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Party girl, di Marie Amachoukeli, Claire Burger e Samuel Theis

Sai che d’è, nunn’è cosa cantavano in una vecchia canzone napoletana. Nunn’è cosa che Angélique, intrattenitrice di uomini in un night, dalla lunga carriera, ormai sfiorita e sfiorente di sigarette e alcol, ridotta ad aspettare al banco del bar qualche raro cliente (per strada più nessuno ha freddo e cerca più di te cantava Battisti), possa accettare di cambiar completamente vita e sposare Michel, ex minatore in pensione, ricco di amici per bevute e per il tiro al piattello, prima frequentatore del locale e poi solo spasimante sincero e generoso per l’anziana Private Dancer (canzone di Tina Turner). Lui vorrebbe fare tutto a assieme a lei, la spesa, dormire, godere del tanto tempo libero e perfino scorreggiare.

Lei racconta alle colleghe, che presto dovrà salutare in un addio commovente per trasferirsi a casa del fidanzato, di aver abitato in tutta la strada, per via della compagnia fatta a clienti che la volevano. Molto bella era Angélique, si vede dalle foto di quando era più giovane, molto belli restano i suoi occhi verdi, e dolce e gentile o non sguaiata è la persona, salvo quando l’alcol le fa fare azioni non esatte (dalla canzone Sognando di Don Backy, e fa quattro citazioni musicali).

Nonostante i suoi dubbi il matrimonio infine si è celebrato, forse la cerimonia e la festa che ne segue è – come per molte donne o uomini – ‘il giorno più bello della vita’. Così è stato per la nostra – ispira affetto e tenerezza il personaggio – Party Girl: le dediche e gli auguri che al ristorante le hanno fatto i suoi quattro figli erano un sincero atto d’amore, pure se Angélique li ha avuti da padri diversi di cui nemmeno si ricorda.

L’ultima figlia ha solo 16 anni, le fu tolta e data a una famiglia affidataria quando la piccola aveva sei anni. Deve essere stato un giorno molto bello perché è riuscita a raccoglierli e rivederli tutti assieme, coi nipotini e le amiche del night-club: in questo è consistito il ‘suo’ privato matrimonio. Già la notte successiva alle nozze confessa a Michel di non amarlo. La rivediamo nel finale andarsene sola a piedi nella notte e ballare poi in un locale con sconosciuti al suono proprio della canzone Party Girl, quella in fondo era la sua vita, da gabbiano libero, senza affetti singoli e forse coartanti, ai quali non ha mai avuto l’abitudine.

Le scene conclusive potrebbero da sole valere più di tutto il film (Camera d’Or al festival di Cannes 2014), mai troppo empatizzante con lo spettatore. Ambientato nella Francia dei confini con Belgio Olanda e Germania, diretto da tre registi: uno è Samuel Theis, giusto il figlio della protagonista Angélique Litzenburger. 

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