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Nell’attesa per il Lodo Alfano

Nella sua Nota sul Corriere della Sera di oggi, Massimo Franco, a proposito dell’attesa per la sentenza della Corte Costituzionale sul cosiddetto “Lodo Alfano”, parla di “attesa nervosa, quasi la totale sospensione della vita politica del Paese”.

Trattandosi di argomento squisitamente giudiziario, il vostro reporter vorrebbe ingannare l’attesa rileggendo cosa dice sulla giustizia l’Enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate; e vorrebbe farlo prendendo spunto dalla dichiarazione fatta in campagna elettorale da un noto esponente della nostra classe politica, il quale riteneva appropriato dare del coglione a chi non si apprestava a votare seguendo i propri personali interessi.
 
Decisamente diversa da questo pensare la dottrina sociale della Chiesa di Roma, quale scolpita dalle parole del Pontefice.
 
Innanzitutto la giustizia, fondamenta nella costruzione della “città dell’uomo” perché ubi societas, ibi jus. Poi, però, la carità, la quale «eccede la giustizia perché amare è donare, offrire del “mio” all’altro».

 
Sono due visioni politiche decisamente contrapposte. La seconda, quella di Benedetto XVI, non è riuscita a trovare nessun esponente politico, né della maggioranza né dell’opposizione, che la condivida. Almeno, nessuna critica è stata opposta al noto esponente politico, che ha espresso la prima, e tutti si sono dedicati ad altro: a Noemi, alla D’Addario, ad attaccare in maniera irriguardosa il Capo dello Stato, reo di svolgere il suo compito istituzionale libero da ogni pregiudizio, a sostenere che bisogna stare più a destra o più a sinistra tanto nessuno sa cosa voglia dire ma lo intende e poi ci da il suo voto, e ad altre facezie di questo tipo.
 
Tutto ciò non deve stupire più di tanto perchè vale per questo, ma vale per tante altre cose. Se ne lamentò anche Leonardo Sciascia in un suo bellissimo brano tratto dal romanzo Il contesto: Un Paese dove non avevano più corso le idee, dove i principi – ancora proclamati e conclamati – venivano quotidianamente irrisi, dove le ideologie si riducevano in politica a pure denominazioni nel gioco delle parti che il potere si assegnava, dove soltanto il potere per il potere contava.

Ecco perché la vita politica si è fermata, sospesa in nervosa attesa della decisione della Corte Costituzionale: aspettiamo tutti di sapere se il potere per il potere cambierà in qualcosa; tanto delle idee, dei principi e dei programmi, non importa nulla a nessuno.
 
Forse, quando leggerete queste righe, lo avrete già saputo.

Commenti all'articolo

  • Di sganapino (---.---.---.12) 7 ottobre 2009 18:33

    La Consulta ha bocciato il LODO ALFANO!!

    L’Italia è ancora un paese libero dove la legge è uguale per tutti!!
    Wiva la Corte Costituzionale, via la Costituzione!
    Adesso Berlusconi andrà meno dalle escort e più in tribunale! (speriamo).

  • Di LIBERALVOX (---.---.---.111) 8 ottobre 2009 14:17

    A nostro avviso chi realmente esce sconfitto dalla sentenza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano, non è tanto Silvio Berlusconi - le cui vicende “giudiziarie, manageriali, etiche e politiche” sono arcinote - quanto lo “Stuolo” di avvocati, giuristi, consulenti, esperti e portaborse vari, di cui il Premier incautamente continua a circondarsi e che - per la seconda volta consecutiva, dopo il flop del Lodo Schifani - non è stato in grado di mettere mano a tutto il pandemonio che si è scatenato contro Silvio Berlusconi da vent’anni a questa parte con la dovuta competenza! Incapacità o disegno politico?

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    • Di Bernardo Aiello (---.---.---.71) 9 ottobre 2009 12:57

      Rispondo a LIBERALVOX, precisando che non era il Lodo Alfano l’oggetto dell’articolo, bensì l’italico modo di far politica, che accomuna maggioranza ed opposizione.
      Ad esempio le avventure galanti del premier con talune disponibili fanciulle, ben precettate a non rivelare la vera natura dell’attività da loro svolta per non togliere all’interlocutore il piacere della conquista, ricorda una vecchia canzone scritta da Fabrizio De André e da Paolo Villaggio, che si intitolava "Carlo Martello" ; la ricordiamo in tanti e non è necessario spiegare perchè ce la ricorda. Questo ci spinge al sorriso ed al sarcasmo, ma non certo all’indignazione, come avrebbe voluto l’opposizione.
      Sostenere, invece, che è da coglioni non votare secondo i propri interessi, mescola indebitamente pubblico e privato : quando si vota o quando si fa politica, l’oggetto sono i problemi della collettività cui si appartiene, e non i propri problemi personali. Su questa strada si arriva inesorabilemnte al clientelismo politico. E questo fa addirittura imbufalire chi ha la sorte di risiedere nel Meridione del Paese, dove il clientelismo politico costituisce senza dubbio la più grave piaga sociale.
      Eppure, l’opposizione nulla o quasi ha detto su quest’ultimo punto, mentre ha forzato decisamente sul primo, fiduciosa di riuscire così a ribaltare la situazione politica.
      Quanto al Lodo Alfano, nel merito, è tutta un’altra storia, che ci porterebbe lontano. Senza dubbio meglio parlarne a parte.
      Cordialità
      Bernardo Aiello

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