• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Nepal: finalmente un governo d’unità nazionale

Nepal: finalmente un governo d’unità nazionale

Sembra che una confusione globalizzata stia investendo tutte le classi dirigenti. In Nepal dovrebbe re-impastarsi il governo di Bhattarai con l’inserimento di rappresentanti delle opposizione (UML e Congresso). Un governo d’unità nazionale per definire la costituzione e il sistema elettorale. Una volta fatte, il premier dovrebbe diventare un esponente del Congresso, incaricato di guidare il paese alle nuove elezioni (ipotesi già negata dai maoisti). Sistema elettorale alla finlandese (parte proporzionale e parte maggioritario), divisione del paese in 10 province più o meno autonome (che tanti non vogliono, altri ne vorrebbero 20 e favorisce il nascere di ulteriori tensioni). Questo sembra emergere dalle estenuanti discussioni.

Bene, dopo il tira e molla fra i partiti e all’interno degli stessi si è giunti, ancora una volta, ad un accordo. In questo caso si chiama Five Points Agreement e dice, in sintesi, che i tre partiti maggiori formeranno un governo d’unità nazionale sotto la guida di Bhattarai (maoista) per concludere (entro il 27 maggio) la nuova costituzione. Dopo il paese verrà guidato alle elezioni da un nuovo governo guidato dal partito del Congresso. Pochi giorni fa, tutti i ministri hanno così presentato le dimissioni. Fuori dal governo e in perenne opposizione a tutte le ipotesi di disegno costituzionale rimangono i maoisti duri di Baidya.

Tutti hanno segnalato la positività di questo passaggio che dovrebbe accelerare i tempi per definire la nuova forma di stato e, teoricamente, ridurre le tensioni. Noi (amici e conoscenti) crediamo che tutto sia destinato ad incasinarsi ancora, anche se speriamo nel contrario. Il problema attualmente più grosso è l’ipotesi federale del nuovo stato, cioè la divisione in 7, 10 o 12 regioni autonome (ogni partito dice la sua) che sta sollevando proteste da parte di chi vorrebbe (giustamente) uno stato unitario e i movimenti dei molti gruppi etnici (newari, magar, tharu, limbu, tamang, sherpa, gurung, etc.) che vorrebbero una moltitudine di regioni etniche.

Se si dovessero creare regioni o province basate su basi etniche o religiose il paese sarebbe diviso in più di 100 regioni e i gruppi più numerosi (Gurung 17% della popolazione, Sherpa 22% e Tharu 22%) dovrebbero avere macro-province, evento destinato a frantumare il paese. In uno stato fragile socialmente, politicamente ed economicamente, l’aumento dei centri di spesa e di decisioni non sembra la soluzione migliore. Specie quando bisognerebbe iniziare ad avere qualche idea su come spendere i soldi dei donatori per iniziare a creare opportunità per il 60% dei cittadini che vive con meno di 1,5 dollari al giorno.

Il crescere del fattore etnico, solo marginalmente presente nei decenni passati, è responsabilità dei maoisti che hanno strumentalizzato le divisioni durante il conflitto, creando strutture militanti tamang, tharu, limbu, in contrapposizione con le elites dominanti (brahmini, chetri, newari). La bomba di Janakpur (con le sue 5 vittime) e il gruppo che ha rivendicato l’attentato (Terai Mukti Morcha - Fronte di liberazione democratico del Terai) è uno delle decine di gruppi politico-malavitosi nati dalla disperazione di ex-guerriglieri disillusi, come il suo fondatore Rajan Mukti, che strumentalizzano le divisioni.

A Kathmandu, nel frattempo, fioriscono le ultime, bellissime, jacaranda, che un tempo segnavano i viali della capitale.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares