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Musica, please: Petra Magoni e Ferruccio Spinetti ovvero Musica Nuda

Quando a un certo punto il pubblico si è alzato in piedi e ha cominciato una standing ovation mista a richieste di ogni genere, quasi sembrava di essere a un concerto rock, se non fosse stato per le poltrone ordinate del Bataclan e soprattutto per l’unico strumento fisico presente sul palco: un contrabbasso.
La standing a cui sono seguiti tre bis era per Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, ovvero Musica Nuda, un progetto nato per caso 6 anni fa e ora affermatissimo, tanto da aver aperto i concerti tedeschi di Al Jarreau. Il Bataclan, locale must per chi ama la musica a Parigi, era totalmente pieno in attesa, fremente, del duo che per due ore avrebbe ipnotizzato gli spettatori. La retorica è un po’ d’obbligo se si pensa che questo progetto è formato da contrabbasso e voce, ma rende come se sul palco ci fossero un’orchestra e degli attori. Li avevo già intervistati tre anni fa in occasione dell’uscita di Musica Nuda 2 e ora li ho rincontrati prima del concerto e ci hanno spiegato come sono cresciuti, quali sono i loro progetti e come è stato il loro lavoro di archeologi della musica.

Partiamo dal principio, ovvero dalla casualità del vostro incontro. Come è nato il progetto Musica Nuda?
Ferruccio Spinetti: È nato su un palco 6 anni fa in una Jam Session, eravamo 4 musicisti e in quella occasione io e Petra suonavamo in contrabbasso e voce Roxanne, che poi è entrata di diritto nel nostro repertorio e ci accorgemmo di avere questo feeling artistico, così abbiamo iniziato a frequentarci dato che viviamo entrambi in Toscana. Dopo poco tempo lei doveva fare un concerto in duo con un chitarrista che si ammalò e mi chiamò proponendomi di fare questa jam session, serata, senza amplificatori, in un’enoteca vicino Massa Marittima...
Petra Magoni: Era la seconda volta che ci vedevamo.
FS: Sì, nel pomeriggio mettemo su 35 pezzi, dopo un mese entrammo in studio e registrammo Musica Nuda, il nostro primo disco, in un pomeriggio, e così con tanti sacrifici fatti da me e Petra, perché nel primo anno del progetto eravamo stesso noi a chiamare gli amici e i parenti che avevano i locali, per andare a suonare. Abbiamo iniziato a fare tantissimi kilometri e adesso eccoci qua.

Avete fatto tanti chilometri e 4 album. Spaziate tra diversi generi, però siete etichettati come jazz…
PM: … Sai, le etichette non servono a chi fa musica, servono a chi deve venderla. Per noi la definizione di quello che facciamo, sta già nel nome: Musica Nuda. Non facciamo altro che suonare le canzoni che amiamo, che poi facciano parte del repertorio del rock, piuttosto che della canzone italiana, piuttosto che della canzone francese, piuttosto che siano nostre composizioni, questo ci importa fino a un certo punto, perché nel momento in cui le suoniamo le facciamo nostre; un madrigale di Monteverdi fatto da noi due lo puoi accostare tranquillamente a un pezzo di Madonna, perché no, siamo sempre noi due e il suono è quello.

Ecco, anche qui volevo arrivare. Come passate da Quam Dilecta a Musica Nuda 55/21?
PM: Beh Quam Dilecta è stato un episodio. Dovevamo fare questo tour nelle Chiese, per questo festival che si chiama Musica dei Cieli e quindi abbiamo pensato a un repertorio apposta, ci è piaciuta l’idea e l’abbiamo anche registrato, ed è nato Quam Dilecta, che è un disco molto bello, a tema, tutta musica sacra. Però anche lì c’è musica moderna, musica antica, pezzi nostri, all’insegna della musica sacra. Per quanto riguarda gli altri album c’è l’insegna del nostro divertimento, della nostra emozione e dei nostri gusti.
FS: Comunque dopo Quam Dilecta è uscito Musica Nuda live à FIP che è stato registrato appunto a Parigi e poi 55/21 che è l’ultimo disco fatto con la Blue Note.

