Non ci sono solo le pecore nere nelle foto di Malin
C'era una volta la pecora nera, diversa dalle altre, dispettosa e disubbidiente. Gray Malin, fotografo di Los Angeles con cappello da cow-boy, ha deciso di andare oltre, colorando un attonito gregge di pecore con tinte pastello (vegetali e non tossiche).
Le pecore, in file ordinate, saltano la staccionata per farci addormentare sereni. Una, due, tre e così via. Ma per produrre un sogno, secondo Gray Malin, occorrono ovini che percorrono scale di tonalità differenti.
“The dream series”, è il titolo del progetto fotografico di Malin, un tempo noto per la sua fotografia aerea di spiagge affollate. Un immaginario onirico scaturito dalla lettura dalle pagine di cronaca locale: un pastore colorava le pecore del suo gregge per tenere i ladri a distanza. A Malin deve essere sembrata una trovata surreale e bellissima, qualcosa su cui sviluppare un'idea. E allora è partito, non per la Scozia, terra natia dell'allevatore che lo ispirò, ma per l'Australia, dove le pecore riempono spazi infiniti. Ce ne sono 125 milioni, cinque volte e oltre il numero degli abitanti umani.
In Australia è possibile guardare alle pecore come animali simbolici e rappresentativi di un mondo, mica come qui da noi. Alle medie avevo un compagno di classe mezzo australiano. Qual'è il vostro animale preferito, ci chiesero? La pecora, rispose Antonino. Non ci volevamo credere. Lupi, leopardi, aquile e unicorni, tutto era considerato lecito, a parte la pecora. Lo prendemmo in giro per un pezzo, ma lui era mezzo australiano e aveva le sue buone ragioni. Tra l'altro, assomigliava parecchio al buon Gray Malin...
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