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Oscar: Gomorra escluso... forse. Parola allo sceneggiatore Braucci

Maurizio Braucci è uno scrittore napoletano prestato al cinema. Ha lavorato tra gli altri con Abel Ferrara, ma è soprattutto con Gomorra che ha unito il suo amore per la scrittura e il cinema al suo enorme impegno sociale, che lo vede quotidianamente impegnato.
Braucci, infatti, è uno degli sceneggiatori di Gomorra e AgoraVox Italia l’ha raggiunto al telefono mentre andava a Zagabria a parlare del film, in occasione dell’uscita (domani) in Croazia. Abbiamo parlato dell’esclusione dalle nomination agli Oscar (ma non è detta l’ultima parola) ma non solo, tornando sull’annosa questione dell’immagine che il film di Garrone dà dell’Italia all’estero...
 
Cosa ne pensi dell’esclusione di Gomorra dagli Oscar?
 
Forse c’è stato pure un equivoco perché sembrava che fosse certo che entrassimo. Certo saremmo stati molto contenti. Però c’è anche da dire che, comunque, Gomorra è un film difficile, un po’ particolare, in fondo gli standard di quei premi li conosciamo. Sono standard un po’ diversi.
 
Però poteva essere una novità...ma Valzer con Bashir vi ha sorpassato in corsa...
 
Certo, ma in fondo Valzer con Bashir, che ha vinto i Golden Globe, è interessante. In un momento importante per la situazione israeliano palestinese. Se la cultura è ancora importante per le situazioni reali.
 
Ma sei soddisfatto di come sta andando comunque?
 
Certo. Così come è andata, un premio a Cannes, 5 addirittura agli Award europei. È la prima sconfitta, vero, ma gli Oscar sono gli Oscar. È un mondo misterioso, è una nazione così distante dalla cultura europea...
 
Il film, comunque, potrebbe essere anche nella cinquina principale...
 
L’indecisione c’è sempre stata, se metterlo nella cinquina dei film stranieri o in concorso con tutti gli altri; come sai, ci sono più sezioni.
Chissà, in fondo è tutto grasso che cola. Il cinema italiano ha avuto comunque una grossa visibilità. Io mi ricordo ancora i 5 premi di Copenaghen, che sono stati scioccanti, quindi per me va bene così.
Io poi sono uno scrittore che lavora anche con il cinema. Quindi ho uno sguardo da spettatore. Per i Golden forse Valzer, è più giusto, perché disegna maggiormente delle urgenze, rendendo l’immagine di quel conflitto nel mondo. Ma chissà se ci riuscirà fino in fondo perché c’è sempre questa ipocrisia, quella che un film possa rovinare... quello che si è detto di Gomorra, insomma.
 
Che importanza ha Gomorra nel sociale? Che impronta ha avuto a Napoli?
 
C’è una fortissima resistenza ad accettare una realtà che si è fatta molto dura, per una questione che va oltre Napoli; ma allo stesso tempo questo fenomeno del libro e del film ha avuto una tale visibilità che uno può non può più chiudere gli occhi. Chiudere gli occhi è una cosa che mi spaventa ben più della situazione per la quale si chiudono.
 
E per quanto riguarda i ragazzi, invece, con cui tu lavori?
 
Beh, anni e anni di tv commerciale e marketing non hanno aiutato. Io sono contento che un film d’autore abbia avuto una risonanza maggiore di un film commerciale, che un film sottotitolato sia diventato uno dei più visti in Italia; che un tema così forte come quello della camorra, dei rifiuti tossici, della distruzione della giovinezza nelle aree del mezzogiorno non rimangano un fatto locale, ma diventino una priorità nazionale.
Poi, sai, ti dico un’altra cosa. Io adesso sto andando a Zagabria proprio per il film, che esce domani... e perché lì esce il film? Non solo perché è un bel film, ecc ecc, ma anche perché loro stessi hanno tanti problemi con la criminalità organizzata, basta vedere la cronaca, hanno ammazzato il direttore e vicedirettore di un giornale locale. Vedono in questo film qualcosa che riguarda anche loro, quindi gli italiani sbagliano quando pensano che Gomorra sia dannosa all’immagine. La gente all’estero lo guarda perché riconosce nel film delle cose che riguardano anche loro. Questa secondo me è una verità, quindi è molto provinciale e ingenuo preoccuparsi degli effetti sull’Italia, nel bene e nel male.

Commenti all'articolo

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.80) 14 gennaio 2009 14:14
    Rocco Pellegrini

    Chi se ne frega dell’Oscar!
    Complimenti, e di cuore, a tutto lo staff di questa splendida iniziativa italiana che è e resterà Gomorra checchè ne dicano gli americani.

  • Di cafenoir (---.---.---.194) 14 gennaio 2009 19:53

    Intervista importante, molto probabile che vinca Walz with Bashir per via delle tematiche, l’Academy tende a spingere l’attualità mondiale è una cosa che succede ogni anno, non c’è da stupirsi. Ultimamente si sono aperti di più ai film da festival il che è già positivo. D’altraparte credo che qualcuno avrebbe trovato da ridire anche su una possibile candidatura "ecco il film italiano che viene inserito "solo" perchè parla di mafia, questi americani bla bla" Insomma, Gomorra è una caso mondiale già di per se e in milioni di altri modi, meglio un premio vinto per ragioni di identificazione culturale,come spiegava lo sceneggiatore, meglio una diffusione per motivi di risveglio popolare che un Oscar da mettere in bagno.

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