Come evolve Musica Nuda. Cosa cambia tra 55/21 e Musica Nuda 2?
PM: Beh è un percorso. MN1 è stato fatto in un pomeriggio e sull’onda dell’entusiasmo, MN2 è stato fatto sull’onda di un altro entusiasmo, quello di essere sbarcati in Francia, di avere avuto già dei piccoli successi...grandi successi in Italia, però già avevamo una certa consapevolezza dei nostri mezzi, poi c’è stata QD che è un episodio a parte e 55/21 che è stato un disco, come dire, una specie di punto e a capo...ma è un proseguimento naturale di quello che abbiamo fatto prima, dove abbiamo preso coscienza dei nostri mezzi e quindi sta benissimo dove sta. Devo dire che ora come ora, con questo punto e a capo, abbiamo intenzione di pensare bene prima di fare un nuovo disco, perché di ripeterci all’infinito non ci va e quindi ci piacerebbe fare un disco con una maggioranza di pezzi nostri. Per fare questo ci sarebbe bisogno di fermarsi un attimo e scrivere e per adesso con circa 150 concerti l’anno è un po’ difficile. Non ci interessa di fare il disco per vendere, ci interessa fare un disco perchè sentiamo la necessità di farlo; quindi quando avremo questa necessità, quando avremo qualcosa da dire, la diremo senz’altro.
FS: Anche perché per noi fare questo lavoro vuol dire stare su un palco e suonare, cioè non abbiamo mai campato con l’introito dei dischi e ahimè credo che mai ci riusciremo vista la crisi che c’è, per cui noi potremmo fare un disco di cover ogni tre mesi tranquillamente: entriamo in sala attacchiamo jack e microfono e registriamo. Come diceva Petra non ne sentiamo più l’esigenza proprio artistica. In sei anni sono cambiate tante cose, si evolve, si cresce.
PM: E poi in 6 anni abbiamo fatto 5 dischi e un dvd quindi, insomma, se anche adesso ce la prendiamo comoda, per modo di dire, perché suoniamo tantissimo, comoda discograficamente, pensando a scrivere delle cose bostre, perché no.
FS: O a raccogliere degli amici e grandi autori come Pacifico non è poco.

Infatti mi avete anticipato la domanda sugli inediti a cui avete abbondantemente risposto...

PM: Sugli inediti diciamo che non abbiamo avuto la presunzione di scrivere noi dei pezzi, anche perché c’è talmente tanta bella musica in giro che preferiamo suonare una bella cover piuttosto che un brutto brano originale, a differenza di quello che fanno altri artisti, per esempio. Poi ci piace, a volte, andare a scavare nella musica già esistente ma che nessuno conosce, come ad esempio è successo con “Il cammello e il dromedario”, questa canzone di Virgilio Savone che era finita nel dimenticatoio, noi gli abbiamo dato una rispolverata e adesso è una canzone che piace tantissimo ed è la più richiesta dal nostro pubblico, quindi siamo contenti perché questo è un lavoro quasi da archeologi della musica.

Avete accennato alle collaborazioni che avete fatto. Anche nell’ultimo ce ne sono tante, Bollani, Pacifico, Cristina Donà...C’è un artista con cui vorreste collaborare e con cui non ci siete ancora riusciti?


FS: Stevie Wonder (ride ndr).
PM: eeeeeeeeehilààààààààààà.
FS: Boh! Finora tutti gli sfizi ce li siamo praticamente levati, compreso Sanseverino, che forse stasera ci raggiungerà sul palco (non è successo ndr).
PM: Beh abbiamo avuto ora la bellissima fortuna di aprire i concerti tedeschi di Al Jarreau ed è stata veramente una bellissima esperienza, sia lui che i suoi musicisti, grandissimi artisti, grandissime persone, e siamo stati veramente bene. Ieri sera suonava all’Olympia, ero nel pubblico, mi ha visto e mi ha fatto salire sul palco a fare un pezzo quindi...un pazzo completo! Però la cosa bella è vedere questi artisti – lui adesso ha quasi 70 anni - quindi con una grande esperienza, con una grande carriera alle spalle e ancora avere tutta questa voglia di suonare, di divertirsi e di comunicare della gioia, nel suo modo di cantare e nel suo modo di stare sul palco e questo credo sia bellissimo.

