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Novità sul caso del piccolo Rocco. Giornalisti: fuoco amico sulla morte di mio nipote

Sono la nonna del piccolo Rocco. Finora, nonostante scrivere sia il mio mestiere, sono rimasta in disparte, pietrificata dal dolore e dalle brutte cose che ci hanno gettato addosso giornali, telegiornali e rubriche varie. Non sono stata in grado nemmeno di rispondere ai tanti messaggi di solidarietà e di condoglianze che ci sono giunti. Purtroppo le  ferite del cuore sanguinano costantemente... costantemente fanno male e il dolore ci segue anche quando si sorride.
 
Ora però ci sono delle novità. Sembra sia stata depositata la perizia medico legale secondo la quale il bambino sarebbe morto per aver ingerito metadone. Dico sembra perché noi, come diretti interessati, non ne siamo stati informati ufficialmente. Le notizie ufficiose apparse sui giornali e sulle agenzie di stampa parlano anche di evento accidentale dal momento che nel latte e nella minestrina del bambino non è stato rilevato nulla.
 
Una disgrazia, una terribile, maledetta disgrazia come abbiamo sostenuto fin dal principio, dal momento che è stato proprio mio figlio a prospettare questa possibilità ai medici del pronto soccorso dopo aver visto sul pavimento della cucina un flaconcino vuoto che forse poteva essere inspiegabilmente finito nelle mani del bambino, vivacissimo, che non sapeva parlare, ma sapeva usare il cellulare!!! Tra parentesi, la detenzione del metadone è legale perché è considerato un farmaco, oltretutto prescritto da una struttura pubblica.
 
Non voglio, tuttavia, entrare troppo nel merito di questi fatti, primo, perché mi fa troppo male, secondo, perché è in corso un’inchiesta che stabilirà, si spera, la verità. Voglio invece parlare dell’uso che i media hanno fatto di questa tragedia, sul loro modo di recepirla, di raccontarla.
 
Parlo nella duplice assurda veste di giornalista e di vittima dei giornalisti.
 
Come dicevo, la notizia della perizia depositata sembra sia uscita sabato pomeriggio, a 72 giorni da quella fatale domenica. Ma i media, veri veggenti, avevano anticipato esami e consulti e avevano stabilito che si trattava di metadone. Lo hanno affermato con assoluta certezza pur in assenza di autopsia e di esami clinici. 
 
Una certezza incerta che ha tuttavia permesso di giudicare e soprattutto di condannare: degrado, coltivazioni di cannabis, spaccio, abbandono di minore per andare a feste e festini e così via. La mia casa è stata fotografata in lungo e in largo e a testimonianza del degrado in cui viveva la giovane famiglia è stato ripreso uno stendi panni di plastica bianca volato via per il vento che sulla collina dove abitiamo spesso soffia molto forte arrivando a buttar giù anche grossi vasi di piante.
 
Tutti a cercare un qualche appiglio che suffragasse l’idea dedotta o indotta delle "vite bruciate che ne bruciano una terza”. Eppure il bambino di queste “vite bruciate” è sempre stato in perfetta salute, non ha mai avuto nemmeno un raffreddore!!! Mamma e papà, in un anno e mezzo, sono usciti di sera solo 3 volte e questo nonostante i miei reiterati e interessati inviti perché così potevo passare un po’ più di tempo con il mio nipotino.
 
La nostra casa, una bella casa in un posto meraviglioso perlomeno a detta di tutti coloro che ci sono venuti, è diventata improvvisamente la casa degli orrori, del degrado. Eppure chi lo ha scritto non conosceva né le persone, né il luogo. Una collega che passa come professionista di spicco, tra le cose sbagliate di cui ha informato, ha riportato la seguente dichiarazione di un carabiniere: “abbiamo trovato molto materiale cancerogeno come lame….” Può capitare che il carabiniere, impacciato e in imbarazzo per le telecamere, dica una fesseria, ma starebbe al buon senso del giornalista e alla sua buona professione, evitarne la pubblicazione facendo così un favore al povero carabiniere e a se stessa. Infatti che credibilità può avere una giornalista che non ha nozione di ciò che è cancerogeno e per di più non chiede nemmeno spiegazioni? E poi cosa sono le lame? Intendeva i coltelli? E quando mai i coltelli sono cancerogeni? Tralascio….su altri aspetti e particolari ridicoli.
 
Tutti dunque a scarnificare i resti di due giovani genitori, sicuramente con tanti problemi da cui cercano tuttavia di venirne fuori, “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, colpiti da una tragedia più grande di loro. Sì, perché tutti sono pronti a puntare il dito contro, ma nessuno si mette mai al posto dell’altro.

