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Onda su onda

È stata un’altra giornata di protesta a Napoli, l’ennesima.

L’Onda continua e per adesso non si ferma, anzi; dopo gli scontri di lunedì a Giurisprudenza, ieri mattina i collettivi universitari e le scuole superiori sono scese in piazza, in maniera più organica e hanno bloccato, con banchi e lavagne, via Mezzocannone, la via dell’università napoletana, che collega il Rettifilo a P.zza San Domenico. Proprio da qui sono partite in maniera più organica le lezioni all’aperto (Saperi in corso: la cultura invade la città), una delle forme di protesta che l’Onda ha deciso di darsi.

Ben prima delle 10, orario di raduno dei collettivi, P.zza San Domenico era piena di ragazzi; c’erano quelli dell’Orientale (soprattutto), di Lettere e Filosofia della Federico II, c’era qualcuno di Sociologia (in assemblea permanente), Giurisprudenza (che, apprendiamo da un comunicato stampa “nell’Assemblea tenuta stamattina ribadisce la totale contrarietà alla legge Tremonti 133/08 e al decreto legge Gelmini 137/08, attualmente in discussione in Parlamento, nonché all’art.17 lett.m comma 1 dello statuto di Ateneo; e garantisce la partecipazione all’ assemblea di Ateneo che si terrà domani 29/10 alle ore 9.30 nella sede centrale della Federico II e all’ Assemblea di inter-ateneo che vedrà coinvolte tutte le realtà del movimento studentesco napoletano”), qualcuno di Architettura, tutti radunati fuori Palazzo Corigliano, altra sede dell’Orientale; ma protagonisti di questa protesta sono anche le scuole superiori. Sono loro, infatti, i primi occupanti di Mezzocannone, dove hanno organizzato lezioni a ogni 50-100 metri. , C’è il Convitto Nazionale, c’è il Gianbattista Vico, il Margherita di Savoia, l’Isis di Quarto, il Genovesi e man mano ne arrivano altre che vanno ad aggiungersi e ad occupare una porzione di strada. C’è un calendario delle lezioni, con tanto di professori, ricercatori e studenti: si studia filosofia, letteratura italiana, politica americana, giapponese I, e chi più ne ha più ne metta.

Si cominciano dalle 10 a sentire gli slogan, dall’ormai famoso “Noi la crisi non la paghiamo”, all’evergreen “Chi non salta Gelmini è”, all’immancabile “Gelmini Gelmini Vaff…”, fino a un “Governo di destra, governo di sinistra, chi attacca lo studente è sempre fascista”. Slogan che rimanda alle dichiarazioni di questi ultimi giorni, dei vari politici chiamati a intervenire sulla protesta. Una protesta che, ribadiscono i ragazzi, cerca di essere al di fuori di uno schema partitico, anche se ormai sembrano consapevoli che dichiarare questa manifestazione “non politica” era impossibile, essendo un controsenso (cosa è una manifestazione non politica?).

E a proposito di politica si può dire che vedendo, ad esempio, una trasmissione come Matrix, lunedì sera, c’era da far venire i brividi.

Ascoltare onorevoli come Bocchino ribadire che questa legge non taglia, fa venire la sensazione che il Governo quasi cerchi lo scontro, anche perché la legge 133/08, recita all’articolo 64 così:

 

Fermo restando il disposto di cui all’articolo 2, commi 411 e 412, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, dall’attuazione dei commi 1, 2, 3, e 4 del presente articolo, devono derivare per il bilancio dello Stato economie lorde di spesa, non inferiori a 456 milioni di euro per l’anno 2009, a 1.650 milioni di euro per l’anno 2010, a 2.538 milioni di euro per l’anno 2011 e a 3.188 milioni di euro a decorrere dall’anno 2012.

 

Gli stessi brividi che vengono ascoltando esponenti di centrosinistra che improvvisamente si sentono vicini all’istruzione, che cercano di avvicinare a sé questa protesta, dimenticando i propri errori. Dov’era il Ministro Fioroni nei due anni di Governo Prodi? 

E che senso ha la convocazione da parte del Ministro Gelmini degli studenti, dopo aver scritto la legge, e in nome di un dialogo, che tale non è, e che prevede l’accettazione così com’è della 133 e della 137?

Fino al bellissimo intervento, sempre di Bocchino, contro i Baroni delle Università. Un capolavoro! Questo dei baroni in piazza è un problema vero, che esiste, ma sentircelo ricordare da uno schieramento che pretende di andare a votare anche alle Europee con le liste bloccate, liste che saranno fatte dai Baroni della politica, fa quasi ridere, se non fosse tragico.

Comunque il problema dei cosiddetti baroni è serio. C’è molta ipocrisia tra i professori universitari. Chi vive le università o chi ci è uscito da poco sa bene quali siano i meccanismi che regolano il lavoro universitario. Alcuni dei professori che scendono in piazza a fianco agli studenti, sono gli stessi che sponsorizzano questo o quello per i dottorati (meccanismo, quello italiano, che favorisce i cosiddetti nepotismi), o quelli che costringono i laureandi o neolaureati a lavorare per molte ore a costo zero, che gettano i soldi destinati agli assegni di ricerca o addirittura li fanno andare in prescrizione (sì, anche i soldi vanno in prescrizione). Quindi ci sarebbe da riflettere e non poco, come sarebbe da approfondire il discorso degli ammortizzatori sociali per gli studenti, in Italia praticamente inesistenti.

Ad ogni modo per adesso si protesta, almeno fino a oggi, giorno dell’approvazione della legge. Lo fanno Angelo Delle Cave e Tullio Attolini dell’Isis di Quarto, Mariagrazia Lucente e Michele Mormoni del Vico e lo fa Daniele de Vincenzo dell’Orientale, che raccontano la stessa cosa. La protesta non si fermerà, neanche dopo la sicura approvazione. L’Onda terrà, e “continueremo a oltranza, perché siamo convinti di stare ne giusto e, soprattutto, siamo convinti di vincere”. “Ora andremo tutti a Roma con i confederati, ma non ci faremo catalogare politicamente, non siamo identificabili né negli organi di partito né dai partiti”.

L’autunno si prevede lungo. Chi fermerà l’Onda?

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