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Papa Benedetto XVI in visita al carcere di Rebibbia. Contrastare il sovraffollamento dei penitenziari è un dovere sociale

L’incontro di Papa Benedetto XVI con i detenuti del carcere romano di Rebibbia è stato di fondamentale importanza per far capire un aspetto della questione: il sovraffollamento delle carceri italiane sta diventando davvero insostenibile, come qualcosa che oltrepassa i limiti della disumanità.

È estremamente chiaro, infatti, che, qualunque reato si sia commesso nella vita, vivere in un carcere in condizioni disumane non è di certo una cosa dignitosa.

Ecco il motivo per cui sarebbe giusto che il Ministro della Giustizia del Governo Monti, Paola Severino, adotti immediatamente alcuni provvedimenti per contrastare il fenomeno del sovraffollamento dei penitenziari italiani, e sarebbe anche giusto che le iniziative in tal senso non venissero contrastate da nessuna delle forze politiche presenti nel Parlamento italiano, anzi, che venissero accolte favorevolmente.

Sono questioni che hanno una certa rilevanza sociale quelle relative alle condizioni precarie in cui vivono i detenuti nel nostro Paese, e sono sicuramente questioni che non vanno assolutamente trascurate.

La visita del Pontefice Papa Benedetto XVI spero sia servita a rendere evidente l’importanza di questo argomento, che da moltissimi anni ormai viene accantonato dalle forze politiche italiane, che se ne occupano soltanto quando la situazione dei detenuti in sovraffollamento “arriva con l’acqua alla gola”.

I detenuti devono essere rispettati nella loro dignità al pari di un individuo che non ha commesso mai reati e che è stato socialmente utile nei confronti della collettività. Soltanto facendo così, d’altronde, i detenuti possono essere reintegrati nella società, una volta fuori dal carcere.

Altrimenti, vedendosi trattati male, gli stessi carcerati potrebbero essere spinti ancora una volta verso il “macabro” mondo della delinquenza, della criminalità, intraprendendo così una strada senza ritorno. Che li riporterebbe nelle carceri. Carceri, perciò, che sarebbero sempre sovraffollate. E il problema non si risolverebbe mai.

 


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