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Napoli-Juventus o Sabato, Domenica e Lunedì

Se Eduardo fosse ancora vivo forse ne farebbe una pièce teatrale. Napoli-Juventus, andata e ritorno è più di una partita: è un melodramma. E’ un evento che coinvolge la città intera: è un rito.

Ci sono partite che trascendono il loro valore sportivo e si elevano a contrapposizione di gesellschaft: Argentina-Inghilterra, Egitto-Algeria, Australia-Nuova Zelanda, Real Madrid-Atletico Bilbao. Sono le partite in cui può capitare di vedere gesti che rimaranno nella storia. Dietro al goal di Maradona del 1986, non c’è solo il genio del più grande calciatore di tutti i tempi, c’è la spinta di un popolo che chiedeva il riscatto. Nei pugni di Alì non c’era solo la sua forza ma il sostegno dei neri di tutto il mondo: la rivalsa sull’oppressore bianco.
 
Sono partite che coinvolgono i popoli, provocano gioie e dolori, eventi che non si consumano nel tempo di una notte. Sono riti: come il ragù. Tutta la settimana ruota intorno a questo istante. Così come per il ragù ognuno ha la sua ricetta e non c’è mai accordo: chi ha giocato meglio Lavezzi, Quagliarella o Hamsik
 
Napoli Juventus è un rito che coinvolge la città, attraversa i vicoli, sale fin su al Vomero e Posillipo, passa per la grotta e si getta nello stadio. E’ un rito che, al sabato, attraversa silente Partenope; le donne e Mazzarri scelgono i migliori pezzi di carne per il giorno dopo, in cucina e nello spogliatoio si inizia a tagliare la cipolla. Al calar della notte le “femmene” e i calciatori rimangono svegli mentre la salsa inizia a bollire. E’ un bollire magmatico, lento, che sembra arrivare diretto dalle viscere di quel Vesuvio che veglia e spaventa la città.
 
L’indomani mattina l’odore inizia a spandersi per tutta Napoli, tutti sanno che sta per accadere qualcosa. E’ domenica, quella domenica che inizia sempre piano per poi trasformarsi in una festa o in un dramma. Le pentole ribollono, il sugo inizia a schizzare sulle pareti e la gente esce per recarsi alla casa dove consumare il rito. Perché il rito non può essere consumato nella solitudine della propria abitazione, va condiviso: allo stadio o a pranzo con la famiglia.
 
Un dribbling di Lavezzi è il pomodoro che schizza fuori perché non riesce più a stare in pentola. La spaccata di Quagliarella è la pasta che si mischia alla rete. Il gesto liberatorio di Hamsik è il pane che racimola l’ultima goccia di salsa dal piatto.
 
Così Napoli mette in scena il suo melodramma. Ognuno vuole rubare, anche solo per un attimo, la scena: i tifosi con le coreografie, Mazzari togliendosi la giacca, i calciatori andando sotto per poi metter in scena rimonte incredibili, Carlo Alvino e Raffaele Auriemma inventando frasi che saranno il tormentone del lunedì al bar.
 
Così, mentre ancora rimbomba nelle orercchie il “seppelliteci qui” dell’andata, ecco un’altra frase da consegnare ai commensali: “rinnovate il passaporto si va in Europa”. Napoli Juventus è l’esplosione della napoletanità nelle sue forme e nei suoi simboli. Così Quagliarella diventa Masaniello che ritorna in piazza contro la Vecchia Signora, Hamsik diventa Marekiaro, luogo incantato. Il goal è la sfogliatella mangiata in diretta, e la Juventus è una banda alla ricerca del maestro di Caianiello. Napoli Juventus è barocco che esplode. E’ il barocco delle mille chiese e cappelle che percorrono le strade della città, quello stile che più di ogni altro crea divisioni: può piacere, non piacere ma non può lasciare indifferenti.
 
Napoli Juventus è la dicotomia nord sud. E’ Maradona contro ¨Platini, lo stile di Agnelli contro i prosciutti di Ferlaino. E’ la classe di Del Piero contro la debordanza di Lavezzi. Napoli Juventus è la rivalsa, sono “gli schiaffi da faccia che ci toglieva Maradona quando loro ci gridavano: "Napoletano con il sapone non ti sei mai lavato" o "Napoli colera o ancora Napoli vergogna d’Italia”.
 
Napoli Juventus è il modo un po’ infantile per dimenticarsi, almeno per tre giorni, dei problemi della città; concentrarsi sul quel ragù buonissimo, è iniziare la settimana con il sorriso e la pancia piena. Nulla di tutto ciò cancella i problemi ma, per una sera, ci ha resi più felici.
 

 

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