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Perché il pulsante "Non mi piace" non piace a Facebook

Bret Taylor è stato direttore tecnico di Facebook fino al 2012 e oggi dirige la società che ha creato l'aplicazione Quip per il trattamento e la gestione dei files. Tech Radar, giornale online specializzato in nuove tecnologie, gli ha posto una domanda semplice, di quelle che tutti, almeno una volta, si sono fatti. Perché accanto al celeberrimo bottone Like di Facebook non è mai stato creato un bottone di segno opposto, un Non mi piace con cui etichettare la montagna di spazzatura e brutte notizie che riempe l'orizzonte del social network più diffuso al mondo?

Taylor rivela che la creazione del pulsante Like è stata subito accompagnata da dibattiti e polemiche e che il comando Dislike è stato accantonato per via della sua connotazione esclusivamente negativa, che su un social medium avrebbe avuto conseguenze indesiderabili

“Se ci fosse il pulsante Non mi piace – ha osservato – la cosa finirebbe male”

Perché il Like invece si? Perché, spiega Bret, già prima della sua introduzione molti utenti si limitavano ad esprimere il proprio apprezzamento per un contenuto attraverso espressioni sintetiche come cool, yes! e altre amenità. Il pulsante ha semplificato ulteriormente tale propensione alla sintesi ed ha permesso di contabilizzare rapidamente il livello di gradimento di un post. Quanti like ha rimediato la vostra foto in bikini dalla spiaggia di San Teodoro quest'estate? Ecco, prima sarebbe stato un interminabile florilegio di "oh!, urka! Ammazza!" e via discorrendo. Non che questo genere di prosa sia venuta a mancare, ma si tratta di una sorta di approfondimento in calce.

Il Dislike avrebbe invece una valenza esclusivamente negativa, li dove la sintesi potrebbe portare a fraintendimenti. Se non ci piace qualcosa, secondo Bret, meglio argomentare scrivendo un commento al post.

E poi c'è il discorso legato alla pubblicità. Come sappiamo le condivisioni di link e fotografie, così come i mille rivoli dei nostri like, vengono raccolti e canalizzati a scopi commerciali, per creare profili di consumo più aderenti alla realtà complessa dei nostri interessi.

Un pulsante like, secondo Tech Radar, è più utile allo scopo per le agenzie che trattano e rivendono i nostri dati. Loro, dei nostri non ci piace, non saprebbero che farsene.

Foto: zeevveez, Flickr

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