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Nuovo Dossier Statistico sull’Immigrazione. Come cambia l’Italia?

Venerdì 29 ottobre è stato presentato il Dossier Immigrazione 2014, realizzato dal Centro Studi e Ricerche IDOS per conto di UNAR, l'Ufficio Nazionale Anti-discriminazioni Razziali del Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il rapporto, il cui sottotitolo per la nuova edizione è “Dalle discriminazioni ai diritti”, fornisce dati aggiornati sui flussi, il numero di soggiornanti, gli indicatori di integrazione, il nuovo panorama interreligioso e lo stato delle pari opportunità, a livello sia nazionale che locale.

Il Dossier continua a svolgere dunque il suo ruolo di supporto e di riferimento statistico per tutti gli operatori che nel pubblico e nel privato si occupano di migrazioni e integrazione e per i cittadini che, a vario titolo, si interessano a questi argomenti.

“L’autorevolezza di questo Rapporto – ha sottolineato dal Direttore Generale dell'UNAR, Marco de Giorgi - è data da una impostazione metodologica consolidata nel tempo, che consiste nel

raccogliere i dati disponibili presso tutte le fonti ufficiali e nel presentarli in maniera efficace al dibattito pubblico per una corretta informazione. Se si vuole stimolare un processo decisionale che sia consapevole e informato su queste problematiche, occorre partire dalle evidenze statistiche e dalle conoscenze che ne derivano”.

Vediamo alcuni dati contenuti nel rapporto 2014.

Nel mondo vivono 7 miliardi e 124 milioni di individui; di questi, 2,7 miliardi sopravvivono con un reddito inferiore alla soglia di povertà, calcolata in 2 dollari e mezzo al giorno. Questa enorme sperequazione è all'origine di molti dei flussi migratori che attraversano il pianeta. Alla fine del 2013, secondo l'ONU, i migranti nel mondo erano 232 milioni, pari al 3,3% della popolazione totale.

Nell'UE, a fine 2012, gli immigrati erano più di 34 milioni, pari al 6,8% della popolazione complessiva del continente. Le presenze più consistenti si registravano in Germania (7.696.000), Spagna (5.072.000), Regno Unito (4.929.000), Italia (4.387.000 nel 2012, saliti a 4.992.000 nel 2013, per lo più a seguito delle revisioni post-censuarie) e Francia (4.089.000). Molti dei 3,4 milioni di nuovi ingressi registrati riguardano cittadini comunitari che, a causa della crisi, hanno deciso di lasciare il proprio paese per spostarsi in paesi europei dove le condizioni economiche sono migliori, con un incremento significativo delle migrazioni dal sud verso il nord (Germania ed Inghilterra le mete più gettonate).

Capitolo Italia. Secondo le stime del Dossier, gli stranieri regolarmente soggiornanti nella Penisola, a fine 2013, sono 5 milioni e 364 mila, di cui oltre il 52% sono donne. 802,000 invece gli iscritti stranieri a scuola per l'a.s. 2013-2014 (9% del totale degli iscritti, di media, con picchi molto più alti nel Settentrione). L'incidenza sulla popolazione totale è dell'8,1% superando, in 27 province, la doppia cifra.

Lombardia e Lazio sono le regioni che ospitano più immigrati, con rispettivamente il 22,9% e il 12,5% sul totale.

Come sempre in Italia, è elevato il policentrismo delle provenienze, con 196 paesi rappresentati. Il 51,1% degli immigrati, però, arriva da soli 5 paesi (Romania, Albania, Marocco, Cina e Ucraina, nell'ordine).

Va sottolineato il dato relativo alle conseguenze della crisi. Da quando il paese ne ha cominciato a subire gli effetti, il tasso di incremento della popolazione straniera è diminuito fortemente. Sono calate sopratutto le richieste di permesso di soggiorno per motivi di lavoro, mentre i permessi per ricongiungimento familiare continuano a determinare una crescita, seppure modesta, del numero totale degli immigrati residenti.

Il numero di irregolari, secondo le stime del Dossier, non arriva invece a mezzo milione di persone; neanche un decimo, dunque, del totale dei migranti residenti e in linea con la tendenza accreditata dalle Nazioni Unite a livello mondiale.

I Cie (Centri di Identificazione ed Espulsione), restano invece un elemento critico, per le pessime condizioni di vita al loro interno e per gli elevati costi di gestione, pari a 55 milioni di euro all'anno. Nel 2013 si sono registrati 6016 trattenimenti (la durata massima del soggiorno è 18 mesi), cui sono seguiti pochissimi ritorni assistiti, a causa della scarsità di fondi a disposizione. Molti degli ex-ospiti dei Cie, dunque, restano in Italia in condizione di irregolarità.

Gli sbarchi sulle coste meridionali della penisola hanno fatto registrare un aumento costante e significativo, a causa principalmente dell'esplodere dei conflitti in Africa e Medio-Oriente. Sono stati 43 mila nel 2013 e oltre 130 mila nei primi 9 mesi del 2014 (con oltre 3 mila morti accertati nell'ultimo anno). L'operazione Mare Nostrum, che sarà ora sostituita dall'Operazione Triton, depotenziata, ha salvato 127 mila persone in circa un anno di attività. Un risultato straordinario che non ne ha impedito il superamento. Le richiesta d'asilo presentate nel 2013 sono state 26620, a fronte delle 127 mila ricevute dalla Germania.

Dati molto interessanti anche sul fronte lavoro. Secondo l'Istat sono 2,4 milioni gli stranieri occupati in Italia, oltre un decimo dei lavoratori complessivi. Di questi, oltre l'87% svolge un lavoro dipendente, prevalentemente nei servizi, nell'industria e nell'agricoltura. Il tasso di disoccupazione tra gli stranieri è però salito di 5,7 punti durante gli anni della crisi, raggiungendo il 17,3% nel 2013, al fronte dell'11,5% degli Italiani.

Solo il 6,1% svolge lavori qualificati, nonostante gli elevati livelli medi di educazione (il 10,3% ha una laurea e il 32,4% un diploma, secondo i dati del Censimento 2011). Più di un terzo, il 35,5%, svolge invece lavori non qualificati, sopratutto nei servizi domestici e alberghieri. Ne conseguono bassi livelli medi di salario e il mantenimento di posizioni subalterne che non evolvono neanche dopo molti anni di residenza nel Paese.

Nonostante la crisi, gli immigrati hanno continuato a svolgere un ruolo fondamentale per i loro paesi di origine attraverso l'invio delle rimesse che, nel 2013, sono state pari a 5,5 miliari di euro. Il ruolo dei migranti è fondamentale anche per il nostro sistema previdenziale. Essendo mediamente giovani non usufruiscono quasi mai delle pensioni ma contribuiscono al sistema versando 8,9 miliardi di euro l'anno.

Nella nuova edizione del dossier è stata approfondita l'analisi relativa alla discriminazione e all'integrazione, con la predisposizione di 14 indicatori statistici che, con un metodo comparativo, danno la misura delle differenze tra immigrati e autoctoni in diversi ambiti: la casa, l'istruzione superiore, il tasso di impiego e la tenuta occupazionale.

Il Dossier riporta anche il numero dei casi di discriminazione razziale segnalati all'UNAR, riscontrati nei contesti di vita pubblica, nell'accesso al lavoro e ai servizi e nell'accesso alla casa, uno degli ambiti più problematici negli anni della crisi. Le 40mila compravendite condotte da stranieri nel 2013 sono circa la metà di quelle che si registravano negli anni pre-crisi.

Molti episodi di discriminazione riguardano la fede religiosa, in un paese che negli ultimi decenni si è trasformato fino a diventare strutturalmente multi-confessionale. Tra gli stranieri le appartenenze religiose si ripartiscono così: musulmani 33,1%, ortodossi 29,6%, cattolici 18,5%, fedeli delle tradizioni religiose orientali 6,4%, evangelici e altri cristiani 5,0% e, a seguire, altri gruppi di ridotte dimensioni tra cui anche gli ebrei.

Anche il tema della devianza, che sta molto a cuore alle formazioni politiche di ogni schieramento, offre spunti di riflessione interessanti. Nonostante l'aumento costante del numero di immigrati residenti in Italia, il tasso di crescita delle denunce a carico di stranieri è più contenuto rispetto a quello relativo agli italiani. Le denunce contro italiani sono passate da 467.345 nel 2004 a 642.992 nel 2012 (+37,6%), quelle contro stranieri da 224.515 a 290.902 (+29,6%).

Il Dossier, dunque, come ogni anno, si presenta come uno strumento essenziale per comprendere la realtà sociale del paese, per ragionare sui fatti e non sugli slogan, per elaborare politiche ed interventi efficaci, che non guardino unicamente al ritorno elettorale sul breve periodo. L'immigrazione è, da anni, un elemento strutturale del tessuto sociale ed economico italiano per il quale l'approccio emergenzialista non è semplicemente inutile, ma decisamente dannoso.

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