Sommariamente si giudica, sommariamente si condanna senza porsi il problema degli effetti che la condanna sommaria, emessa da giudici sommari avrà sul destino e sul futuro delle persone. Ha ragione mio marito: “plotoni di esecuzione”. La magistratura ordinaria viene messa da parte, troppo lento il suo procedere. I nuovi togati diventano i giornalisti, “intoccabili, super pagati…. che dispongono di armi micidiali….che maneggiano come e contro chi vogliono” in nome del diritto di cronaca. 
 
Non tutti sono così ovviamente, e io non voglio giudicare le persone, ma l’atto.
 
E vengo ad un altro elemento. Nessuno dei cronisti o super professionisti che ha seguito l’evento si è posto la domanda retorica, ma magari reale, se la vicenda non fosse un pretesto, un buon pretesto, per sferrare una mazzata mortale ai tanto “odiati” SerT, strutture già da tempo sotto tiro. Eppure il ministro Giovanardi è intervenuto sul fatto con la lodevole velocità della luce... Aveva addirittura già stilato programma, linee guida e procedure. A nessuno, nemmeno ai giornalisti democratici, è sorto questo piccolo, modesto sospetto. Era più accattivante lapidare … capisco! Se si fosse trattato di altra sostanza tossica non avrebbe fatto notizia, eppure le statistiche e gli studi sugli incidenti domestici a bambini riportano dati impressionanti e venirne informati sarebbe assai utile. Ma le cose utili non fanno notizia.
 
Ho iniziato la professione all’interno del quotidiano Il Manifesto, alla scuola di persone di alta caratura morale, culturale e professionale. Due i principi inderogabili: dire sempre la verità, dubitare dell’apparenza. Principi che nella pratica corrente sembrano risalire a Ramsete II.
 
Colgo comunque l’occasione per ringraziare. Ringrazio gli amici, i colleghi, i conoscenti che ci sono stati accanto con amorevolezza e partecipazione. Ringrazio le tante persone che hanno condiviso le parole di mio marito Rocco che nonostante il grande dolore è sceso in campo per difendere la dignità della sua famiglia. Davide e Golia, un nonno, che pur nella sua fragilità, si è contrapposto ad un gigante assetato di sensazionalismo e morbosità!!! Certo Rocco, essendo stato un politico e ora uno studioso e un informatico, è riuscito a formulare una difesa…. Ma quanti sono in grado di farlo? Quanti subiscono crudeltà e violenze senza nemmeno poter profferire parola?
 
Ringrazio Mediasenzamediatori (www.mediasenzamediatori.org) AgoraVox (www.agoravox.it) e Articolo 21 (www.articolo21.info) che hanno dato voce, con la loro voce, al nostro diritto alla difesa. E prima di loro, mi consentiranno, ringrazio Dio, scusate questa digressione religiosa, proprio per Internet. Grazie alla Rete tutti possiamo parlare, esprimerci, dire la nostra contrariamente a quanto fanno giornali e riviste (per non parlare della Rai servizio pubblico) che pure ogni anno ricevono sovvenzioni dallo Stato (le tasse di noi cittadini) per circa 600 milioni di euro. Una lista infinita in cui si trovano anche testate famose che dovrebbero vivere dei loro proventi. Non solo, anche l’editoria ha un rimborso del 10% per l’acquisto della carta, indipendentemente dalla diffusione del prodotto. Vale il motto: chi più spende, più incassa. Se non avete visto la puntata di Report del 23 aprile 2006 fatevi un giro sulla rete e ne saprete delle belle. Ironia della sorte, provate a scrivere a queste grandi Testate sovvenzionate dalle nostre tasse, se non siete Marina Berlusconi niente da fare, finirete in un luogo invisibile, di una invisibile pagina, con un invisibile font tipografico!!! 
 
Ringrazio il Vescovo di Civita Castellana, monsignor Romano Rossi, che è venuto ad officiare il rito funebre del bambino. Di solito un vescovo non va in giro per funerali. Ma lui sì! Persona sensibile e vera guida di anime, è venuto a Sutri, quasi a voler fronteggiare con la propria presenza e autorevolezza, come Leone Magno con Attila, le invasioni barbariche della maldicenza suscitata dai media.
 
Non ringrazio invece i miei ex colleghi del TG/Lazio dove ho lavorato per anni gomito a gomito. Salvo le condoglianze e la vicinanza personale di tre amici, nessuno di loro ha sentito l’obbligo morale, affettivo, professionale di farmi una telefonata: “Grazia cosa è successo?” Il tutto, naturalmente, pur nella piena libertà di scrivere ciò che volevano. Solo una giovanissima cronista del Nuovo corriere di Viterbo ha avuto il coraggio di venire da noi, di ascoltare il nostro, certo accorato, ma pur sempre punto di vista, e così, di fotografare con il nostro permesso, la casa del “degrado”.
 
