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Oggi è l’Africa Day

Il 25 Maggio si festeggia l’Africa Day. Un giorno nel quale si uniscono le speranze di molti per un futuro migliore.

Oggi è l'Africa Day

Dal 22 al 25 Maggio 1963, i Capi di Stato e di Governo dei 32 Paesi Africani che fino a quel momento erano riusciti a ottenere l’indipendenza, si incontrarono ad Addis Abeba (Etiopia). Durante questa Conferenza venne costituita l’Organizzazione dell’Unità Africana, che precede l’attuale Unione Africana. Da allora il 25 Maggio è celebrato come Africa Day.
 
La prima Conferenza degli Stati Africani Indipendenti si tenne dal 15 al 22 Aprile 1958, ad Accra (Ghana). Gli Stati indipendenti erano ancora pochi (Etiopia, Sudan, Egitto, Libia, Tunisia, Marocco, Liberia, Ghana), ma fu la premessa per dare avvio al Pan-Africanismo in Africa. Un ideale che ebbe origine circa un paio di secoli prima, negli Stati Uniti e nelle Isole Caraibiche, da ex schiavi di origine Africana.
 
Fino al 1963, il 15 Aprile venne considerato il Giorno della Libertà Africana.
L’Africa è il più ricco continente della terra. Petrolio, oro, diamanti, etc. sono presenti abbondantemente. Paradossalmente è il continente economicamente meno sviluppato, con tutto quello che ne consegue. Non vogliamo fare qui una lunga e dettagliata analisi delle varie cause che mantengono l’Africa in questa situazione. Sicuramente è da tener presente che le sue ricchezze hanno da sempre attratto potenze straniere. A discapito della popolazione locale.
 
La colonizzazione non è nata per spirito di beneficenza, ma per gonfiare le casse dei vari Governanti occidentali. Preceduta dalla deportazione di milioni di schiavi dall’Africa per più di 4 secoli verso le Americhe e verso il mondo Arabo, con un numero immenso di morti durante il trasporto e nei luoghi dove venivano condotti.
 
Certo. Non si può negare che ci sono stati e ci sono tuttora politici africani che non fanno gli interessi del proprio Paese. A parte che chiedersi in quanti Paesi del mondo i politici si interessano della popolazione. In Africa (come accadde similmente in America Latina) i governanti dei Paesi che ottenevano l’indipendenza politica dovevano essere ben visti dalla ex-colonia. In questo modo si assicurava una continuità nello sfruttamento e nella dipendenza economica del Paese (neocolonialismo). Il problema nacque quando ci furono governanti dei Paesi africani che cominciarono a vedere l’indipendenza in senso pieno. Politica, economica, culturale, etc. Così cominciarono i vari rovesciamenti di governi non più comodi. Finalmente qualche governo occidentale sta cominciando ad alzare il velo su colpe nascoste per troppo tempo. Nel Febbraio del 2002 il Belgio ammette le proprie responsabilità nell’assassinio di Patrice Lumumba (2 Luglio 1925 - 17 Gennaio 1961) dopo circa 6 mesi dal suo insediamento come Primo Ministro della Repubblica Democratica del Congo. E per mano di chi? Mobutu. Che qualche anno dopo divenne presidente (1965) con un colpo di stato e divenne amico, tra l’altro, di Nixon, Reagan e Gorge H.W. Bush (padre). Mobutu è stato uno dei leader più corrotti. Sarà per questo che (a parte dover fuggire poco prima di morire nel 1997) ha regnato arricchendosi quasi incontrastato? E i diritti umani continuamente calpestati?
 
Di fatto la popolazione della Repubblica Democratica del Congo sta ancora soffrendo con instabilità e guerra civile, e chissà fino a quando. Un Paese non governato e ingovernabile è in balia di predatori. Quanto se ne parla? Cosa si fa concretamente a livello internazionale per fermare il massacro di migliaia di persone ogni giorno? Cosa fa l’ONU?
 
Ecco. Capita anche che personaggi come Gheddafi riescano a entrare nel Consiglio dell’ONU per i Diritti Umani con ampia maggioranza. Quale grande differenza tra lui e Mugabe? Quest’ultimo non è ben visto perché non è accondiscendente con l’occidente. Prima era lo stesso per Gheddafi. Ma ha imparato che basta cambiare la faccia e si può continuare indisturbati a fare il bello e il cattivo tempo.
 
Riguardo l’Africa abbiamo imparato a vedere tutto causato da guerre tribali, conflitti religiosi. No. Ci sono interessi che si scontrano. Forti interessi economici.
Non pensiamo, poi, che tutto ciò sia lontano. I leader del terrorismo internazionale non fanno che prendere vantaggio da situazioni di debolezza e bisogno. Illudendo i malcapitati di essere in grado di cambiare le cose. Le ideologie di ogni colore e fede sono un ottimo collante. Fanno presa facilmente.
 
La speranza per l’Africa è qualcosa che ci coinvolge. In un modo o in un altro. Che lo vogliamo oppure no. Ma innanzitutto è necessario fare autocritica per porre le basi di un futuro migliore. Da questo consegue la necessità di garantire uno sviluppo basato sulla giustizia. Dove lo stesso assistenzialismo finalmente perderà valore. Dove non ci sia più spazio per il pietismo. Dove sia piuttosto presente la solidarietà. Orientata a favorire uno sviluppo che permetta alla popolazione dell’Africa di prendere in mano le proprie risorse sociali, economiche, culturali, per guidare il proprio destino nel modo migliore. L’Africa ha grandi potenzialità. Soprattutto umane.
 
Non si vogliono dare ricette. Impossibili. Ma è importante riflettere. Sono necessarie soluzioni che ci portino a diventare partner e avere la possibilità di dialogare davvero allo stesso livello. E dove ognuno potrà trarre beneficio dall’altro. In una relazione di equo scambio.
 
Nulla a che fare con il dare qualche poltrona per ottenere qualcosa.

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