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Pandemie: dietro i virus, il business delle Case Farmaceutiche

GlaxoSmithKline, Sanofi Aventis, Novartis, Astra Zeneca.

Sono i nomi delle industrie farmaceutiche coinvolte nel grande business dei vaccini anti pandemie. Insieme a Roche, che detiene un primato particolare: aver creato l’ormai famoso “Tamiflu”, che incredibilmente viene somministrato quale farmaco panacea di qualsivoglia tipo di influenza da virus che dagli animali, passano all’uomo.

 
Ormai è cronaca di tutti i giorni. E degli utlimi anni. Le pandemie da virus animali sono ormai una consuetudine. Strana e che fa sorgere sospetti sulla veridicità o meno delle stesse cause delle varie influenze.
 
Sul fatto che alcuni virus dagli animali possano passare all’essere umano, nessun dubbio. Non è molto noto, ma nell’antichità molte malattie gravi, utilizzavano questo percorso. La tubercolosi, il morbillo ed il vaiolo, passavano dai bovini all’essere umano. Il terribile Tifo, dai ratti all’uomo. Malattie fortunatamente debellate – anche se ancora presenti in alcune zone del globo – grazie alla ricerca scientifica.
 
Si è poi passati ad un lunghissimo periodo storico in cui abbiamo memoria semmai di influenze stagionali, anche se a volte molto aggressive. La comparsa delle pandemie da virus con passaggio da animali all’uomo, concretamente è fatto degli ultimi anni.
 
E’ necessario quindi riflettre su alcuni dati, che potrebbero portare alla manifesta volontà – da parte di industrie economicamente potenti – di voler produrre alti quantitativi di prodotti quasi su…richiesta. Non dei pazienti. Piuttosto, delle stesse case farmaceutiche.
 
Analizziamo questi dati. Mediamente, una dose di vaccino viene venduta a dieci euro. Non è una somma particolarmente alta, ma sono i milioni di richieste di questi farmaci a fare la differenza. Ad un basso costo per singola dose, corrisponde una enorme richiesta da parte dei mercati attraverso i Governi che si approvvigionano in tempo più o meno utile di grossi quantitativi.
 
Ad oggi, le prenotazioni da parte di vari Paesi – compresa l’Italia – sono pari a circa 600 milioni di dosi, per un controvalore che supera i tre miliardi di euro. Peraltro, si prevede una nuova ondata di richieste che potrebbero sfiorare i 400 milioni di dosi aggiuntive. Un volume di affari enorme. Che vede protagoniste le case farmaceutiche che detengono i diritti di produzione: GlaxoSmithKline, Sanofi Aventis, Novartis, Astra Zeneca. Senza parlare poi, dei medicamenti prodotti da Roche e Glaxo. Tamiflu e Relenza, venduti senza soste ad ogni angolo del pianeta. Giro di affari previsto: 3 miliardi di euro.
 
A conti fatti quindi, il Business Pandemie, fa entrare nelle casse delle cinque case farmaceutiche più potenti della Terra, circa dieci miliardi di euro. Per una sola tipologia di virus. Tentare di immaginare gli importi guadagnati con le altre pandemie della storia recente, può apparire molto difficile persino per la mente di un esperto Matematico.
 
Peraltro, molti medici a livello internazionale, non trovano risposta ad una domanda. Come mai la Roche con il suo Tamiflu, da diversi anni cura virus di diversa natura con lo stesso identico farmaco? Domanda la cui risposta non è dato conoscere.
 
Pensare quindi che dietro la nuova tendenza tutta pandemica degli ultimi anni, si possa nascondere qualcosa che trascenda l’interesse per la salute internazionale, è pertinente. D’altro canto, è necessario riflettere su un punto fondamentale. Le case farmaceutiche guadagnano non sullo stato di benessere degli esseri umani. Bensì, sul loro stato di malattia. E se le malattie tutte venissero debellate, i loro affari precipiterebbero a picco nel giro di pochi giorni. Dovrebbero cambiare comparto industriale e reinventarsi un nuovo business.
 
Un cane che si morde la coda. Sperando che almeno sia solo un gioco e non la prossima pandemia denominata - magari - “cane2010”.

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