Mi accorgo di aver scritto molto, quindi chiudo. Un’ultimissima cosa. Salvemini ad un amico che lo attaccava per essere diventato socialista, spiegò che l’anarchia è uno stadio che passa per livelli successivi di civiltà. Anche il giornalismo, secondo me, dovrà attraversare numerose tappe di civiltà. Per questo capisco la delusione nascosta che pur emerge dai post di Giuseppe Giulietti e di Roberto Natale. Ho lavorato con loro nel sindacato dei giornalisti RAI e so quanto abbiano speso in fatica e tempo per la stesura delle varie Carte sui diritti e i doveri. Il giornalista, purtroppo è un uomo di dura cervice. Il fatto è che prima del giornalismo viene l’uomo. Un uomo ignorante è un professionista ignorante. Un uomo senza qualità è un professionista senza qualità. Un uomo senza morale è un professionista senza morale. 

Commenti all'articolo

  • Di Isabeau (---.---.---.181) 14 gennaio 2009 12:50
    Patrizia Dall'Occa

    Grazia, ho letto con attenzione ogni parola scritta in questa non lunga ma corretta testimonianza che hai deciso di lasciare sulle nostre virtual pages.
    Ho seguito con attenzione la vicenda, e credo che questo tuo sia un intervento giusto, non solo necessario, per ribadire, laddove serva ancora, che il giornalismo è una questione da non prendere sotto gamba. Il dolore, le affezioni personali, sono spesso una manna cui è difficile resistere. Si specula, si usano fatti come se non fossero coinvolgenti, come se non avessero procurato rotture della quotidianità, disequilibri affettivi.
    Ho pensato se scrivere questo commento, ma credo sia necessario esprimere il nostro appoggio alle tue parole perché sono oggi espressione di un sentire comune. Cerco di stare attenta a ciò che dico perché vorrei ti arrivasse chiaro sia il sentimento di partecipazione al dolore che la vostra famiglia, per intero, ha dovuto affrontare, sia la vicinanza nell’indignazione nei confronti di chi avrebbe potuto scrivere per la verità, per la giustizia e invece, di nuovo, ha preferito l’attimo di notorietà.
    Non proseguo oltre. Per quel che serve, come già con gli articoli di Rocco, linkerò il tuo in bacheca così da renderlo visibile, così che le parole servano davvero, almeno per una volta, ad ottenere giustizia.

    Un caro abbraccio
    Patrizia

  • Di iva testa (---.---.---.7) 14 gennaio 2009 14:13

    ho già commentato il caso della morte del piccolo Rocco, nipote di due cari amici. Ho già detto, da giornalista, che sono indignata per l’uso strumentale e morboso che ne hanno fatto i media. Penso che bisogna intervenire con delle iniziative pubbliche che riaprano il dibattito sulle regole del nostro mestiere. Ancora più severe per chi, come me, appartiene al servizio pubblico radiotelevisivo. Le fonti vanno sempre verificate e incrociate. E fino a quando non si hanno notizie certe e definitive, si racconta con il condizionale ed evitando di colorare la storia a tinte fosche. I bambini, poi, lo ricordiamo, sono soggetti deboli e dunque ogni cosa li riguardi, va raccontata con rispetto e prudenza. Tutto questo è saltato nell’informazione sul piccolo Rocco.Grazia è contenta per l’uso corretto della morte fatta dalla rete. E’ vero, la rete è più libera e meno vincolata a pressioni o desiderata impropri. Continuiamo ad usarla, per il piccolo Rocco, ma non solo per lui. Iva testa

  • Di sofia riccaboni (---.---.---.212) 14 gennaio 2009 15:18

    Purtroppo quello del piccolo Rocco è solo uno dei tanti casi in cui i giornalisti fanno cattiva informazione. E’ scandaloso come questo avvenga in modo cosi continuo e sempre senza punizioni. E’ preoccupante soprattutto se si pensa che c’è ancora tanta, troppa, gente in Italia che crede che se una cosa la dice un giornalista è sicuramente corretta. Ci vorrebbero delle regole ma soprattutto ci vorrebbe del buon senso e che chi fa il giornalista lo facesse per amore di questo lavoro e non per gloria e per moda.

