intero nostro debito pubblico.

Mica male come piano di riduzione, no?

Ci conceda, il segretario del PdL, qualche ulteriore dettaglio:

“Illustreremo la proposta al presidente del Consiglio, Mario Monti, al termine del suo tour europeo (non vedo l’ora ndBA). Il fondo deve avere la capacità di generare obbligazioni che possano determinare una quantità economica tale da poter essere riversata nell’abbattimento del debito. La nostra proposta é la vendita di beni pubblici anche immobiliari, per 15-20 miliardi l’anno, quindi circa un punto di PIL, ad esempio cominciando dalle caserme e dalle case popolari”

Ma quindi questi immobili li dismettiamo o li mettiamo in un fondo che abbia “affidabilità massima sui mercati”? Perché sembra che si faccia il gioco delle tre carte, qui. Poco fa si parlava di risparmiare interessi per 400 mld€ e ora di 15-20 mld€ l’anno. Un piano che durerà dai 20 ai 27 anni, ci aspetta una lunga legislatura a quanto pare…

Ma il PD che ne pensa? Cosa propone?

“Il Pd pensa a un’imposta patrimoniale ordinaria e non a un intervento una tantum di importo gigantesco per abbattere il debito pubblico. Pensiamo al contrario ad una aliquota contenuta sui patrimoni a valore elevato con l’obiettivo di ridurre la pressione fiscale su lavoro e imprese. Mi rifaccio – ha aggiunto – al progetto presentato lo scorso dicembre, ovvero un livello di 1,2 milioni di euro di patrimonio netto sopra il quale far scattare un’aliquota progressiva, dallo 0,5% e che aumentafino all’1%. Questa e’ la nostra proposta che portiamo alla discussione con le altre forze con le quali intendiamo costruire l’alleanza.”

Lo ha spiegato Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, ad Affaritaliani.it.

Lo so, lo so, stiamo parlando di una persona che siccome ha sentito dire che solo gli stupidi non cambiano idea, per mimetizzarsi cambia idea molto di frequente, però uno come lui dovrebbe saperlo che:

A) una imposta patrimoniale ricorrente sui grandi patrimoni mobiliari esiste già proprio su base percentuale e l’ha introdotta il governo Monti, quindi con il voto del PdL e del PD.

B) l’unico modo di fare prelievi efficaci di tipo “patrimoniale” è non dichiararli, non annunciarli, non telefonarli. Altrimenti i contribuenti si attrezzano per evitare il colpo di mannaia.

Viene il sospetto che le suddette proposte siamo molto più delle promesse elettorali ideologizzate piuttosto che reali programmi di governo.

Esiste una parola per esprimere questo concetto: demagogia.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares