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Pericolo estinzione forzata per la minoranza romena in Ucraina: è la politica filo russa del Presidente Yanukovich

La Romania chiederà l’assistenza dell’Unione Europea denunciando il comportamento xenofobo del Partito delle Regioni del Presidente Yanukovich, attualmente al potere nello stato Slavo

In occasione del censimento generale della popolazione che si svolgerà l’anno prossimo in Ucraina è grande il timore da parte della minoranza romena, che vive ai confini del grande Stato slavo orientale lungo il Tibisco, di venire cancellata per sempre a causa della forte politica etnica slavofona condotta attualmente dal Partito delle Regioni, al potere a Kiev, cui appartiene il discusso Presidente ucraino Viktor Yanukovich. Storicamente le regioni della Bucovina settentrionale, già appartenenti all’Austria sino al termine della Prima Guerra mondiale, il cui capoluogo è Cernauti nonché quelle della Transcarpatia, già Regno d’Ungheria all’interno dell’Impero Asburgico, con capoluogo Teaciv sono abitate da una numerosa minoranza romena che possiede propri giornali, proprie case editrici, proprie scuole in cui accanto all’ucraino si insegna la lingua di Eminescu.

La nuova legge censuaria e demografica, che sta per essere esaminata dalla Rada di Kiev cioè il Parlamento, sulla base della quale si terrà il censimento generale della popolazione l’anno prossimo prevedrà infatti che solamente le minoranze che in determinate regioni supereranno il 10% del totale della Popolazione avranno il diritto di conservare proprie scuole, giornali e di parlare in occasioni ufficiali la propria lingua. Oggi la percentuale di romeni sul totale della popolazione nelle città trancarpatiche e della Bucovina (nella foto) raggiunge uno scarso 12,5%, risultato di vari fattori: innanzitutto l’antica politica omogeneizzatrice di stampo sovietico che ha forzatamente russificato molti romeni e poi una denatalità accentuata che ha interessato questa comunità unita ad una forte emigrazione verso l’Unione europea.

I Romeni d’Ucraina si sentono boicottati: pur avendo astrattamente diritto a studiare a scuola nelle città di Cernauti, Teaciv o Rahiv la propria lingua madre, in realtà per mancanza di insegnanti non possono farlo ed ecco allora che intere classi vengono abolite dalle autorità ucraine. La mortalità infantile e giovanile, poi, raggiunge tra gli appartenenti a questa minoranza picchi molto maggiori di quelli relativi al resto della popolazione: questo fatto è strettamente legato all’esposizione doppia sofferta dai romeni ucraini, rispetto agli altri cittadini, di fronte alle radiazioni emanate dalla famigerata centrale di Chernobyl. Nessun autorità sanitaria da Kiev si è mai preoccupata né di allertare né di curare efficacemente gli appartenenti a tale minoranza, probabilmente con il chiaro scopo di decimarla.

Le autorità ucraine inoltre, sinora, non hanno dato alcun benestare all’apertura di un’agenzia consolare di Bucarest in Transcarpatia e così, sinora, i romeni che qui abitano sono costretti a sobbarcarsi lunghi viaggi sulle scassatissime strade del Paese per recarsi al Consolato Generale di Romania a Cernauti onde poter sbrigare le pratiche relative ai visti necessari per emigrare ad Occidente. Ciò che però ha fatto più imbestialire i romeni d’Ucraina è il fatto che probabilmente nel censimento dell’anno prossimo si chiederà loro non quale sia la lingua madre di ciascun appartenente alla minoranza, bensì in quale lingua essi abitualmente si esprimono con i compagni di scuola o con i colleghi di lavoro: tutto lascia prevedere che sarà la lingua ucraina quella prescelta, sì da far dire a Yanukovich ed ai suoi schierani che la Bucovina e la Transcarpatia ormai non racchiudono più al loro interno se non pochissimi romeni.

Nonostante le rassicurazioni dell’unico deputato alla Rada di lingua romena Ion Popescu, che comunque garantisce che si batterà per il rispetto dei diritti fondamentali della sua minoranza, i romeni d’Ucraina chiedono l’aiuto del governo di Bucarest al fine di non scomparire. Bucarest, dal canto suo, minaccia di rivolgersi a chiedere soccorso all’Unione europea affinché faccia pressioni su Kiev perché siano tutelati i diritti dei suoi connazionali residenti all’interno dei confini ucraini come si fa in ogni seria democrazia di stampo occidentale. 

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