  • Di Paola (---.---.---.10) 14 gennaio 2009 15:22

    Premesso che non ho letto tutto il suo intervento ma solamente quello riportato da TusciaWeb oltre a quello di suo marito subito dopo la disgrazia esprimo ancora una volta tutta la massima vicinanza per il lutto che vi ha colpito; io sono una zia e al solo pensiero di perdere uno dei miei due nipoti potrei impazzire per il dolore.
    Leggere certe falsità sul proprio conto e su quello della propria famiglia fa star male quindi capisco la voglia di dire la vostra versione dei fatti ma tutto questo mi sembra che sminuisca la morte del piccolo Rocco; una morte tragica, prematura e ingiusta. Si metta anche dalla parte di chi legge sapere se la vostra casa era o non era in degrado, se c’erano o non c’erano droghe nulla può aiutare a comprendere la morte di un bambino.
    Mi creda solitamente sono tra le prime a criticare l’operato dei giornalisti e le loro "crociate" soprattutto quando lucrano sui sentimenti, i dolori e le vicende delle persone però quando leggo di Rocco penso a lui e alla sua vita strappata non a quanto hanno scritto i suoi colleghi.
    Certo è che gran parte dell’opinione pubblica ancora oggi si domanda se veramente questa disgrazia non poteva esser evitata in alcun modo? E se si onestamente le dico che le polemiche con i quotidiani perdono veramente ogni senso.
    Spero che lei rispetti la mia opinione anche se non condivisa.
    Come scrissi a suo marito non lasciate soli quella mamma e quel papà perchè penso che avranno ancor più bisogno del vostro amore incondizionato e senza pregiudizi.
    Paola

  • Di Virginia Visani (---.---.---.96) 14 gennaio 2009 18:37
    Virginia Visani

    Al tempo dell’accaduto ( non so più quando esattamente) mi ero meravigliata della tempestiva sicurezza con la quale si accusava, implicitamente, la famiglia, il degrado eilMetadone lasciato in giro perché il bimbo lo ingerisse.
    Mi sono stupita, ma purtroppo non ho approfondito, pur dubitando molto della veridicità dei giornalisti.
    Purtroppo è accaduto anche molte altre precedenti volte che i giornali e i giornalisti andassero giù pesante con illazioni, supòposizioni, che per il solo fatto di essere orripilanti e scritte su un giornale trovavano credibilità
    Si ricordi, una per tutte, la vicenda di una piccola bimba che, stando ai giornali, era stata violentata dal padre, mentre poi si è scoperto che aveva un tumore all’ano.
    Questa è una macchia infamante per un povero padre che oltre al dolore per la bimba si ritrovava accusato di stupro!!!
    Sono davvero addolorata per il piccolo Rocco e mi piace che Agoravox sia così partecipe al dolore: è davvero una redazione meravigliosa.
    Accolga tutta la mia commossa partecipazione.


  • Di Paolo Praolini (---.---.---.80) 14 gennaio 2009 19:01

    Ti do del tu perchè mi sento vicino a questa vicenda.
    Come tu dicevi in questi casi sono pochi che hanno la forza di esprimere il proprio dissenzo agli accadimenti in gran parte frutto di profonde deviazioni.
    Tu e Rocco avete avuto la freddezza di farlo, soprattutto Rocco dopo appena 48 ore dall tragico evento.
    E’ stata una manifestazione esemplare della potenza del Web, un piccolo miracolo alla Obama, condividere l’esperienza con il mondo virtuale, che poi sostanzialmente virtuale non è.
    Ormai tutti sappiamo come dietro ad un monitor di un PC che naviga ci sia un cervello, delle emozioni, un vissuto.
    Avete svolto un grande servigio alla rete ed inserito una parte di quella che è denominata ’la stampa ufficiale’ tra i media poco affidabili, ma questo era già cosa nota.
    La notizia deve essere esplosiva, se poi non risponde alla realtà è poco importante, questo è stata la lora missione.
    Allora ad Agoravox abbiamo messo uno paletto importante, che solo notizie fondate possano uscire.
    Dobbiamo recuperare il valore ed i fondamenti dell’informazione come tu scrivevi.
    In questo il ns Agoravox ed il citizen journalism sta facendo una lavoro importante, tira fuori il vissuto ed il sentimento della popolazione, dell’uomo comune, assolvendo ad un compito che nessuno aveva mai operato.
    A questo punto è evidente che dovremo far crescere sempre più il pensiero della rete, la gente si sta accorgendo dove risiede l’informazione fedele.

    Grazie

    • Di lamanelburro (---.---.---.196) 30 settembre 2009 13:04

      Perchè continuiamo a parlare della vicenda se non abbiamo ancora alcuna notizia sulle indagini della Procura della Repubblica di Viterbo.....Attendiamo che si sappia se i genitori sono indagati o rinviati a giudizio, seguiamo l’eventuale processo e capiremo esattamente cosa è successo. Per quanto riguarda la condizioni in cui era il bambino sicuramente chi è intervenuto dopo il decesso avrà scattato delle foto che durante il processo saranno rese pubbliche....solo così capiremo. Scusate ma trovo disgustoso attaccare i genitori o le istituzioni se non abbiamo prove di fatto

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