Voi avete un rapporto particolare con la Francia, dichiarato. Come nasce questo amore verso questo paese e soprattutto notate delle differenze nel pubblico. Voi siete uno dei gruppi più spendibili a livello internazionale, notate delle differenze d’accoglienza o di sensazioni?
PM: Il pubblico reagisce più o meno alllo stesso modo. Adesso abbiamo avuto anche l’opportunità di conoscere il pubblico inglese, spagnolo...è ovvio che magari il pubblico tedesco, proprio per carattere abbia più timore a lasciarsi andare. Forse la gentilezza è un po’ più degli italiani, forse per una questione di esterofilia: in Italia magari siamo più caldi...
FS: Sì poi è iniziato tutto 4 anni fa grazie a un’etichetta che si chiama Bonsai che ha creduto in questo primo disco che era Musica Nuda. Pierre Darmon che è il proprietario di questa etichetta disse proviamo a stampare mille copie, vediamo che succede. Il problema, cioè, la cosa bella, è che siamo entrarti dalla porta principale, nel senso che una radio importante, che è Radio Fip iniziò a trasmettere i nostri pezzi, oltre al fatto che il primo concerto lo facemmo addirittura a Radio Fip e aprimmo il concerto di Stefano Di Battista, quindi... e di conseguenza quella settimana vendemmo già 5000 copie, quindi è chiaro che iniziare così in una nazione è tutta un’altra cosa, rispetto a quello che abbiamo cominciato a fare in Germania, o anche in Italia, dove, come ti raccontavo prima, io e lei andavamo città per città...
PM: Porta porta.
FS: Attaccavamo anche le locandine.

Su un comunicato ho letto che la vostra musica è d’elite, ma anche popolare…
PM: Io credo che sia un progetto molto popolare, accessibile a tutti. Ai nostri concerti vengono tutti, dai bambini agli anziani, e trovano il modo o di divertirsi o di emozionarsi. È vero che è anche d’elite nel senso che chi riesce a comprendere che cosa facciamo tecnicamente o anche a livello di rappresentazione...
Penso che sia un progetto fruibile veramente su diversi livelli, quindi non è da intenditori, ma anche l’intenditore trova qualcosa da gustare.
FS: Però per me è d’elite nel momento in cui, se tu (Petra ndr) ci pensi un attimo è un gruppo formato da un contrabbasso e da una voce, oramai io e lei ci siamo abituati. Però per me è la stessa cosa se stasera andassi a vedere un concerto in bassotuba e vibrafono, a primo acchito tu diresti ‘che sta succedendo, insomma’. Forse è per questo che si riferisce all’elite, però penso che subito sfatiamo st’elite e subito facciamo il Tuca tuca e non se ne parla più.

Volevo sapere da te (FS) come è stato il passaggio dagli Avion Travel a Musica Nuda?
FS: È stato un po’ come quando uno a 18 anni va a fare il servizio militare, nel senso che io sono stato 15 anni, quasi 16, con gli Avion e quindi sicuramente è stato un gruppo fondamentale per me. Calcola che io avevo 20 anni e il chitarrista già ne aveva 38 quando entrai nel gruppo...
PM: Io sarei la caserma?
FS: (ride ndr) tu saresti la caserma che ho incontrato dopo, perché dopo non è che dici ‘ho cominciato un lavoro più serio’, ma come detto andavamo ad attacare i manifesti, quindi ricominciavo da capo.
PM: Dopo aver vinto Sanremo... e poi, in più, con me deve farsi un mazzo tanto, nel senso che l’orchestra è lui…
FS: Cioè in un gruppo il basso è importante, o che suoni con gli Avion o Al Jarreau non fai la quantità di note o di impegno che fai suonando da solo con Petra, però chiaramente come diciamo spesso sia io che Petra abbiamo trovato il centro della nostra carriera, e mi riferisco proprio a come noi intendiamo la musica, per quanto mi riguarda suonare il basso, per quanto riguarda lei, cantare, perché in qualsiasi altra formazione non potremmo essere così liberi.

Cosa state ascoltando ultimamente?
PM: Fabio Concato, Gaber... in Germania abbiamo ascoltato molto Gaber.


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