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No al certificato antimafia, sì al ministro accusato di concorso esterno in associazione mafiosa

ll 22 agosto 2001, il ministro delle infrastrutture del Secondo governo Berlusconi, Pietro Lunardi affermava - La mafia e la camorra? "Ci sono sempre state e sempre ci saranno. Dovremo convivere con queste realtà". 

Il 15 aprile 2010 il presidente del Consiglio diceva: “La mafia italiana risulterebbe essere la sesta al mondo, ma guarda caso è quella più conosciuta, perché c'è stato un supporto promozionale che l'ha portata ad essere un elemento molto negativo di giudizio per il nostro paese. Ricordiamoci le otto serie della Piovra programmate dalle tv di 160 paesi nel mondo e tutta la letteratura in proposito, Gomorra e il resto...

Dalle parole sembra che si stia passando ai fatti. Se con la mafia, (che sostanzialmente sarebbe il frutto delle fiction televisive) ci si deve convivere, le battaglie, gli atti concreti (e simbolici) che servono per combatterla perdono di importanza. E’ quello che sta accadendo.

Ieri il Ministro dell’Amministrazione pubblica Renato Brunetta ha annunciato che nel prossimo decreto sviluppo verrà inserito uno stop alla domanda di certificati inutili, richiesti alle imprese. Tra questi il Durc ( Documento unico di regolarità contributive) e le certificazioni antimafia. La proposta ha sollevato molte reazioni contrarie tra cui quella del Ministro dell’Interno Roberto Maroni cha ha dichiarato: "La certificazione antimafia non può essere modificata perché è uno strumento indispensabile per combattare la criminalità organizzata e, in particolare, per contrastare le infiltrazioni malavitose negli appalti pubblici".

Una domanda sorge spontanea: nel governo italiano i vari ministri non potrebbero concordare preventivamente le misure che si dovrebbero adottare nella lotta alla criminalità organizzata in maniera tale da evitare lo spettacolo deprimente delle smentite incrociate?

Da notare inoltre che il governo che vorrebbe abolire il certificato antimafia è lo stesso che ha nominato il 23 marzo 2011 ministro dell’agricolutura Francesco Saverio Romano. Il politico siciliano che dal 14 dicembre insieme a 5 deputati fuoriusciti dall’UDC garantisce la sopravvivenza del governo Berlusconi è accusato a Palermo di concorso esterno in associazione mafiosa in quanto a detta dei PM: "Saverio Francesco Romano nella sua veste di esponente politico di spicco avrebbe consapevolmente e fattivamente contribuito al sostegno ed al rafforzamento dell'associazione mafiosa". Tanto che il Presidente della Repubblica a seguito della sua nomina a Ministro si vide costretto a diramare una inusuale nota che recitava: "Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dal momento in cui gli è stata prospettata la nomina dell'on. Romano a ministro dell'Agricoltura, ha ritenuto necessario assumere informazioni sullo stato del procedimento a suo carico per gravi imputazioni. Essendo risultato che il giudice delle indagini preliminari non ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Palermo, e che sono previste sue decisioni nelle prossime settimane, il capo dello Stato ha espresso riserve sull'ipotesi di nomina dal punto di vista dell'opportunità politico-istituzionale". L'imputazione coatta da parte del GIP a carico del Ministro dell’Agricoltura è arrivata come molti temevano, nel luglio scorso.

Ed ora?

Di fronte ad un governo che apparentemente non prova imbarazzi al cospetto dei cittadini e del mondo intero ad avere tra le sue fila un ministro accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, le opposizioni hanno presentato una mozione di sfiducia individuale nei confronti del Ministro Romano che verrà votata domani, mercoledì 28 settembre, alla Camera dei Deputati, e che il governo e la maggioranza si accingono a respingere.

Sia chiaro, ogni cittadino è innocente fino alla conclusione dei tre gradi di giudizio.

Ma non conveniva nominare un altro ministro? Che vantaggio ha avuto il Governo nel nominare Romano ministro se non quello di aggiudicarsi i voti della sua componente che garantisce la prosecuzione dell’esecutivo?

Adesso che è arrivata la decisione del Gip di Palermo ,non sarebbe opportuno che il titolare del dicastero si dimettesse affinché la giustizia possa fare il suo corso senza intaccare l’onorabilità dell’istituzione governativa che dovrebbe essere preservata da ogni attacco o speculazione indebita?

Il ministro Maroni, che è lo stesso ministro ha attaccato il suo collega Brunetta sul tema dell’abolizione del certificato antimafia, ha già annunciato che la Lega Nord voterà compatta per respingere la mozione di sfiducia. Ma la Lega non era il partito della legalità? Sembrerebbe che ogni principio venga immolato sull’altare della prosecuzione di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. D’altronde cosa ci si può aspettare da un Ministro non certo famoso per la sua coerenza, che dal lunedì al venerdi sta a Roma ed opera nell’interesse del suo paese (uno ed indivisibile) mentre il sabato e la domenica partecipa a comizi che inneggiano alla seccessione della padania?

Chissà cosa ne pensano delle ultime mosse del governo non solo i parenti delle vittime di mafia, ma anche coloro che al sud e sempre più spesso al nord si trovano costretti a pagare il pizzo alle cosche malavitose. Ora che atti così plateali in un ambito tanto delicato come la lotta alla criminalità vengono assunti senza calcolare fino in fondo le conseguenze. Si finirà per depotenziare il messaggio di contrasto alle mafie che necessariamente deve provenire dall’insieme delle Istiutuzioni, sia nazionali sia locali.

Il Segretario del PRI partito satellite della maggioranza, Francesco Nucara ha annunciato che è orientato a votare la sfiducia, speriamo che qualche altra voce critica si sollevi. Per dire una volta per tutte, in Parlamento, un sonoro e perentorio basta. Avete superato ampiamente il limite della decenza.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.249) 27 settembre 2011 20:03

    Gap & gasp >

    A giugno è cominciata la frana delle Borse europee. Prospettive di rallentamento economico e timori sulla solvibilità dei debiti sovrani hanno lanciato la corsa al ribasso.

    Contromisura del nostro governo una serie di manovre fatte di tasse e tagli per complessivi 140 miliardi.
    Ora Tremonti è tutto “soddisfatto” per aver messo i conti in ordine e per aver fatto “meglio di altri”.
    Se Berlino e Londra hanno registrato perdite del 15-20%, Piazza Affari è regredita del 30%.
    Il tasso di crescita del nostro Pil è in frenata di oltre ½ punto e tende allo zero.

    Nel passato decennio il duo Berlusconi-Tremonti ha governato per 8 anni.
    Per rilanciare lo sviluppo non basta la “fiducia” di una casta di Primi Super Cives

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