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Costa Azzurra. Gli Ecologisti accusano: "Troppo cemento nei letti dei fiumi, sconvolto l’ambiente naturale"

Meteo France si difende:” Con l’allarme arancione nessuno doveva rischiare come le otto vittime di Mandelieu- La Napoule”. 

A quasi una settimana dalla disastrosa alluvione che ha sconvolto una delle regioni turistiche più note al mondo, e cioè la Costa Azzurra tra Nizza e Cannes, provocando ventuno morti tra cui il ristoratore italiano, ormai a tutti gli effetti francese d’adozione, Giovanni Sabatino, gli ecologisti d’oltralpe passano all’attacco ed accusano a viso aperto l’establishment politico che negli ultimi cinquant’anni ha sconvolto urbanisticamente una delle Coste più incantevoli del Mediterraneo, universalmente conosciuta per le sue fragranze, per il profumo che emanava dai suoi ininterrotti giardini, anche esotici, e boschi di macchia mediterranea, lecci e pini marittimi.

“Era la costa tra Mentone e Marsiglia, sino agli anni sessanta un tripudio di verde con i boschi che arrivavano sino al litorale e qua e là sorgevano ville da mille e una notte di proprietà di gente proveniente da ogni angolo del globo terrestre, veri e propri signori prima che gente facoltosa. Poi a partire dall’inizio degli anni settanta la rovina grazie al ceto politico che da sempre ha amministrato, salvo in alcune rare eccezioni, da queste parti, cioè la destra repubblicana.

Industrie, centri di servizi ed abitazioni residenziali costruiti in ogni dove fin sui cocuzzoli delle colline e nei greti dei brevi torrenti che dalle Alpi Marittime scendono a precipizio nel Mar Mediterraneo, torrenti che quando improvvisamente si ingrossano diventano delle furie. Un’edilizia di qualità, ma sempre un’edilizia che ha cementificato in ogni suo metro quadrato l’ambiente del Dipartimento delle Alpi Marittime”.

Le immagini che sono rimaste impresse nei fotogrammi delle telecamere di sicurezza della città di Nizza nella tarda serata di sabato scorso, quando si è scatenato il finimondo, infatti ci raccontano di due piazze, le sabaude, cioè disegnate quando Nizza faceva ancora parte del Regno di Sardegna, Piazza Massena e Piazza Garibaldi, site ai vertici occidentali del centro storico, trasformate in piscine.

Nelle vicinanze, infatti, scorre un torrente che si chiama Peillon, simile al genovese Bisagno, che scende dai vicini contrafforti delle vicine Alpi Marittime e che da quarant’anni è “ tombato” negli ultimi suoi cinque chilometri. Il Peillon è sempre stato temuto dai nizzardi e dagli ingegneri del Regno di Sardegna proprio a causa del suo carattere capriccioso.

A Nizza è stato proprio il Peillon a scoppiare ed a creare danni ingentissimi ed una vittima, un immigrato tunisino il cui corpo è stato rinvenuto dopo qualche giorno. Lo stesso è accaduto a Biot, dove ad esondare uscendo dagli angustissimi argini in cui è stato costretto onde favorire le lottizzazioni è stata la Braque. Proprio l’ondata di piena di questo rivo, infatti, ha ucciso i tre anziani non autosufficienti nella casa di riposo del paese, situato nell’immediato entroterra di Antibes, noto in tutto il mondo per il suo artigianato e perché ospita, in una moderna struttura, le opere del pittore Ferdinand Leger. A Cannes e Mandelieu La- Napoule altre esondazione causate da altri torrentelli quasi sempre con poca acqua nei loro letti che all’occorrenza si sono trasformati in belve feroci. Il più noto di è La Siagne. A Mandelieu, nei sotterranei di un complesso residenziale per persone benestanti, il maggior numero di morti: nove.

A proposito della tragedia di Mandelieu – La Napoule, Meteo France, posta sotto accusa per non aver diffuso nelle misure dovute l’allarme, ribadisce in maniera netta: ”E’ vero che il codice emanato per la serata di sabato e per quella di domenica era arancione e non rosso, ma anche con il codice arancione, che indica la possibilità di rovesci locali molto intensi e pericolosi, le persone avevano l’obbligo di prestare la massima attenzione ai repentini cambiamenti climatici in zona non ponendo in pericolo la propria vita e non frequentando zone particolarmente inondabili come il tristemente noto garage sotterraneo del complesso residenziale di Mandelieu”.

Al di là delle polemiche sull’insufficiente allerta meteo, comunque, ad essere sul banco degli accusati per questa ennesima alluvione che ha colpito il “Midi” francese è l’eccessiva cementificazione della regione che ha tolto ai molteplici fiumi, rivi e torrenti che vi scorrono il loro naturale alveo di sfogo in caso di piene improvvise. Una cementificazione troppe volte avvenuta in maniera torbida con inconfessabili compromessi affaristici con clan malavitosi come la camorra e la mafia italiana o il clan dei marsigliesi, come in un celebre suo romanzo degli anno novanta del secolo passato ha denunciato lo scrittore inglese Graham Greene che viveva ad Antibes, altra città sconvolta dalle inondazioni, e che accusò apertamente il “ mitico” sindaco gollista di Nizza Jean Medecin, al potere per quasi trent’anni, del sacco edilizio della metropoli del Sud- Est transalpino compiuto in combutta con ambienti gangsteristici.

Dal 2010 comunque ogni anno nel Sud della Francia avvengono rovinose inondazioni ed ognuna di esse porta con se il fardello di molti morti, di regola mai meno di quindici. Neanche nella martoriata Italia accadono certe cose.

        

 

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