• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Recensioni > "Nato a Casal di Principe": una storia di rabbia e di amicizia

"Nato a Casal di Principe": una storia di rabbia e di amicizia

Ci sono posti che appaiono in quelle cartine geografiche della cronaca che sono i giornali solo quando, pur essendo l'ordinarietà un lusso, ci scappano i morti ammazzati. Se al di fuori dalle logiche criminali, anche meglio. Un velo che si squarcia una prima volta, storie che raccontano una nazione (non solo una parte di essa), ma che escono dalle pagine della cronaca locale per approdare su quelle nazionali solo sporadicamente, per poi ritornare mestamente nelle ultime pagine dei nazionali e restare nell'oblio fino alla prossima indignazione che riuscirà a rompere la barriera del silenzio.

Succede in questi giorni con Scampia (ma è ciclico, come abbiamo detto), successe con Gomorra e con Casal di Principe, paese del casertano che fino ad allora era quasi sconosciuto agli occhi della maggior parte del nostro paese. Anche Casale torna sulle prime pagine solo in caso di arresti o anniversari di morte (come quella di Don Peppino Diana) o il recente arresto di Giuseppe Iovine, fratello del boss Antonio.

“Si chiama Amedeo Letizia, ha quarantasei anni e adesso è un produttore cinematografico. A Roma. A Casal di Pricnipe, invece, avrebbe potuto essere un boss, un cadavere, un latitante, un ergastolano”.

È la presentazione che Paola Zanuttini, giornalista di Repubblica, fa di Amedeo Letizia nel libro “Nato a Casal di Principe” (minimufax, 163 pp, 12€). Un libro che dovrebbe essere la storia di Letizia, appunto, nato a Casale, legato visceralmente a quel paese ma emigrato a un certo punto a Roma dove ha cominciato un rapporto strano col suo paese anche a causa della sua storia personale. Sì, perché questo libro non è solo la storia di Amedeo, ma si dipana in varie storie, quella di un paese che s'è ritrovato a essere sinonimo di camorra, quella di una famiglia perbene che s'è trovata a piangere due figli, uno dei quali a causa della criminalità, quella della ricerca della verità sulla scomparsa di un ragazzo che proprio tranquillo non era ma che probabilmente s'era spinto un po' troppo in là ed è stato inghiottito da quella che definiamo “lupara bianca”, senza la possibilità per i genitori di piangere un corpo. Una storia di rabbia, insomma, ma anche, in una delle varie letture, di amicizia.

“No. A Casal di Principe non c'era niente d'innocente. Anche quando giocavamo, giocavamo a farci male (…) Io mi credevo che noi casalesi eravamo normali e i pazzi eravate voi. Mi ci sono voluti anni per resettarmi”

Qual era la vita dei ragazzini nella Casale tra gli anni 70/80/90? Che paese era Casale in quegli anni? Paese di agricoltori? Di imprenditori? Di Camorra? Sicuramente, secondo Letizia, di lavoro, ma che col tempo si è modificato e i nomi di Bardellino, Cutolo, Iovine, Sandokan hanno scandito l'evoluzione di un paese e formato il suo carattere. Un paese, ad ascoltare le parole di Letizia, in cui se ti fai i fatti tuoi non hai problemi (provate a spiegarlo alla famiglia Letizia che cercava di avere notizie sulla scomparsa del figlio più grande), in cui volente o nolente il boss è parente, amico di famiglia o d'infanzia.

Amedeo viene da una famiglia che grazie all'attività di famiglia è diventata benestante, è un ragazzo irrequieto, come molti suoi coetanei, ha due sorelle e due fratelli - lui è il mediano - un padre che ha tirato su e porta avanti l'azienda, che è amico d'infanzia (appunto) di Antonio Iovine e una madre che adora leggere le storie dei santi ed è la colonna portante della famiglia. Insomma una storia come potrebbero essercene tante, ma a volte è il contesto, come abbiamo detto, a fare la differenza. E così il padre ha dovuto tenere a bada “amici” che chiedevano favori, e lui e il fratello maggiore hanno combinato qualche guaio.

Lui se l'è cavata, il fratello, invece, che ha alternato il seminario, la lontananza dal paese a pistole rubate, assalti ad armerie e carcere, una notte è stato portato via, sicuramente ucciso (nonostante l'inadeguatezza delle indagini, come riporta la Zanuttini in alcune pagine amare – che farebbero sorridere se non conoscessimo la tragedia che si sta raccontando – sull'inettitudine e l'ignoranza di chi quelle indagini le ha portate avanti) e il cui corpo non è stato mai trovato. Ma le tragedie per la famiglia Letizia non potevano finire qua e così dopo la scomparsa del fratello maggiore a morire è anche quello minore, quello con la testa “più a posto”. Un incidente d'auto mentre dopo molta insistenza aveva avuto il permesso di guidare la Porsche del fratello scomparso. E così Amedeo si trova a dover fronteggiare tragedie personali e difficoltà natali, cercando di sfogare la rabbia atavica che si porta dentro.

A salvarlo sarà il cinema, anzi prima di tutto saranno i fotoromanzi di cui diventa protagonista, e che gli permettono di allontanarsi da Casale e approdare a Roma. Da quel momento il ritorno al paese diventa solo il pretesto per fare i conti col proprio passato e non differisce da ciò il suo viaggio con la Zanuttini, presenza forte nel libro che però riesce a non mettere da parte i protagonisti di questa storia. La giornalista si mette continuamente in gioco sia con Letizia che col lettore riuscendo a portare avanti un discorso che non perde mai il punto.

Il primo pensiero - o paura, piuttosto - non lo nascondo (benché abbiamo imparato, negli anni, a conoscere la minimum) era quello di avere tra le mani una semplice costruzione di marketing (forse è il titolo a sviare), ma fin dalle prime pagine, fortunatamente, ci si ricrede e la storia di Letizia diventa paradigmatica di quella di tanti ragazzi che crescono in terra di Camorra. Alcuni hanno la possibilità di scegliere, per altri quella scelta è un lusso che non ci si può permettere. Letizia ha avuto quella possibilità, un po' se l'è cercata e un po' gli è capitata, ma è quando dice che “non è automatico che se nasci a Casale diventi camorrista”, frase scontata nella sua ovvietà, che ci si rende conto di come alla fine possa essere un riassunto perfetto per questa storia.

Il libro sarà presentato questa sera alle 18 alla Feltrinelli Express di Piazza Garibaldi di Napoli. Saranno presenti gli autori e modererà l'incontro Piero Sorrentino, scrittore e conduttore della trasmissione Zazà di Radio Tre.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares